Capitolo 4

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"Perché cazzo mi hai appena dato uno schiaffo?" Ashton si portò una mano sulla guancia da me poco prima colpita, con un'espressione scioccata sul viso.
"Hai avuto il coraggio di fumarmi davanti, e io ci sto male, lo sai. Poi, non puoi dirmi dal nulla cosa devo o non devo fare, e comunque è stato Luke a infastidirmi." incrociai le braccia al petto senza delle scuse non avrei fatto nulla, non doveva trattarmi così.
"Scusami, sono stato uno stronzo per la sigaretta, ma Luke è pericoloso, lui l'anno scorso è stato squalificato dalla Dark Run, perché gareggiava sotto effetto di cocaina" disse  a malincuore, ma io non lo ricordavo e non è uno che si scorda facilmente, corrucciai la fronte e lo guardai dritto negli occhi.
"Ashton, io non ricordo Luke, è passato solo un anno, perché non ricordo né il suo nome né il suo volto?" il ragazzo si passò una mano sul volto, e sospirò era una situazione che non gli andava a genio.
"Gareggiava sotto lo pseudonimo di Black Speed, portava i capelli corti e sempre un cappuccio di lana nero e una mascherina del medesimo colore," si appoggiò alla moto guardando il cielo, quel giorno carico di nuvole grigie."Era il mio migliore amico, ci allenavamo insieme, poi ha iniziato a farsi di cocaina, sporadicamente, poi prima delle gare, l'hanno beccato dopo un mese e mezzo dall'inizio della DR, aveva le carte per vincere, ed è tornato per farlo."deglutì rumorosamente, mentre in lontananza udimmo un tuono "Non gareggiare, potrebbe farti del male, andate anche  a scuola insieme...non ti conviene, saresti sempre in pericolo." si avvicinò e mi prese le mani tra le sue "Per favore," sussurro, io mi allontanai da lui scuotendo la testa.
"Portami a casa, mi prendo la mia moto e mi alleno da sola." scosse la testa e si mise le mani ai lati di  essa, sapevo che così lo innervosivo.
"Lo faccio per te Mad..." sussurrò avvicinandosi il più possibile.
"E io lo faccio per me pure, io devo gareggiare, è un fottuto anno che gareggio e questa è la competizione più importante. Tu non puoi togliermela per un degenerato. No! Con o senza il tuo aiuto io arriverò almeno in finale." sbuffai come una bambina capricciosa, mentre le prime gocce di pioggia cadevano sul cemento.
Chiuse gli occhi e mi abbracciò, mi circondò con le sue potenti braccia, per poi darmi un bacio a fior di labbra, eravamo due persone difficili che ci scontravamo spesso, ma infondo lo facevamo l'uno per l'altro.
"Se non posso farti cambiare idea per nessun motivo, allora preferisco starti accanto. Oggi ti alleno sotto la pioggia," sorrisi; contro la mia testardaggine pochi riuscivano a sovrastarmi. "Magari avverti tuo fratello che stasera dormi da me," mi fece un occhiolino, scatenandomi brividi in tutto il corpo, e io non potei rifiutare.

Dopo due ore di intenso allenamento e una carrellata di pioggia ci dirigemmo subito a casa di Ashton, abitava da solo, da un anno circa e il suo appartamento mi era sempre piaciuto: tutto sui toni del bordeaux e il color crema, semplice ma adatto a lui.
Ci facemmo una doccia bollente insieme riempiendoci di baci,sfiorandoci ogni centimetro di pelle, provocandoci mille  farfalle nello stomaco e fosse stato per noi non saremmo mai usciti, ma lo stomaco di Ashton pretendeva cibo e il mio altrettanto.
Cenammo con una semplice porzione di pasta precotta e riscaldata, poi ci mettemmo sul divano.
Eravamo così strani noi due, magari non ci cercavamo per mesi e poi recuperavamo tutto in poche settimane, ma amavo questo rapporto così libero, ma allo stesso tempo solido.
"Ti va di metterci nel letto? " mi chiese accarezzandomi i capelli ancora umidi, io annuii, non era la prima volta che stavamo insieme, e con lui mi sentivo sicura, a mio agio.

"Oggi è venerdì!" annunciò entusiasta Corinne non appena entrammo in classe, mi sedetti distrutta, buttandomi a peso morto con la testa sul banco "Secondo me, ultimamente passi troppo tempo con Ashton, fate attività stancanti? " alzò e abbassò le sopracciglia in modo allusivo e io le lanciai la gomma da cancellare in faccia giocosamente.
"Sono solo stanca, non dire cose non vere..." biascicai fulminandola con lo sguardo.
"Certo, non vere, come se non lo noto che è la seconda volta che vieni a scuola con i suoi vestiti, si, si vede che sono suoi," il suo sorrisetto mi mandava in bestia, così alzai gli occhi al cielo.
"OK, ho passato qualche notte da Ashton, ma ne ho bisogno." mi misi seduta composta per via del l'entrata del prof seguito da alcuni studenti, che fortunatamente arrestò il fiume di parole che stavano per uscire dalla bocca di Corinne.
Dopo due notti passate da Ashton, quel venerdì decisi di tornare a casa, sapevo che né Michael né mio padre sarebbero stati felici del fatto che non avevo avvertito per le notti precedenti, né del fatto che ero stata due notti a casa del mio ragazzo, ma in fondo, non me ne importava più di tanto.
Non appena aprii la porta di casa  posai lo zaino a terra all'entrata e andai verso la cucina, dove sentivo un vociare , li dovevo affrontare.
"Ciao" dissi a mio padre ancora in uniforme e a mio fratello intento a cucinare un dolce, i due mi guardarono malissimo.
"Dove sei stata signorina? Non dire da Corine, perchè ho chiamato suo padre" perfetto, ora avrei dovuto dire la verità anche a mio padre, sbuffai.
"Sono stata da Ashton, si ho dormito da lui." lo sguardo di mio padre si fece più duro, mentre il bastardo di mio fratello, che lo sapeva rideva sotto i baffi.
"So che tu e Ashton, state insieme da ormai un anno, ma ricordati che è più grande e se poi ti chiede troppo?" lo bloccai con la mano, non volevo sentire quel discorso, già la mamma ci aveva pensato l'anno scorso, prima di andarsene, a farmelo.
"Tranquillo, siamo entrambi abbastanza grandi da sapere cosa facciamo, e comunque oggi ho preso A nel compito di storia, quindi, Mike, i piatti li lavi tu stasera." diedi una pacca sulla spalla a mio fratello.
"In questi due giorni li ho lavati sempre io, visto che tu non c'eri, ti prego oggi fallo tu..."  i suoi occhi da cucciolo potevano intimidire tutti ma non me, o almeno a volte succedeva ma non quel giorno.
"Ah, ragazzi" disse mio padre rientrando in cucina, che aveva appena lasciato. "In città girano voci di gare clandestine, vicino la vecchia base militare, state attenti e lontani da quel posto," spalancai gli occhi, la competizione non era ancora iniziata e già la polizia ne era al corrente, bene, perfetto direi.
"Grazie dell'informazione" sorrisi fintamente, e appena mio padre lasciò la stanza guardai mio fratello: si era fatto la tinta, e io me n'ero accorta solo ora, sorrisi.
"Non guardarmi, starò attento, con Harry ti stiamo risarvando un posto, nel lato vicino la mia postazione" annuii ma nella mia mente ridevo, povero illuso.
"Ti sta bene la tinta viola, ora si che siamo fratelli!" alzò gli occhi al cielo giocosamente sorridendo. "Sappi che se l'hai finita ti uccido." continuai per poi sorridere a mia volta e decisi che era l'ora di iniziare a pensare al giorno dopo.
Quel giorno Ashton mi aveva allenata bendandomi e dandomi lui le indicazioni, era stato un vero stress, ma c'è l'avevo fatta, ero Madison Clifford, potevo fare tutto.

-----REVISIONATO

EI

CIAO

Allora, ditemi che li shippate a questi due, perchè scrivere di loro è bellissimo, anche se , beh, non può andare sempre tutto rose e fiori, vi avverto prima.

Si sa in giro già delle gare clandestine, ma voi avete capito che lavoro fa papà Clifford? 

E poi perche la mamma se n'è andata?

Mi piace un botto fare domande a cui so le risposte.

Ok la smetto.

Se qualcuno sa come prendere i soundcheck, mi scriva,grazie .

Alla prossima.

Dark Run || L.H.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora