cinquantadue

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Chaeyoung's pov.

Sarei potuta svenire da un momento all'altro. Jungkook era fermo, di fronte a me e mi scrutava con i suoi occhi da cerbiatto, in attesa che io decidessi di parlare. Eppure, le mie labbra erano come sigillate. Non sapevo cosa sarebbe potuto succedere, una volta scoperta la verità. Mi avrebbe odiato, senz'altro. Probabilmente non avrebbe più voluto sapere nulla di me. Mi avrebbe allontanata. Non ero ancora pronta a perderlo per sempre.

Così, per gli ultimi istanti, mi immersi nei suoi profondi occhi scuri, domandandomi cosa avessi fatto di tanto sbagliato per meritarmi tutto ciò. Odiavo vederlo stare male e odiavo sapere che, in parte, fosse anche a causa mia.

Mi chiesi come avessimo fatto ad arrivare a tanto. Infondo, che cosa ci aveva mai legato? Era sempre stato qualcosa di superficiale, a cui non avevo mai dato importanza fino a quando non avevo sentito una strana emozione scoppiarmi nel petto. Era iniziato tutto con dell'odio, poi si era lentamente trasformato in piccoli ed insignificanti litigi, fino ad arrivare a quel momento in cui ero sul punto di piangere.

«Allora?» domandò in un sussurrò e in modo dolce, non volendomi mettere troppa fretta.

«Tutto è iniziato più o meno due anni e mezzo fa, dopo il nostro soggiorno ad Hong Kong.» cominciai.

«Quello in cui hai sboccato persino l'anima?» domandò con un accenno di sorriso Jungkook. Era ironico come lui fosse così tranquillo, mentre io sentivo la mia vita essere lentamente prosciugata dal mio corpo.

«Proprio quello. In quel periodo conobbi Seojun.»

«Quel bastardo.» mi interruppe ancora una volta, facendomi spazientire.

«Ti dispiacerebbe tenere certi commenti alla fine?» domandai con un sopracciglio alzando. «Sto cercando di essere seria, qui!»

«Ok, scusa.» mugugnò come un piccolo cagnolino bastonato.

«Dunque, come stavo dicendo, da quel momento in poi io e Seojun diventammo amici. Ci trovavamo molto bene insieme e io mi fidavo di lui. Lo consideravo l'unico vero amico che avevo. Poi, però, senza che io me ne accorgessi, un giorno rubò i miei file del computer, quelli riguardanti le vostre tracce per Wings e tutti le basi dei miei pezzi personali. Le fece sentire al CEO della Cube Entertainment. Durante una cerimonia di premiazione, quell'uomo mi si approcciò, proponendomi di andare a lavorare con lui. Voleva che debuttassi come idol sotto la sua agenzia. Ovviamente, ho rifiutato l'offerta. Non avevo alcun interesse per quel genere di cose, senza contare che il mio contratto con la BigHit era ancora in vigore e sarebbe scaduto solo mesi più tardi. Non c'era proprio verso che io mollassi tutto per diventare un'idol!» osservai il volto di Jungkook accigliarsi. Doveva star pensando che fossi un incoerente visto che, alla fine, secondo la sua versione dei fatti, me n'ero andata proprio per debuttare. «Nonostante il mio rifiuto, non si arrese. Continuò a farmi proposte su proposte, che io tutte le volte declinavo. Poi, però, fece qualcosa che mai mi sarei aspettata! Agì in modo subdolo e vile. Si presentò alla BigHit e, sotto lo sguardo impotente di Bang Sihyuk, mi minacciò.» gli occhi di Jungkook per poco non saltarono fuori dalle orbite tanta erano la sorpresa e lo sconcerto. Io, invece, cominciai a camminare nervosamente avanti e indietro. Quello che stavo per dirgli poteva determinare la fine di qualsiasi cosa ci fosse tra di noi. «Mi mostrò una foto, dicendomi che se non avessi firmato il contratto, l'avrebbe fatta pubblicare su tutti i giornali coreani. Non lo conoscevo, ma a giudicare dal modo in cui mi fissava, capì che ne fosse capace. Ho dovuto accettare.»

«Che foto era, Chaeyoung?» domandò Jungkook, un po' timoroso. Avanzò velocemente e, superandomi, andò a sedersi alla scrivania di Band Sihyuk. Credo proprio che in quel momento la sua mente stesse viaggiando verso le direzioni più sbagliate e oscene. Pensava davvero che mi fossi fatta delle foto nuda?

«Una foto che, se pubblicata, a me non avrebbe creato alcun problema.» spiegai, deglutendo a fatica. «Nessuno sapeva chi fossi, non ci avrei rimesso nulla io.»

«Che. Foto. Era. Chaeyoung?» ribadì, scandendo con attenzione ogni parola. Sospirai, passandomi le mani sul volto. Era giunto il momento.

«La nostra foto.» sussurrai con voce inudibile. Lui, però, udì chiaramente le mie parole. Mi morsi un labbro e, nonostante l'enorme groppo in gola, ripresi a spiegare: «La foto che ci hanno scattato a nostra insaputa, la sera in cui mi stavi accompagnando a casa. Mi aveva fatto pedinare. Io non lo sapevo. Come potevo saperlo, diamine? Davvero, io-»

La mia voce subì un arresto improvviso quando la sua mano, chiusa a pugno, si scontrò con violenza sulla superficie di legno della scrivania. Sussultai e lo guardai ad occhi spalancati.

«Cazzo!» gridò a pieni polmoni, tirando un altro pugno sul tavolo. «Perché?»

«Non lo so. Non so cosa volesse da me, o perché volesse così tanto che io andassi a lavorare per lui.» parlai così velocemente da rendere incomprensibili le mie parole. Si alzò di scatto e, superando la scrivania, avanzò come un fulmine verso di me. «Devi credermi, Jungkook. Non sapevo nulla! Se lo avessi saputo avrei fatto qualcosa per-»

«Perché diamine hai accettato, Chaeyoung?» gridò afferrandomi per le spalle e scuotendomi leggermente.

«Perché in quella foto c'eri tu!» urlai a mia volta, mentre la mia vista diventava appannata a causa delle lacrime che stavano riempiendo i miei occhi. «Se l'avesse pubblicata, il mondo intero ti avrebbe riconosciuto! Quella foto ti avrebbe rovinato la carriera! Non volevo che-»

«E quindi hai preferito rovinarti la vita?» urlò, staccando le mani dalle mie braccia per appoggiarle sulle mie guance. Coi pollici, raccolse le numerose lacrime che mi stavano bagnando il viso. «Perché hai accettato, Chaeng? Perché hai firmato quel contratto, la tua condanna? Non era ciò che volevi veramente. Perché lo hai fatto?»

«Per te.» sussurrai, lasciandomi andare completamente ai singhiozzi. Tremai come una foglia e nascosi il viso tra le mani. Mi sentivo una stupida e ingenua. Non volevo che lui mi vedesse così.

Le sue braccia si strinsero prontamente intorno al mio corpo. Insinuò una mano tra i miei capelli, stringendomi fortemente contro il suo petto.

«Razza di stupida impulsiva che non sei altro.» mormorò con tono delicato, continuando ad accarezzarmi il capo. «Perché non ne hai parlato con me? Avremmo risolto la cosa, insieme.»

«Non avevo tempo.» mormorai, tra un singhiozzo e l'altro. Il mio pianto pareva implacabile. «Se non acconsentivo immediatamente, lui avrebbe fatto pubblicare quella foto non appena avesse messo piede fuori dall'agenzia.»

«Allora, dovevi lasciarlo fare! Pensavi davvero che mi interessasse ciò che la gente avrebbe detto di me?» Percepii il suo capo inclinarsi verso di me e rilasciai un sospiro quando le sue labbra si adagiarono delicatamente sulla mia fronte. Rimasi ferma, inerme a godermi quel momento, desiderando che non si allontanasse mai più da me. «Per quanto mi riguarda, Chaeng, avresti potuto mandare a puttane la mia intera carriera, quantomeno ti avrei avuta al mio fianco!»

Alzai lo sguardo meravigliata verso il suo viso e incontrai un piccolo sorriso sulle sue labbra. Anche le sue guance erano rigate da sottili lacrime.

«Te l'ho già detto, Chaeng. Non so che tipo di emozione sia quella che provo quando sono con te, so solo che non ci voglio rinunciare per nulla al mondo. Voglio poterti accarezzare senza temere che occhi indiscreti possano vederci. Sono disposto a tornare ad essere un ragazzo qualunque, se ciò mi darà la possibilità di stringerti tra le braccia.»

Non ricordo esattamente cosa successe dopo che ebbe finito di parlare, ricordo solo quel preciso momento in cui, presa da non so quale coraggio, mi fiondai sulle sue labbra, dando vita al bacio più sincero e desiderato che io abbia mai avuto modo di provar.

Non ricordo esattamente cosa successe dopo che ebbe finito di parlare, ricordo solo quel preciso momento in cui, presa da non so quale coraggio, mi fiondai sulle sue labbra, dando vita al bacio più sincero e desiderato che io abbia mai avuto modo ...

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