Capitolo 3: Minions da paura

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«Ho deciso: chiamate quel vostro amico psicoterapeuta. Voglio provare con una seduta. Una, se poi non funziona mollo tutto e voi mi lascerete in pace. Questo è il mio patto.»

Zia Beth se ne stava seduta a gambe accavallate sul divanetto in salotto intenta a sfogliare un libro di ricette. A seguito di quella stramba apparizione si era abbassata gli occhiali da lettura per osservare meglio Lauren.
Nello sguardo della donna non avrebbe potuto esserci altro che puro sbigottimento.

Qualcosa stava inesorabilmente cambiando: la ragazza minuta e indifesa che stava in piedi proprio davanti a lei aveva seriamente accettato di lasciarsi aiutare.
Quello sarebbe stato un giorno da ricordare, comunque fossero andate le cose.

Nessuno dei presenti in un primo momento potè davvero credere che Lauren avesse finalmente deciso di uscire dal vortice in cui vegetava da oltre due anni. Zio Jean sembrava allucinato, Maria non riusciva a smettere di sorridere.

Ma l'emozione più grande la provò Beth: abbandonare per la prima volta uno dei suoi libri preferiti fu più piacevole che leggerlo. Esplose di gioia senza riserve e gettò il tomo letteralmente in aria.

«Siamo così felici! Vedrai che il dottor Colton ti aiuterà e noi ti sosterremo! Inizieremo la terapia quanto prima!»

«Dannazione, zia! Rallenta! Ho solo detto che voglio provarci, non che alla fine ci andrò!» Lauren indietreggió come a voler schivare una scarica di proiettili impazziti.

La famiglia già si stava barcamenando tra le spese da sostenere per la terapia e il non condiviso entusiasmo da parte di Lauren per la bella novità.

Ma lei in effetti era così e nessuno si sarebbe potuto aspettare nulla di diverso. Lauren difficilmente riusciva a deporre l'ascia di guerra per dar ragione agli altri; la priorità era sempre stata quella di far fronte solo a se stessa e ai propri bisogni. Fino a pochi minuti prima andare da uno strizzacervelli non era stata affatto un'impellente necessità e nemmeno un'opzione contemplabile.

Eppure, sebbene si trovasse ancora restia all'idea di frequentare lo studio del dottor Colton, la cosa dell'ipnosi regressiva l'aveva beccata bene.

«Dirò a tuo zio di telefonare al medico subito. È un amico, vedrai che in settimana avrai il primo appuntamento» disse Beth riponendo il libro sullo scaffale.

«Andateci piano, io non ho tutta questa  fretta. Ho detto solo che voglio darvi una possibilità, ma non prendetela come oro colato.»

Lauren si diresse verso l'uscita del salotto in silenzio così come era entrata, intenzionata nel lasciare alla famiglia il tempo di metabolizzare la novità. Forse lei stessa avrebbe preteso un po' di spazio, giusto per capire in che direzione stava andando. Le cose nuove le facevano paura, ma allo stesso modo la eccitavano come non mai e quella cosa dell'ipnosi regressiva l'aveva incuriosita come non succedeva da tanto.

Percorrendo le scale si rese conto di tutta la faccenda e del guaio in cui si era cacciata dal momento che aveva  accettato di andare da Colton. Si era lasciata abbindolare dalle moine di zia Beth, ma soprattutto si era lasciata sopraffare dalle parole dure di Maria.
Era stata debole o semplicemente coscienziosa? Forse entrambe le cose, ma in realtà non le importava più cosa gli altri pensassero di lei; ormai aveva accettato e i giochi potevano cominciare. Tutto sommato le sfide le erano sempre piaciute.

Se da un lato non vedeva l'ora di sapere qualcosa in più del proprio passato, dall'altro l'idea di conoscere la verità la impauriva al punto da smettere di pensare lucidamente. Cosa le sarebbe successo? E se avesse scavato nella direzione sbagliata? Troppe erano le incognite che le attanagliavano la mente. L'unica certezza era che si sentiva sfinita.

Cold Winds [COMPLETA IN REVISIONE]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora