Fare shopping con Megan era come fare uno sport estremo, davvero faticoso. Eravamo uscite da Moschino appena dieci minuti prima e ora, stava provando un vestito dopo l'altro da Prada.
«Se compro ancora qualcosa, mia madre mi uccide. O peggio... mi sequestra la carta di credito.» Disse spaventata al pensiero, io invece stavo cercando di realizzare quello che le avevo appena sentito dire.«Ti spaventa di più il fatto che possa levarti la carta? Non sei un po' esagerata?» Risi ma lei mi guardò seria.
«La carta è potere, non si scherza con quella.»
La guardai perplessa e risi. «Come vuoi.»
«Menomale che oggi hai l'autista, altrimenti non so come avrei fatto a tornata a casa.» Pagò alla cassa gli ultimi due vestiti e dopo aver preso tutte le borse, le portammo alla macchina.
«Sì, ma presto credo non avrò più nessun autista. Mio padre ultimamente richiede spesso i servigi di Ronald, sta diventando più il suo autista anziché il mio. Per fortuna c'è mia madre che, dovendo spostarsi spesso al lavoro, riesce a darmi qualche strappo a scuola quando serve.» Spiegai salendo in auto.
«Potreste semplicemente assumerne un secondo, così ciascuno avrebbe il suo...» disse Megan facendo spallucce non appena Ronald ebbe chiuso la portiera.
«Credo lo faremo, vedremo prima come va avanti la cosa.» Controllai l'ora e imprecai notando un messaggio da parte di Andrew che diceva: "non so se te lo ricordi ma, abbiamo il ripasso di storia tra poco a casa mia".
Sospirai facendo dei calcoli veloci nella mia mente per capire se sarei riuscita nella mia impresa, ovvero: accompagnare Megan, tornare a casa, prendere i libri e andare da Andrew. «Ronald, accompagniamo Megan, poi dovrei tornare a casa a prendere dei libri e successivamente a casa Larson. Riusciamo a fare tutto in circa venti minuti?» Domandai speranzosa, anche se sapevo sarebbe stato difficile.«Certamente signorina Evans.»
«Oh, studi da Andrew? Interessante...» Megan accennò un sorrisino e io scossi la testa.
«Non farti strane idee, lo sai che non mi piace.»
«Ma non puoi negare che sia bello... e tanto ricco! Ma a te effettivamente cosa importa? Hai più soldi di lui.» Fece spallucce prendendo lo specchietto nella borsa per controllarsi il trucco.
«Sai che non mi piace parlare di soldi, possiamo evitare?» Era una cosa che non sopportavo e il problema era che Megan adorava i soldi, così, tirava sempre fuori l'argomento quando ne aveva occasione. Sembrava quasi vantarsi di me come farebbe una madre con la figlia, anche se era strano e senza senso.
«E perché? Tutti sognano le nostre vite, la tua soprattutto...» si sistemò il rossetto rimettendo poi tutto nella borsa, «comunque credo dovresti dare una chance a quel ragazzo, io non ci penserei due volte.» Mi fece l'occhiolino e quando arrivammo a destinazione, mi salutò scendendo con tutte le sue borse. Erano così tante, che la domestica dovette raggiungerla per darle una mano a portare tutto dentro.
Anche se con un leggero ritardo, ero poi arrivata davanti alla villa dei Larson. Non ero mai stata lì, l'ultima volta che ero andata a trovarli abitavano da un'altra parte e parlo di diversi anni fa. Fortunatamente però c'era Ronald che avendo accompagnato mio padre diverse volte, conosceva il posto. Al citofono fuori dal cancello, chiesero i nostri nomi e solo dopo l'identificazione, ci lasciarono entrare con l'auto. Presi la borsa e i miei appunti mentre mi aprirono la portiera per farmi scendere. «Grazie Ronald, ti chiamo poi quando ho finito.»
Andai all'ingresso e uno dei maggiordomi mi prese i libri dalle mani. «Benvenuta signorina Evans.» Disse in tono calmo e gentile mentre una donna bassina si avvicinava per sfilarmi il cappotto e andare ad appenderlo. Alzai lo sguardo e osservai l'enorme ingresso bianco con la scala centrale nera in marmo che portava al piano di sopra. «Il signorino Larson la sta aspettando. Da questa parte, prego...»
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Second Star To The Right
RomanceIsabel Evans è una ragazza modello, intelligente, figlia di una ricca ma severa famiglia. Ha tutto quello che vuole, o quasi... Per anni ha sempre e solo fatto quello che i genitori le avevano imposto. Voleva renderli orgogliosi, ma loro sembravano...