Il mattino seguente, il mio risveglio fu meraviglioso. Jason mi aveva preparato la colazione portandomela direttamente a letto. Era rimasto con me tutta la mattina tra le coperte a coccolami, ero più felice che mai, nessuno avrebbe potuto in alcun modo farmi sentire giù di morale. Non riuscivo a levarmi il sorriso dalla faccia e più tardi, stavo girando per casa canticchiando con addosso solo una maglia lunga e dei pantaloncini corti. Jason, purtroppo, era andato via un'ora prima di pranzo per spostare i soldi in un'altro luogo sicuro, dicendomi che ci saremmo visti più tardi. La mia gioia, ad ogni modo, era talmente tanta che chiamai Diana al cellulare finendo per aggiornarla e impazzire di felicità insieme a lei. Andrew ogni tanto cercava di contattarmi, ma io lo ignoravo per poter fare nulla sul divano. Abbracciavo il cuscino ripensando continuamente alla sera precedente con il sorriso sul volto. Più tardi però, sentii suonare e bussare più volte alla porta, così, mi ritrovai costretta ad aprire. Era incredibile, avevo Andrew davanti, ma ero lo stesso felice. Il suo umore era l'opposto del mio e il suo sguardo era degno di quello di un assassino. Le sue mani erano serrate in due pugni e non appena entrò in casa, si guardò attentamente intorno. «So che sei stata tu!»
«A fare cosa?» Domandai camminandogli tranquillamente davanti facendo la finta ingenua.
«Isabel, sono già fuori di me. Evita di giocare perché non sono proprio in vena. Hai rubato l'incasso, le foto e... la mia chiavetta.» Disse pronunciando l'ultima parola a denti stretti.
«Non so di cosa parli.» Dissi incrociando le braccia al petto per poi mimare con le labbra, "provalo".
Il suo viso diventò rosso dalla rabbia e prendendomi per il braccio, mi strattonò. «Dimmi dove sono i miei soldi!»
«Non volevi darli in beneficenza?» Domandai accennando un sorriso. «Forse li hai inviati prima di partire e te ne sei dimenticato.»
Afferrando un bicchiere che avevo lasciato sul bancone, lo tirò a terra tirando un urlo di frustrazione, per poi scostarmi i capelli e guardarmi il collo. «Sei stata a letto con il bastardo?!» Domandò spiazzato.
«Sta zitto Andrew. Tu sei l'ultimo a dover parlare.» Alzai gli occhi al cielo e lo spintonai levandomi dalla sua presa.
«A te non deve importare quello che faccio. Tu sei la mia fidanzata, mi devi portare rispetto e non... fare la troia mentre io sono via.»
Risi sarcastica guardandolo e scossi la testa impressionata dalla sua stupidità. «Perché non mi mostri i video di sorveglianza del tuo ufficio? Oppure... perché non mi spieghi come il braccialetto di Megan fosse finito sotto il tuo letto?» Mi avvicinai accarezzandogli la guancia. «Lascia che ti dica una cosa per il tuo bene. Chiudi la bocca, perché fai più bella figura.» Facendo il giro, andai a prendere l'anello che avevo raccolto e lasciato sul mobile, e lo consegnai a Andrew. «Riprendilo, non ho mai voluto stare con te. Sono innamorata di Jason e nessuno potrà mai cambiare le cose.» Incrociai le braccia al petto proseguendo. «E vorrei dirti un'altra cosa.» Alzai l'indice guardandolo negli occhi. «Hai fatto tante cose brutte, ma non credo tu sia cattivo... penso solo che tu ti sia sentito in trappola, così come è successo a me. Però puoi cambiare le cose, puoi dire 'no', hai una scelta. Non lasciare che siano gli altri a dirti cosa fare o a metterti i piedi in testa.» Le cose che avevo detto erano sincere. Andrew, frustrato, tirò un pugno sul bancone e uscì a passo svelto dall'appartamento. Guardai la porta d'ingresso aperta, domandandomi se mi avrebbe mai ascoltata. Mentre stavo per andare a chiudere la porta, vidi Sam uscire lentamente dall'appartamento guardandosi intorno.
«Isabel, cos'è successo?» Domandò con aria un po' assonnata, era ancora in pigiama.
«Vieni, ti racconto.» Accennai un sorriso e lo lasciai entrare in fretta per poi richiudere alle nostre spalle.
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Second Star To The Right
RomansIsabel Evans è una ragazza modello, intelligente, figlia di una ricca ma severa famiglia. Ha tutto quello che vuole, o quasi... Per anni ha sempre e solo fatto quello che i genitori le avevano imposto. Voleva renderli orgogliosi, ma loro sembravano...