Appena sveglia, andai a fare colazione al Maple Leaf sperando anche di incontrare Jason, ma non fu così. Riuscii comunque a chiacchierare con Jane che mi tenne compagnia e, dolce e sorridente come sempre, mi parlò di quello che avrebbe fatto durante il periodo natalizio. Le sarebbe piaciuto andare dai suoi genitori, ma c'era troppo lavoro. Questo però non le avrebbe impedito di organizzare un gran cenone e chiudere per una o due sere il Maple. Era decisa a festeggiare con la sua famiglia e mantenere le solite tradizioni. Decorare la casa, fare i classici dolci natalizi e non sarebbero mancati i regali sotto l'albero. Mentre mi parlava dei suoi piani era sorridente, eppure scorgevo qualcosa nei suoi occhi... sembrava quasi triste e non sapevo se lo era per il fatto che non avrebbe festeggiato con i genitori o per altro.
Per quanto riguardava il mio Natale, non avrei saputo nulla su come lo avrei festeggiato fino a tre giorni prima. I miei si organizzavano sempre all'ultimo durante le feste e la maggior parte delle volte stavamo a casa, o meglio, io stavo a casa. Loro lavoravano anche durante le feste, ma le rare volte che si concedevano una pausa, prenotavano un viaggio di qualche giorno a Parigi, Londra, Roma, Venezia, Hawaii o qualsiasi altro posto passasse per la loro mente. Non avevamo tradizioni particolari come Jane, ma come molte altre cose, avevo smesso di darci importanza e mi accontentavo della tranquillità.
Dopo aver parcheggiato in garage, entrai silenziosamente in casa con lo zaino in spalla. I miei non c'erano ma volevo evitare comunque di essere vista dal personale.
«Ma dov'eri finita?!»Mi voltai di scatto ritrovandomi un Jason confuso e preoccupato che mi squadrava dalla testa ai piedi. «Shhh!» Gli feci subito cenno di stare zitto e prendendolo per il polso, corsi con lui nella mia stanza.
«Stavo per venire a cercarti! Tu non sai che faccia ha fatto Marisol quando le ho chiesto se ti eri svegliata. Pensava fossi uscita a fare colazione con me.»
«Non potevo tornare ieri, rischiavo di svegliare i miei. Aspetta...» rielaborai ciò che Jason aveva detto e sentii il battito accelerare. «Dov'è Marisol ora?»
«Tranquilla, stava riprendendo fiato mentre ci guardava correre su per le scale.»
«Ci ha visti salire in camera?!» Mi tirai la mano sulla fronte e andai a sedermi sul letto.
«Che importa? Ci fidiamo di lei, giusto?»
«Giusto.»
«E non abbiamo nulla da nascondere, non facciamo nulla.» Alzai lo sguardo e vidi il suo sorrisino divertito. Presi il cuscino tirandoglielo e lui lo afferrò al volo sedendosi accanto a me. «Hai dormito da sola alla casetta?»
«Sì, come ti ho detto... non volevo rischiare.»
Jason mi baciò la tempia abbracciandomi. «Non volevo lasciarti sola.»
«Non ti preoccupare, avevi un'emergenza. A proposito, va tutto bene? Era qualcosa di grave?»
«Non ti preoccupare. Tutto risolto.» Mi accennò un sorriso e mi rilassai sapendo che non era successo nulla di male. Per come era andato via la sera prima, avevo quasi pensato al peggio, ma meglio un falso allarme che altro.
Voltando lo sguardo verso la mia scrivania quasi mi sentii male ricordando le domande che non avevo ancora scritto e che avrei già dovuto inviare. Ormai mi definivo un caso perso, ero irrecuperabile, un disastro. Non sapevo cosa scrivere e non sapevo come convincere i miei genitori a lasciarmi fare qualcosa che mi piacesse davvero. Mi alzai e lasciando Jason li dov'era, andai in bagno a sistemarmi per poi prepararmi al lavoro noioso che mi spettava. Andai alla scrivania e aprii direttamente il PC accendendolo, pensando nel frattempo a ciò che avrei scritto nella prima domanda. «Sono stanca e non ho fatto niente.»
«Sei solo mentalmente annoiata perché sai di dover passare ore li seduta, davanti al computer.» Jason si coricò guardandomi sbuffare. «Vieni qui.»
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Second Star To The Right
RomanceIsabel Evans è una ragazza modello, intelligente, figlia di una ricca ma severa famiglia. Ha tutto quello che vuole, o quasi... Per anni ha sempre e solo fatto quello che i genitori le avevano imposto. Voleva renderli orgogliosi, ma loro sembravano...