Punto di vista di Isabel
Ci eravamo seduti di nuovo. Jason era confuso e sembrava riflettere su quello che gli avevo rivelato. Era qualcosa che mi tenevo dentro da diversi mesi ormai e dirlo a lui era stato liberatorio e spaventoso allo stesso tempo. Avevo paura di quello che avrebbe detto, non volevo perderlo di nuovo. Il fatto che avesse scelto di sedersi e ascoltarmi era un buon segno, almeno avrei potuto dargli una spiegazione. «Perché lo hai fatto? E...» guardò qualche istante un punto indefinito a terra impressionato. «Come hai fatto?» Domandò.
«L'ho fatto perché ti hanno rovinato la vita, Jason. Hanno rovinato le vite di tutti... quella di Jane, Ralph, tuo padre, la mia...» sospirai. «Avevate ragione tu e i ragazzi la notte che siete entrati in casa mia. Vi stavate riprendendo ciò che era vostro, ma io ve l'ho impedito. Così ho ripreso da lì...»
«Il primo furto è avvenuto nella casa dei tuoi...» rifletté mentre annuivo.
«Ho disattivato le telecamere e ho messo sottosopra un po' di cose. Ho rubato i gioielli di mia madre, i soldi dalla cassaforte e qualcosa di mio. Poi ho rubato in alcuni ristoranti dei Larson e all'hotel di mia madre. In quel caso è stato più difficile, ho dovuto imparare a fare un po' di cose con il computer per disattivare gli allarmi e accedere alle telecamere. Nessuno ha mai sospettato di me o del personale. Prima di "attuare un colpo" mi assicuravo che avessero tutti un alibi per quell'ora specifica. Non volevo mettere nessuno nei guai.»
Jason era ancora immobile con le labbra socchiuse. «Hai idea del rischio che hai corso? Potevano beccarti e chissà cosa avrebbero fatto i tuoi.»
«Non devi preoccuparti.» Cercai di tranquillizzarlo ma scosse la testa.
«Stai scherzando? Certo che mi preoccupo.» Mi prese le mani stringendole piano nelle sue. «Isabel... capisco perché lo hai fatto, ma non voglio che tu finisca nei guai.»
«Lo so, non lo farò più.» Mi sentivo una bambina ma sapevo che aveva ragione.
«Che ne hai fatto di tutti quei soldi?» Domandò all'improvviso.
«Ho dato qualcosa in beneficenza, mentre il resto...» pressai le labbra e Jason continuò ad ascoltare. «Volevo mandarlo a Jane in anonimo, ma sarebbe stato strano e complicato.»
A mia sorpresa, Jason si fece sfuggire una risata. «Per quanto le tue intenzioni fossero buone, penso si sarebbe spaventata.» Disse facendo ridere poi anche me. Ero sorpresa ma felice per il fatto che l'avesse presa bene.
«Sì è vero. Per quello ho evitato per ora.» Sospirai e lo osservai alcuni istanti. «Non sei arrabbiato con me?»
«Arrabbiato? No. Ma sono scioccato, impressionato... e colpito. L'ultima cosa che mi sarei aspettato... era questa.» Rise scuotendo la testa.
«Se lo sono meritati. Mi dispiace per tutto quello che avete passato a causa di mio padre e di Andrew.»
Mi abbracciò subito tirandomi sulle sue gambe e ricambiai senza esitare un attimo. «Non sei tu a doverti scusare.» Restai appoggiata a lui e quando mi prese la mano, sorrisi giocandoci. Avrei quasi voluto dire altro in quel momento, anche se non sapevo esattamente cosa. Guardai l'ora e sussultai.
«Ti sto facendo fare tardi. Jaden non ti ha scritto?»
«Sì, ma gli ho detto che avrei ritardato un po'.» Rise e mi alzai con lui.
«Digli che mi dispiace e che è colpa mia.» Trattenni una risata e accompagnai Jason alla porta. Lui mi guardò alcuni istanti e si avvicinò incerto, poi mi baciò la guancia.
«Ci sentiamo, ok?» Chiese e io annuii. «E non metterti nei guai. Wow... non avrei mai pensato di doverlo dire io a te.» Mi fece l'occhiolino sorridendo e gli diedi una spinta scherzosa.
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Second Star To The Right
RomanceIsabel Evans è una ragazza modello, intelligente, figlia di una ricca ma severa famiglia. Ha tutto quello che vuole, o quasi... Per anni ha sempre e solo fatto quello che i genitori le avevano imposto. Voleva renderli orgogliosi, ma loro sembravano...