Capitolo 42

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I giorni successivi li avevo passati tra i libri e gli appunti, mi ero sentita soffocare. Avevo fogli sparsi per tutta la casa, persino appesi al frigo. Schemi ovunque. Una mattina avevo persino trovato l'evidenziatore tra le posate. Jason mi aveva consigliato una pausa che però, non ero proprio potuta concedermi. Riuscii a vederlo solo una volta a pranzo, dopo l'esame. Ero uscita dall'università ed era passato a prendermi per andare in pizzeria. Avevamo parlato della festa che si sarebbe svolta venerdì e Jason aveva insistito per venire a prendermi la sera, mentre io preferivo non fargli fare il doppio della strada. Dopo un'ora, era rimasto fermo sulla sua decisione, quindi sarebbe passato lui a casa mia. Il giovedì pomeriggio, invece, Sam mi aveva accompagnata a fare shopping. Era agitato più di me per il fatto che mi fossi ridotta all'ultimo, ma con lo studio di mezzo, purtroppo, non avevo potuto fare diversamente. Dovevamo fare in fretta, ma alla fine, ci ritrovammo a provare un'infinità di vestiti che ci chiamavano ogni volta che passavamo davanti ad una vetrina. Sam aveva un sacco di borse e sentendosi in colpa, decise di prendere qualcosa anche per Clyde. Ero felice di aver trovato qualcuno peggio di me. Io negli ultimi mesi avevo imparato a controllarmi abbastanza dall'usare la carta di credito, infatti, presi solo il necessario per il giorno seguente. Concluse le compere, andai a ritirare il regalo della signora Districk da Tiffany. Adorava i loro gioielli, così le avevo preso degli orecchini classici ma molto belli. Impacchettarono il cofanetto nella solita carta regalo dal famoso color Tiffany, facendo poi un fiocco con un nastro bianco. Avevo definitivamente concluso le commissioni della giornata.

•••

Indossai l'abito argentato che avevo già preparato e lasciato sul letto. L'orlo arrivava qualche centimetro al di sopra del ginocchio. Tolsi la collana e la infilai nella pochette mentre Sam controllava se la piastra per capelli era abbastanza calda. Presi le scarpe nere con il tacco e le infilai prima di mettermi seduta davanti allo specchio. Sam era felice di potermi sistemare i capelli, Clyde invece ci aveva raggiunti qualche minuto dopo buttandosi sul mio letto. Guardavo l'ora in continuazione sperando di non fare tardi, Clyde si era alzato sfilandomi il cellulare dalle mani per non farmi stare in ansia e mise della musica. Qualche minuto dopo, i miei capelli cadevano mossi sulle mie spalle e guardando tra le mie cose, Sam afferrò l'eye-liner. «Fidati di me Bella.» Sorrise e a mia sorpresa, lo mise perfettamente.

«Sam... insegnami.» Dissi guardandomi allo specchio. Lui rise passandomi il mascara e un rossetto chiaro. Nel frattempo sentimmo suonare il campanello e io ebbi un sussulto. Sam corse a prendermi il cappotto lasciandolo poi sul letto e Clyde andò ad aprire. «Grazie per avermi aiutata Sam, ti adoro!»

«Di nulla sorella, divertiti.» Mi stampò un bacio sulla guancia e sorrise scappando via.Tolsi la musica e infilai il cellulare nella pochette, dopodiché presi l'invito che avevo nascosto nel cassetto.

Sentii dei passi e voltandomi trattenni il fiato nel vedere Jason vestito elegante. La giacca nera era abbottonata, le maniche tirate su lasciavano intravedere alcuni tatuaggi sulle braccia, sotto aveva la camicia bianca e la cravatta annodata male come al solito. Le mani erano infilate nelle tasche dei pantaloni e le scarpe erano di un nero lucido. I capelli perfetti e il sorriso smagliante. Mi squadrò e lo stesso continuai a fare io, era una visione paradisiaca. Si avvicinò e sfiorandomi la mano, mi fece fare un giro su me stessa. «Sei stupenda.»

«Anche tu sei davvero... wow.» Sorrisi e guardai la cravatta. «Non ti piace proprio, eh?» Lo guardai divertita e lui alzò le spalle sorridendo con aria colpevole.

«Però per te la metto.» Disse guardandola cercando poi di sistemarla, era dolcissimo. Risi sfiorando la cravatta, sciolsi il nodo e guardandolo, gliela sfilai gettandola sul letto. Lui mi fissò sorpreso con le labbra socchiuse. «Niente cravatta?»

«Niente cravatta...» risposi sistemandogli il colletto della camicia per poi arrotolargli bene anche le maniche. «Così stai meglio, sei più...» lo guardai pensando e sorrisi. «Tu.»

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