Capitolo 26

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Se c'era qualcosa in cui ero negata, quel qualcosa erano i regali. Avevo impiegato tutta la mattina a cercare un regalo adatto per Jason, ma non avevo trovato nulla che mi attirasse. Alla fine comunque un regalo lo avevo, anche se non era nulla di speciale come avrei voluto. Per i bambini invece era stato facile, avevo preso dei regali carini, o almeno speravo. Tornata a casa avevo nascosto le buste nella cabina armadio e successivamente ero scesa a cercare i miei genitori che teoricamente sarebbero dovuti partire. La casa era silenziosa, ma allo stesso tempo c'era tensione. Vedevo il personale girare per le stanze, intenti a fare il loro lavoro, ma qualcosa non andava e sembravano delle anime in pena. Volevo chiedere a qualcuno cosa stesse succedendo, ma il rumore dei passi di mia madre che scendeva dalle scale, attirarono la mia attenzione. Stava facendo portare le valige alla macchina parcheggiata proprio davanti a casa e Gabriel aiutava a caricare tutto. Sembrava dovesse star via per dei mesi vedendo quello che si stava portando dietro, ma non espressi la mia opinione. Francamente, mi bastava andassero via il prima possibile, così da poter stare tranquilla almeno per le vacanze. Mio padre pensava di farmi un torto lasciandomi a casa da sola senza nemmeno il personale, invece era proprio quello che mi serviva. L'unico problema sarebbe stato Andrew con le sue visite inaspettate, ma avrei resistito. Mia madre guardò l'ora e sbuffò guardando in direzione dell'ufficio di mio padre, poi si voltò verso di me. «Isabel, hai preso il cellulare nuovo?»

«Sì, proprio stamattina e ho recuperato il mio vecchio numero.» La informai mostrandole intanto l'iphone che avevo preso poche ore prima.

«Non hai badato a spese vedo.»

In quel momento, mio padre ci raggiunse infilando il cappotto e controllò l'ora al polso. «Direi che è ora di andare.» Disse a mia madre, seguendola fuori dove la macchina li aspettava. Io li seguii e mi strinsi nella felpa per il freddo, sperando si muovessero in fretta. «Isabel, il personale non ci sarà, ricorda. Sta a te tenere tutto in ordine, ho attivato le telecamere e prima di andare a dormire devi ricordarti di inserire l'allarme.»

«Sì.»

«Quando torniamo, vogliamo la casa in ordine e pulita. Vediamo se ne sei in grado.» Aprì la portiera della macchina lasciando entrare mia madre e subito dopo si girò. «Ah e già che ci sei, pulisci la Rolls Royce e la Range Rover.»

Mi morsi la lingua per evitare la litigata dell'ultimo minuto e quando mio padre salì in auto, rientrai in casa. Il personale si stava già preparando per andare via, ma quando vidi Gloria mettersi quasi a piangere, corsi da lei preoccupata. «Cosa sta succedendo? Perché oggi siete tutti così tristi?» Domandai confusa accarezzandole la schiena.

Ci mise un po' a rispondere, si asciugò le lacrime con un fazzoletto e fece un respiro profondo. «Sono anni... davvero tanti anni che lavoro qui e lei è stata la prima con cui ho legato.» Iniziò a dire, ma io continuavo a non capire dove volesse arrivare. «Non è per niente giusto, mi dispiace dover dire questo signorina, ma suo padre è davvero una persona ingiusta...»

La guardai sorpresa ma sempre confusa. «Gloria, non devi dispiacerti. Purtroppo sappiamo tutti che razza di persona è mio padre, ma continuo a non capire cosa sia successo.»

«Signorina Isabel...» mi guardò dispiaciuta prendendomi la mano. «Marisol è stata licenziata.»

•••

Piansi parecchio dopo la notizia e la cosa peggiore fu scoprire che era stata licenziata a causa mia. Secondo mio padre, Marisol aveva una cattiva influenza e non poteva più stare in questa casa. Avevo paura fosse arrabbiata con me, ma Gloria mi rassicurò dicendomi che mi sbagliavo. Marisol infatti, dopo essere stata licenziata, aveva chiesto a mio padre se poteva aspettare il mio ritorno così da potermi salutare, ma lui le aveva negato il permesso cacciandola all'istante. E io sapevo che lo aveva fatto apposta, aveva scelto il momento in cui non ero in casa così da fare un dispetto ad entrambe. Non riuscivo proprio a capacitarmi del fatto che avesse mandato via la donna che mi aveva cresciuta, non sapevo più cosa fare perché mio padre la smettesse di comportarsi così.
Ormai ero persa nei miei pensieri, quando un messaggio di Jason mi ricordò che tra un'ora sarei dovuta uscire. Così, anche se avevo mille nuove cose per la testa, andai a prepararmi il più velocemente possibile. Indossai un abito rosso e lasciai il cappotto pronto sul letto mentre andavo a mettermi un filo di trucco. Il cellulare iniziò a suonare ma decisi di ignorarlo quando vidi che a chiamare era Andrew. Mi spazzolai i capelli e mi assicurai di non aver dimenticato nulla. Mezz'oretta dopo ero pronta e iniziai a scendere con i regali, quando sentii un rumore verso la porta d'ingresso. Restai bloccata a metà scala guardando avanti a me e cercai di mantenere la calma quando vidi Andrew entrare.
«Non posso credere che ti abbia dato le chiavi.» Scesi veloce gli ultimi scalini e lasciai a terra le buste per poi avvicinarmi a lui che sorrideva.

Second Star To The RightDove le storie prendono vita. Scoprilo ora