quattro

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Era appena cominciato novembre quando io ero arrivata a Seul e i ragazzi erano nel pieno delle promozioni per il loro quarto EP, intitolato The Most Beautiful Moment in Time, Pt.2, programmato per il 30 del mese. Provavano senza soste, desiderosi di mostrare a chiunque il loro potenziale.

Ero riuscita ad ascoltare le tracce dell'EP in anticipo, ed ero rimasta particolarmente sorpresa da un brano in particolare: Autumn Leaves. Era stato prodotto da Yoongi e Jungkook aveva collaborato alla stesura del testo. Insieme, avevano creato qualcosa di essenzialmente spettacolare. Non erano i primi a paragonare l'amore a delle foglie autunnali che cadono, ma il modo in cui avevano trasmesso quella sensazione di perdita era assolutamente strabiliante. Sinceramente, non pensavo potessero essere in grado di creare un pezzo del genere: li avevo sottovalutati.

Autumn Leaves non era, però, l'unica canzone lodabile. L'EP, in generale, era degno di nota. Soprattutto per il grande contributo che ogni membro del gruppo aveva apportato nella sua produzione.

I giorni successivi al mio arrivo, non li vidi quasi mai: erano chissà dove a girare il video per il singolo apripista. Per cui, mi concentrai completamente sul mio lavoro. Grazie alla formidabile attrezzatura presente nello studio dell'agenzia, riuscii a dare libero sfogo alla mia fantasia, ricevendo, tra l'altro, diversi complimenti da Pdogg e Slow Rabbit, le due figure che mi avrebbero affiancato durante la stesura del prossimo album. Erano entrambi in gamba, avevo molto da imparare da loro.

«Chaeyoung-ah!» qualcuno bussò alla porta dello studio, costringendomi ad alzarmi.

«Si?» chiesi, andando ad aprire. «PD-nim!»

«Sei impegnata, al momento?» domandò Bang Sihyuk, guardando velocemente alle mie spalle.

«Uhm... stavo solo cercando di sviluppare qualche idea. Hai bisogno?»

«Si, ecco...» sfregò le mani l'una contro l'altra, come se fosse a disagio. «Avrei da chiederti un favore enorme.»

«Dimmi pure!»

«Vedi...»

Sbuffai, camminando frettolosamente per le strade di Seul. Per chi mi aveva presa? La loro assistente personale? Non poteva chiedere a qualcun altro? Ho accettato il lavoro come produttrice, non come schiavetta tutto-fare. Allora perché mi stavo dirigendo verso il dormitorio dei ragazzi con due pacchi enormi tra le braccia, tra l'altro, pesantissimi? Non conoscevo il contenuto delle scatole, probabilmente era qualcosa di importante, visto che doveva essere recapitato il prima possibile. Ciò non migliorava la situazione. Non ero un fattorino e contavo di mettere le cose in chiaro!

Una volta giunta a destinazione, mi guardai intorno, perplessa.

«È davvero questo l'edificio?» mi chiesi, avvicinandomi.

L'unico modo per verificare che non fosse una sorta di scherzo era infilare la chiave nella toppa e provare ad aprire.

«Ah, be'!» fu tutto ciò che dissi nello spalancare la porta. A quanto pareva, non era uno scherzo.

Avanzai nell'ingresso e chiusi la porta alle mie spalle, sospirando.

«Si vede proprio che ci abita un gruppo di ragazzi.» bofonchiai, osservando il caos che regnava di fronte ai miei occhi.

Scarpe e calzini erano solo due degli oggetti sparsi per l'ingresso. Sulla destra c'era uno stendi abiti a cui erano state appese magliette e mutande alla rinfusa, in modo tale che ci mettessero anni per asciugarsi. Mi sorpresi, man mano che procedevo, nel trovare ogni tipologia di indumento in ogni angolo della casa: sulle sedie, sui tavoli, appese alla libreria, su uno stereo, per terra. Mi sembrava di essere giunta all'inferno.

✓ Seoul, Why Do You Sound Like Soul? {BTS - Jeon Jungkook} ✓Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora