Capitolo 25

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Mentirei se dicessi che quella mattina stavo bene. In qualche strana maniera ero riuscita a svegliarmi presto e arrivando in una zona vicino alla città, riuscii a fermare un taxi che mi aveva lasciata vicino a casa. Nessuno si era accorto di nulla ed ero entrata silenziosamente in casa evitando il personale. Apparentemente era tutto ok, nulla di insolito. Quando scesi pronta per andare a scuola, mi salutarono normalmente, eccetto Marisol che avvicinandosi mi aveva chiesto se stavo bene. Non ero sorpresa del fatto che avesse intuito che qualcosa mi turbava, era praticamente una mamma e mi conosceva troppo bene, ad ogni modo, cercai di rassicurarla dicendole semplicemente che avevo dormito poco.
Andare a scuola era stato stressante, avere tutta quella gente intorno mi innervosiva. Continuavo a pensare a quello che era successo la sera prima distraendomi di continuo. Per quanto mi sforzassi di seguire le lezioni, la mia mente continuava a mostrarmi le immagini di quell'uomo che voleva farmi dio solo sa cosa. Sussultavo ogni volta che qualcuno mi toccava la spalla per chiamarmi, essendo sempre assorta nei miei pensieri, e la cosa stava diventando sempre più snervante. Nessuno dovrebbe avere paura di girare per le strade della propria città, e non solo della propria... le persone dovrebbero camminare tranquille guardando avanti e non indietro andando a passo svelto.
Diana mi affiancò guardandomi con espressione curiosa e senza darle il tempo di fare domande, la portai in un'aula vuota raccontandole l'accaduto. I suoi occhi mostravano dispiacere e appena finii il racconto, mi abbracciò forte. Suggerì anche di denunciare l'accaduto ma non potevo. Nessuno doveva sapere che ero uscita a quell'ora di notte, per di più, di nascosto e in una zona poco frequentata. Poi, sarebbe stato completamente inutile, ne ero sicura. Avrebbero potuto chiedermi delle prove che non avevo e la cosa non si sarebbe risolta, perché alla fine non era successo nulla. Per quanto fosse triste e sbagliato, era in questo modo che funzionavano le cose. Guardai il cellulare e lessi il messaggio di Andrew che a quanto sembrava, mi stava cercando. Dovetti salutare Diana che cercò di trattenermi per convincermi a cambiare idea, fallendo. Uscendo da scuola, scesi veloce i gradini ma ricordai solo dopo di dover andare dalla parte opposta. Era l'abitudine di raggiungere Jason al solito posto che mi aveva fatto percorrere quella strada, il nuovo autista invece parcheggiava da tutt'altra parte, ma ovviamente non gliene facevo una colpa. Spostando lo sguardo però, notai una persona familiare appoggiata ad un albero, fissarmi intensamente. Aveva addosso una felpa larga con il cappuccio tirato su, dei pantaloni neri e una giacca verde scuro. Quando notò che anche il mio sguardo si era posato sul suo, iniziò ad avvicinarsi, il che mi spaventò inizialmente ma poi lo riconobbi. Non sapevo cosa volesse e il mio istinto fu quello di allontanarmi ma, per qualche ragione restai ferma. Mi sentivo bloccata, come se qualcuno mi avesse incatenata a terra.
«Ciao.» Ethan mi squadrò soffermandosi poi a guardare il libro che senza rendermene conto, stavo stringendo forte tra le braccia.

Allentai la presa e schiarendomi la voce cercai di rispondere in un tono normale. «Ciao... se sei qui per Jason...»

«No.» Rispose subito continuando a fissarmi con le mani in tasca. «Volevo chiederti se era tutto ok. La scorsa notte sei scappata via...» disse in tono calmo. Solo allora compresi che uno dei ragazzi ad mi aveva salvata, era proprio lui. I miei occhi diventarono lucidi e abbassai lo sguardo sulle mie scarpe sentendomi in imbarazzo. Sentii la mano di Ethan poggiarsi cautamente sulla mia spalla e abbassando un po' il viso per guardarmi, cercò di richiamare la mia attenzione. «Ehi...» sussurrò, «va tutto bene, non piangere...» mi strinse leggermente la spalla e alzai lo sguardo. Sentivo le lacrime rigarmi le guance ma cercai di ricompormi. «Quel tipo lo abbiamo sistemato, ora ci penserà due volte prima di ripetere una cosa del genere.»

Ancora mi era difficile credere che era stato proprio Ethan a salvarmi, era sicuramente l'ultima persona che mi sarei aspettata. «Mi dispiace per essere scappata via così senza ringraziarvi, ero davvero spaventata e...»

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