Capitolo 13: Sospetti

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《Gli inquirenti hanno inquadrato il luogo da cui lo sconosciuto ha mandato il messaggio.》

Zio Jean, intento nel preparare la cena, accolse Lauren con una notizia decisamente stupefacente. I poliziotti avevano trascorso giorni interi alla ricerca del mittente e finalmente dovevano esserci riusciti.

《Si tratta di una fabbrica dismessa alla fine di Dame street. 》aggiunse zia Beth, un particolare in più alla notizia che lo zio aveva appena riferito a Lauren.

Era sempre stato vicino a lei.
Era a pochi metri da casa degli zii.
L'aveva già trovata.

《Ne sono sicuri?》

《Sì, Lauren. Ne sono certi. Ha utilizzato un dispositivo, come si dice...》

Beth era solita gesticolare per farsi intendere. Anche in quel contesto non potè fare a meno di mimare le proprie parole.

Usa e getta?》intervenne Maria.

《No, non proprio. La persona che ci sta dietro è pratico di tecnologia. Eppure, l'aggeggio è rimasto acceso abbastanza per rintracciarne l'indirizzo IP. Non me ne intendo, ma credo sia una gran cosa.》

《Potrebbe non aver usato un cellulare, ma un computer. 》

A Lauren girò la testa. Gli zii, esattamente come lei, andavano brancolando nel buio. Poco importava se Franklin avesse usato un dispositivo usa e getta o un profilo falso. Il messaggio le era arrivato comunque ed era stato capace di scuoterla a tal punto da non farla dormire per notti.

《Gli investigatori hanno deciso di ridarti il tuo cellulare. Sono giorni che aspettano una chiamata o un messaggio. Nessuno ha più scritto o telefonato. Credono non ci sia più bisogno di trattenerlo, non sono nemmeno sicuri si tratti davvero di Franklin. Ci sono decine e decine di idioti in città che trovano divertente spaventare le persone. Potrebbe essere solo la bravata di qualche stupido ragazzino. 》per la prima volta zia Beth si permise di essere scurrile. Difficilmente utilizzava parolacce davanti alle ragazze. Rispettava sempre un codice tutto suo di buone maniere che le imponeva il non sproloquiare per nulla.

《Tutto quì? La storia di trovarlo e metterlo di nuovo dietro le sbarre muore così?》

《Hanno controllato la fabbrica, Lauren. Non hanno trovato niente, nessun indizio. Per di più, Franklin è costantemente vigilato. Credono che non possa essere stato lui. 》

No, non era possibile. Doveva essere per forza stato lui. Chi sennò? Lauren non ricordò di nessuno tanto maligno da poterle fare uno scherzo del genere.

《Dovrei solo far finta che non sia mai successo e continuare la mia vita come al solito?》il tono di Lauren mutò in un lamento. Proprio non si trovò in grado di accettare che il tutto venisse archiviato così. Anche gli zii e Maria avevano sentito il messaggio, perché allora solo lei nutriva timori nei confronti di esso?

《Teniamo solo gli occhi aperti, ma sì. Devi prendere tutta questa faccenda solo come uno stupido scherzo. Molti sanno della liberazione di Franklin, non si sa mai cosa possa fare la gente per divertirsi un po'. 》

《Non si spiega come possa aver avuto il mio nuovo contatto.》questo, per Lauren, era in ogni caso un dettaglio non indifferente.

《Te l'abbiamo già detto.》si intromise zio Jean. 《Questo Tizio, o donna che possa essere, è un maniaco del computer e un magnate della tecnologia. Ci sa fare. Probabilmente lo fa per mestiere. 》

Ma che diavolo, no, non poteva essere possibile. Non era proprio fattibile.

Eppure, nonostante cercasse di levarsi quella strana convinzione dalla mente, una lampadina venne per accendersi e illuminare la coscienza di Lauren, una scarica di ricordi confusi che le urlarono un solo nome. Le venne la pelle d'oca.

Kevin.

                          **********

Roland Kevin Kors era sempre stato uno dei migliori amici di Lauren, sin dai tempi delle scuole primarie.
Si erano conosciuti tra i banchi di scuola quando ancora Lauren era una bimba spensierata e divertente, una buona amica e una piacevole compagnia.

Avevano frequentato le stesse scuole, lo stesso giro di amici, i medesimi posti. Kevin era sempre stato non solo un ottimo amico, ma anche un buon fratello acquisito.
I due avevano sempre condiviso tutto, le prime cotte, le prime sbandate e i problemi famigliari a cui entrambi, in giovane età, si trovarono presto chiamati a far fronte.

Dopo l'atto di Franklin, a discapito della salute fisica e psichica di Lauren, Kevin si vide obbligato a prendere le distanze dalla stessa. Non di meno, era primo cugino dell'assalitore, cosa che lo andava a mettere in un posizione ancora più scomoda.

Dovendo scegliere, tra Lauren e Franklin, alla fine si vide obbligato a propendere verso quest'ultimo.
E non solo per il fatto che fosse un parente. Lo aveva scelto anche perché non aveva mai potuto credere che Franklin potesse essere stato in grado di fare del male ad una persona. Tutti lo avevano accusato senza motivo, basandosi solo su teorie di persone che, ai tempi del fatto, non erano nemmeno state presenti.

Lauren, forte delle proprie idee, quel giorno aveva preso la decisione di evadere da casa degli zii senza farsi beccare, con l'intento di trovare Kevin. Non si parlavano da oltre due anni, ma forse era giunto il momento di mettere nero su bianco alcune cose.
Certo, non era stato facile sfuggire dal controllo maniacale degli zii. Lauren aveva dovuto portare dalla sua parte Maria, comprando il suo silenzio con un nuovo lettore mp3, che le avrebbe acquistato solo dopo aver incontrato Kevin. Semmai gli zii le avessero chiesto, Maria avrebbe dovuto rispondere vagamente, dicendo solo che Lauren si trovava come sempre nella sua stanza, dormiente, con la solita pretesa di non essere disturbata. Questo, spesso, si dimostrò sufficiente per dissuadere gli zii dall'interpellarla per la cena o per qualsiasi altra cosa potesse riguardarla.

La voce gracchiante del sintetizzatore vocale condusse Lauren sino all'appartamento in cui Kevin viveva ancora con i suoi genitori. Lei lo ricordava bene quanto Kevin fosse sempre stato bravo con la tecnologia. Era stato un vero maestro della truffa ai tempi del liceo, armato di trucchetti ingeniosi per non farsi riconoscere nel mondo del web. Poteva scovare ogni cosa di suo interesse, un numero telefonico ad esempio, oppure le password degli amici sui social.

Per Lauren fu impossibile non pensare a questo piccolo dettaglio, poiché Kevin era stata una di quelle persone che non aveva dimenticato mai, nonostante il trauma.
Di lui conservava ancora tanti ricordi piacevoli.
Per lo meno, sino al momento in cui Kevin non si sentì obbligato a propendere verso la scelta di uscire dalla sua vita, senza darle alcuna spiegazione.

Ci mise un po' per trovare il campanello. Per tentativi, cercò l'aggeggio sul muro, finché non fu capace di premerlo. Riconobbe quel suono, lo stridio del citofono di Kevin.
Non potè sbagliarsi. La memoria si rese complice, ancora una volta.

La accolse una voce calda, maschile e cresciuta. Quella di Kevin, ma Lauren la trovò comunque diversa rispetto al passato. Si era fatto uomo.

《Chi è?》

《Sono Lauren. 》

Ci fu un momento di silenzio, eterna attesa per entrambi. Lauren sentì il disagio farsi sempre più predominante. Era passata una vita da quando non parlava con Kevin e tutto sommato le era pure mancato.
Si chiese semmai lui avesse ancora piacere di rivederla, di parlarle. Tante erano state le cose intercorse tra loro, innumerevoli momenti piacevoli a scontrarsi con quegli ultimi due anni di silenzio.  Lauren si chiese se avesse fatto bene ad allontanarsi da casa solo per discutere con Kevin e quale punizione le sarebbe toccata semmai gli zii si fossero accorti della sua assenza. In cuor suo si sentì pronta per un rifiuto che l'avrebbe convinta ad andarsene, una volta per tutte.

Inaspettatamente Kevin riprese a parlare. La barriera, che per anni li aveva tenuti separati, finì per essere abbattuta una volta per tutte.
Il tiro della porta produsse un suono sordo e quest'ultima si rese disponibile per essere aperta dalle mani di Lauren.

《Sali. Ho poco tempo, ma non ti nego di essere contento che tu sia qui.》









Cold Winds [COMPLETA IN REVISIONE]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora