Capitolo 47

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Al mattino, non mi ero svegliata a casa, ma appoggiata a Jason. Questo voleva dire solo una cosa, che il mio non era stato un sogno e ne ero felice. Quella sera aveva realizzato il mio desiderio, mi aveva portata sull'Isolachenoncè e non potevo ricevere regalo più bello. Per tutto il giorno non riuscii a pensare ad altro che a lui e il bacio. Ero talmente persa nei miei pensieri che non mi accorsi del fatto che Sam mi stesse chiamando finché non mi fece voltare scrollandomi leggermente. «Isabel!» Urlò facendomi sussultare dallo spavento.

«Sam! Non puoi entrare così di soppiatto!»

«Tesoro, ho bussato, poi visto che era aperto, sono entrato e ti ho chiamata per un minuto intero ma non mi hai considerato.» Rise scuotendo la testa. «Qualcuno ha la mente altrove.»

«Oh, scusami.» Risi e afferrando i nachos, mi sedetti con lui in cucina.

«Raccontami com'è andata ieri.» Disse incrociando le braccia sul bancone.

«Aspetta... tu come sai che è successo qualcosa?»

«Per favore...» fece un gesto di non calanche con la mano sorridendo. «Sono io che ho fatto entrare Jason in casa tua per prendere il libro di Peter Pan. Mi ha detto che gli serviva per farti una sorpresa, così, mentre eri fuori gli ho aperto la porta di casa tua.» Scossi la testa sorridendo e versai i nachos nella scodella per poi metterla in mezzo. «Hai la salsa piccante? Non si mangiano i nachos senza salsa.»

«Credo di sì, aspetta.» Risi cercando la salsa e ne misi un po' in un piattino tornando poi a sedermi. «Ecco.»

«Brava. Ora racconta! Qualcosa mi dice che è andato tutto più che bene.» Batté le mani entusiasta e intinse una patatina nella salsa.

«Bene? È stato magico! La sera più bella della mia vita.» Gli raccontai della chiamata di Jason che mi aveva fatto credere si fosse fatto male, di come ero uscita subito di casa preoccupata in jeans e felpa e di come ero sfrecciata per le strade. Poi gli raccontai di come Jason avesse decorato la casetta con luci, fiori, lanterne e campanellini... della caccia alla chiave che avevo trovato subito e di come avevamo poi guardato tutte le foto ripercorrendo i ricordi da quando ci eravamo conosciuti, fino a quel momento. Sammy sorrideva ascoltandomi con aria sognante finché non arrivai al bacio e mi guardò con gli occhi sgranati e le mani davanti alla bocca per la sorpresa. Arrossii mentre lui si alzò iniziando ad esultare girando per la cucina.

«Non posso crederci! Dopo un anno ce l'avete fatta!» Fece un salto di gioia e tornò a sedersi davanti a me. «Ti è piaciuto?» Domandò curioso con un sorrisino.

«Sammy!» Sentii le guance ancora più calde e lui rise. Era stato il bacio più bello della mia vita, non che ne avessi dati molti, ma quello era speciale.

«Che c'è? Sono curioso.» Disse in sua difesa. «State insieme?»

«No, non lo so. Non abbiamo parlato di stare insieme, c'è stato solo un bacio.»

«Sì, ma siete entrambi innamorati l'uno dell'altra.» Insistette guardando poi l'orologio al suo polso. «Sai che sei in ritardo, vero? E anche io.»

«In ritardo per cosa?» Domandai confusa.

«Isabel... la tua festa di compleanno.» Disse ovvio facendomi sgranare gli occhi. Mi tirai una manata sulla fronte e guardai il cellulare.

«Giusto! La festa! Ma come ho fatto a scordarlo?»

«Eh...» Sam si passò una mano dietro la testa. «Corri ragazza, ci vediamo tra un po' alla macchina di Clyde.» Annuii correndo a cambiarmi e lo stesso fece lui. Non volevo andare alla festa, temevo mi sarei rovinata il compleanno, ma avevo preso un impegno e dovevo mantenerlo.
Presi da una busta l'abito verde smeraldo che mia madre mi aveva portato qualche giorno prima, insistendo perché lo mettessi alla festa e i cercai un paio di tacchi. Decisi di tenere la collana di Jason al collo anche se non era adatta e mi vestii. Andando davanti allo specchio, misi un filo di trucco e raccolsi i capelli in una coda alta controllando poi che non ci fossero ciuffi ribelli. Presi una pochette dove infilai solo il cellulare e dopo aver afferrato il cappotto nero, spensi tutte le luci prima di uscire di casa. I ragazzi mi avevano aspettata, Clyde avrebbe guidato quella sera e mentre andavamo alla macchina, Sammy mi lasciò sedere davanti al posto del passeggero.

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