trentaquattro

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Sukuidasu yo kanarazu
Kimi wa hitori janai

*flashback*

«D'accordo, signorina Sin, questi sono è la mia offerta. Mi creda se le dico che è un'occasione unica e rara! Non credo di essere mai arrivato a tanto: chiunque glielo può confermare! Questo è solo per farle capire che sono disposto a tutto pur di averla dalla mia parte!»

Ero ancora stupida dal tono cortese e formale che stava utilizzando con me. Ma, a dir la verità, ciò che mi aveva completamente sbalordita e destabilizzata erano i termini del contratto che il signor Hong mi aveva appena messo tra le mani. Tra i punti che consideravo più importanti e, per questo memorabili, vi erano i seguenti.

Avrei avuto pieno potere sulle canzoni dei miei futuri album. Molti idol non avevano nemmeno la possibilità di scrivere i propri testi.

Il 70% dei guadagni sarebbero stati miei.

L'ultima parola per ogni decisione in merito alla mia carriera sarebbe stata mia.

Lo guardai ad occhi spalancati, incredula.

«Le posso assicurare che ho intenzione di mantenere la mia parola. Può fidarsi di me, signorina Sin. Voglio solo il suo bene.» sorrise gentilmente, ricordandomi i sorrisi rassicuranti di mio padre.

«Il signor Hong non si aspetta una tua risposta oggi, Chaeyoung.» disse Seojun che ci aveva seguiti e aveva annuito ad ogni singola parola del proprietario della Cube Entertainment.

«Assolutamente no!» continuò quest'ultimo. «Come ti avevo detto anche l'ultima volta, voglio che ti prenda il tuo tempo per pensarci a modo!»

*fine flashback*

Erano passati diversi giorni e io non avevo smesso di pensarci nemmeno un momento, soprattutto dopo la chiacchierata con Namjoon. Gli avevo chiesto di non parlare con nessuno di questo argomento, non volevo creare agitazione all'interno della compagnia per nulla.

Ero molto combattuta. Stando insieme ai ragazzi, il mio interesse per il mondo degli idol era cresciuto esponenzialmente, ma non ero mai arrivata al punto di desiderare di essere come loro. Solo ultimamente, con tutte queste persone che continuavano a dirmi di buttarmici dentro, avevo iniziato a pensarci. Ma, per quanto fosse attraente, ne ero anche terrorizzata. Con i BTS avevo sempre visto il lato più calmo, rilassato e luccicante del kpop, ma sapevo che non fosse sempre rose e fiori. Le voci giravano, le notizie si sapevano. E, non mentirò, avevo passato le ultime notti su youtube a guardare video di ragazze che avevano provato a diventare idol ma che erano state schiacciate da quel mondo: le aspettative del kpop erano troppo alte, talvolta estreme, soprattutto per una ragazza.

Non ero sicura di volerne entrare a far parte.

D'altro canto, vedere i BTS mi sollevava. Loro erano la prova concreta che non sempre funzionasse in modo crudele. Mi davano speranza che, forse, se avessi accettato, anche io sarei stata fortunata come loro.

Toc. Toc.

Senza darmi il tempo di rispondere, la porta dello studio si spalancò e, tutto sorridente, entrò Jimin.

«Chaeyoung-ah!» si lanciò sul divanetto sulla mia destra, spaparanzandosi come se fosse a casa propria. «Ho appena finito di registrare la mia canzone!»

Dai suoi occhi capii che era al settimo cielo.

«Ah sì? Ottimo! Più tardi la voglio sentire, allora!»

«Pdogg sta finendo di ottimizzarla! Mi manderà il risultato finale questa sera! Perché non fai un salto da noi? Potremmo mangiare qualcosa insieme e guardare un film!»

✓ Seoul, Why Do You Sound Like Soul? {BTS - Jeon Jungkook} ✓Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora