Capitolo 16

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Nei giorni successivi Jason aveva chiamato due volte, ma decisi di non rispondere. Se doveva dire qualcosa di importante riguardante il lavoro, poteva contattare direttamente i miei. Mentre facevo colazione mi capitava di sentire lo sguardo addosso da parte del personale, il che mi faceva sentire un po' a disagio. Marisol mi accennò un sorriso mentre portava via un vassoio e fulminò alcuni dei suoi colleghi facendoli tornare al lavoro. Scelsi di non dar peso al loro strano atteggiamento e continuai a mangiare riflettendo su cosa avrei fatto il giorno seguente. La festa era proprio la sera dopo e io, oltre a non sapere cosa indossare, non avevo nemmeno un cavaliere. Non avevo ricevuto inviti, zero. Quando lo avevo detto a Diana, si era dispiaciuta così tanto che aveva pensato di chiedere al suo accompagnatore di portare anche a me. Io non ero riuscita a trattenere le risate e le avevo detto di non preoccuparsi, in fondo non c'era poi nulla di male nell'andarci da sola. Era forse un po' triste o meglio, noioso... ma non importava.
Mi alzai subito dopo aver finito la colazione e uscii andando alla macchina salutando l'autista che sostituiva Jason. Solo quando si voltò dopo aver aperto la porta, notai che quello era proprio Jason. Mi bloccai subito e lo squadrai per realizzare ciò che avevo appena visto. Accennò un sorriso guardandomi e nel frattempo sentii mia madre chiamarmi un paio di volte mentre usciva di casa seguita da Marisol che teneva in mano un mazzo di rose rosse.

«Tesoro, qualcuno ha fatto portare dei fiori per te!» Vidi mia madre prendere il mazzo di rose e porgendomelo prese il biglietto che c'era dentro.

«Mamma? Non dovrei leggerlo io?» La guardai e dopo aver tranquillamente letto, me lo porse.

«Ma io sono tua madre. Comunque dovresti metterle in un vaso.» Prese dalla borsa il cellulare leggendo un messaggio. «Uh! Devo scappare, ci vediamo stasera.» Senza dire altro, si allontanò verso l'altra macchina. Io scossi leggermente la testa basita per via di quello che era appena successo e presi il biglietto.

«Hai un ammiratore segreto?» Jason guardò verso il pezzo di carta e io lo osservai qualche secondo senza rispondere. Sapevo di risultare cattiva, ma ero arrabbiata con lui. «"Un mazzo di rose bellissime per una ragazza bellissima. Spero ti piacciano... Andrew."» Jason lesse mettendosi poi a ridere. «Wow, si è sprecato.»

«Nessuno ti ha dato il permesso di leggere.» Chiusi il bigliettino e porsi le rose a Marisol. «Le metteresti su un ripiano libero in sala? O da qualche altra parte...»

«Certo signorina.»

La ringraziai e salii in auto aspettando che Jason si mettesse alla guida e nel frattempo presi un libro iniziando a leggere. In realtà non ero concentrata sulla lettura, mi serviva solo una scusa per evitare una possibile conversazione. Ma non funzionò molto, perché due minuti dopo la partenza, Jason iniziò a parlare.

«So che fai finta di leggere.» Disse. Ma io non risposi, intenta ad ignorarlo per tutto il tragitto. «Hai deciso di non parlarmi più?» Domandò non ricevendo risposta. «Che bambina.»

«Scusami?!» Chiusi di forza il libro guardandolo male dallo specchietto.

«Giocare al gioco del silenzio è da bambini.»

«L'unico bambino che vedo qui, sei tu.» Risposi seccata.

«Fino a prova contraria, eri tu quella a comportarsi in modo infantile fino a poco fa. Io a differenza tua, cercavo di conversare.»

«Conversare? Vuoi raccontarmi altre bugie per caso?»

«Possiamo dimenticare quella cosa?» Alzò gli occhi al cielo e sbuffò irritato. «E comunque non mentivo su quello. Beh... le prime due volte ho cambiato un po' la versione. Ma non mentivo sul fatto che non conoscessi quei tipi.»

«Hai mentito già due volte sulla stessa storia. Dovrei credere alla terza versione?»

«Sei davvero noiosa.»

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