Il grande giorno era arrivato e con esso, anche l'ansia. Non sapevo cosa aspettarmi nelle ore successive, ma non ero agitata per l'inaugurazione... Andrew sarebbe stato tutto il giorno con noi e avrebbe potuto raccontare a mio padre gli avvenimenti della serata precedente, in qualsiasi momento. Anche se continuavo a pensare ne fosse valsa la pena, mi ero divertita tanto. Ieri, tornando a casa ero passata dal retro e nessuno ci aveva fatto caso, fortunatamente. Mi ero fatta viva solo dopo essermi cambiata, per dare la buonanotte ai miei e far vedere che ero tornata prima del teorico coprifuoco. Ora però la casa era in agitazione, il personale continuava a fare avanti e indietro. Aprendo la porta, gettai un'occhiata in corridoio e notai la sarta di mia madre andare nella sua stanza seguita dalla parrucchiera. Albert e Philip continuavano a girare per le stanze indaffarati seguendo sicuramente gli ordini di mia madre. Avrei voluto urlare a tutti di fermarsi e respirare un attimo. Rientrai nella mia stanza e sedendomi alla scrivania , ripresi a leggere il libro che avevo interrotto poco prima. Avrei dovuto prepararmi, mia madre era stata chiara stamattina. Prima delle cinque di oggi pomeriggio sarei dovuta essere pronta, o meglio, già in auto. Sarei partita poi con Jason che mi avrebbe fatto anche da bodyguard... sì, avevo convinto mia madre. Come? Dicendole semplicemente che dopo l'accaduto al municipio, mi sarei sentita più sicuro avendo qualcuno al mio fianco. La mia motivazione per lei fu così valida, che prese in considerazione l'idea di contattare anche lei qualcuno. Gettai lo sguardo sul cellulare vedendo qualche notifica, ma invece di rispondere, girai lo schermo in giù scegliendo di ignorare tutti. Megan la sera prima mi aveva mandato diversi messaggi ma non li avevo letti e non avevo intenzione di farlo ora. Potevo già immaginare cosa avesse da dirmi e non era nulla di sensato. Sentii bussare forte alla porta e sussultai sentendo poi urlare mia madre che diceva mi sarei dovuta dare una mossa. Guardai l'ora ed effettivamente notai che erano quasi le quattro. Entrai nella cabina armadio e presi il vestito che avevo scelto con Jason poggiandolo sul divanetto. Andai a prendere delle scarpe con il tacco da abbinarci, un cappotto nero e la borsa, andando poi finalmente a cambiarmi. Infilai i tacchi e mi slegai i capelli correndo a sistemarli davanti allo specchio, ma prima che potessi finire, bussarono di nuovo alla porta. Prepararsi stava iniziando a diventare un'impresa ardua. Andai ad aprire e almeno quattro persone entrarono spingendomi verso la toeletta senza darmi il tempo di dire qualcosa o semplicemente, di realizzare quello che stava succedendo.
«Ha già pensato ad una acconciatura?» Domandò la donna iniziando a spazzolarmi i capelli.
«In realtà pensavo di tenerli sciolti...»
«No, legali. Ti staranno meglio.» Disse mia madre spuntando da chissà dove iniziando ad aprire i cassetti della mia toeletta. «Ma guarda che bello, sta bene con il colore del tuo vestito.» Disse tirando fuori un mio fermaglio con un piccolo diamante rosso, lo porse alla parrucchiera e uscì dalla stanza.
Attaccarono la piastra e iniziarono a prendermi ciocche di capelli facendoli diventare mossi. Dopodiché, a lavoro concluso, raccolsero due ciocche dei miei capelli portandole indietro per mettere il fermaglio. Mi sentivo una di quelle bambole che regalavano alle bambine per giocare all'estetista o alla parrucchiera. Un'altra ragazza passò a sistemarmi il trucco facendo qualcosa di leggero e naturale, fortunatamente. Dopo diversi minuti riuscii finalmente a respirare mentre liberavano tutti la mia stanza uscendo. Mi guardai allo specchio e alzandomi, recuperai il cellulare alla scrivania per poterlo mettere nella borsa. Quando sentii bussare per la millesima volta, non potei crederci. Alzai gli occhi tenendoli rivolti verso il cielo, anzi, il soffitto e chiesi a Dio cosa avessi fatto di tanto male. Andai alla porta e aprendola, sgranai gli occhi nel vedere Jason davanti a me. Mi guardai velocemente intorno e lo tirai nella stanza chiudendo subito a chiave. «Ma che cosa stai facendo? Potrebbero vederti!»
«Ma io lavoro qui.» Mi squadrò e sorrise mettendo le mani in tasca. Oggi era tutto in nero, completo nero e camicia nera, niente cravatta però.
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Second Star To The Right
RomanceIsabel Evans è una ragazza modello, intelligente, figlia di una ricca ma severa famiglia. Ha tutto quello che vuole, o quasi... Per anni ha sempre e solo fatto quello che i genitori le avevano imposto. Voleva renderli orgogliosi, ma loro sembravano...