《C'è qualche novità su Franklin?》domandò il dottor Colton, intento nel riordinare appunti di precedenti sedute.
Lauren avrebbe tanto voluto dirgli di sì, ma sarebbe stata una bugia. Tutti andavano ancora brancolando nel buio, alla ricerca di qualche indizio che potesse incastrare Franklin, per l'ennesima volta.Non che camminare avanti e indietro nella stanza potesse risolvere la questione, ma Lauren sentì fosse l'unica cosa da fare per stemperare la tensione.
"È ora di iniziare a scavare più in profondità, credo tu sia pronta" così gli aveva detto il dottor Colton, una volta iniziata la seduta di ipnositerapia.
Lauren era nervosa per svariati motivi e non solo per via della pretesa di Colton di volergli spogliare la mente.
C'era anche un altro fatto che le tornava alla mente.
Come poteva Fiammifero averla sentita suonare il piano, se quel giorno non era venuto nello studio di Victor per prendere parte al suo appuntamento?《Siediti, Lauren. Non ho intenzione di traumatizzarti. Tuo zio Jean, insieme a Beth, mi hanno raccontato che non hai nessun ricordo di Franklin. Vorrei partire dal principio.》
Insieme alle memorie di adolescente, di bambina, Lauren aveva rimosso anche il trauma legato a Frank. Il suo cervello, fedele compagno, aveva ben pensato di eliminare ogni significativo episodio legato a traumi e sofferenze, lasciandole strascichi di memoria apparentemente inafferrabili.
Come questa cosa fosse possibile, era per Lauren un vero rebus. Le uniche cose che ricordava con chiarezza erano il profumo di sua madre, qualche nota al pianoforte, il proprio nome e cognome e alcune conoscenze legate a persone, a scuola. Nulla più.Non c'era un viso, un episodio che fosse certa di aver vissuto davvero, dal momento che erano sempre gli altri a raccontarglielo. Lauren era semplice da convincere. Se qualcuno le avesse detto che prima dell'incidente sapeva volare, lei non avrebbe potuto metterlo in discussione. Non poteva mettere in dubbio ciò che non sapeva e pertanto finiva con il fidarsi delle opinioni altrui.
Questo era uno dei tanti motivi per cui gli zii volevano che ricordasse il proprio passato. Perché tutti potessero smettere di penetrare nella sua testa alla ricerca di qualcosa che non aveva intenzione di destarsi in autonomia. Il ricordo andava forzato, solo ricordando Lauren sarebbe guarita dallo stato semi depressivo in cui vegetava da oltre due anni. Le servivano risposte, anche se incapace di ammetterlo a sé stessa.《Mi servono un paio di minuti.》
《Te li concedo.》
Victor si lasciò scivolare sulla sedia, in attesa che Lauren si convincesse.
Non appena la ragazza fu pronta per affrontare il primo dei propri demoni, la seduta poté iniziare.《Torniamo insieme alla prima volta che hai visto Franklin. Hai qualche ricordo legato ad esso?》
Colton si aspettava la verità o una bugia?
《Il buio. Non ricordo niente di Frank faccia di culo. 》
《Invece un ricordo esiste. Se lo chiami faccia di culo, evidentemente qualcosa dei suoi lineamenti lo rammenti. 》
Lauren parla animatamente con Margot, sua amica d'infanzia e compagna di classe. È il primo dicembre, Dublino è avvolta nel ghiaccio e nella nebbia, come al solito. Qualcuno ha già addobbato le case a festa. Le strade, i vicoli, i pub. Tutto è particolarmente luminoso.
Le due ragazze stanno aspettando qualcuno, degli amici. Per ovviare all'attesa hanno ordinato due bibite. Il pub in cui si sono incontrate è caldo, accogliente, rifinito e dalle tinte scure. L'odore del legno curato, della pelle sui divanetti, rende l'atmosfera caratteristica, tipica dei migliori pub irlandesi. Qualcuno sta già mangiando di gusto. La cameriera vaga per i tavoli consegnando Irish Stew, Dublin Coddle e il Boxty, un piatto a base di patate che anche Lauren ama molto. L'odore le risveglia l'acquolina, al punto da ordinarne uno a sua volta. Margot la informa che Kevin porterà con sé un suo cugino, un tipo interessante appena trasferito dagli States in Irlanda.
In un primo momento, a Lauren non interessa. Il suo Boxty Potato la distrae da tutto il resto, anche dall'imminente arrivo dei ragazzi nel pub.
Qualcuno le rammenta di essere davvero incommentabile. Lauren mangia sempre e ovunque, i suoi amici lo sanno. È Kevin a burlarsi di lei, cercando di attirare l'attenzione dei presenti sul nuovo arrivato. Accanto a Kevin, un ragazzo ancora in piedi attende di essere accolto al tavolo. Porge la mano verso i presenti, sino a giungere al momento di stringere quella di Lauren. È solo allora che lei si accorge del tipo. È parecchio più vecchio del resto di loro, probabilmente più vicino alla trentina. La corporatura, celata da un cappotto pesante sembra essere nella media, forse il tipo è solo leggermente in carne. Lauren lo guarda negli occhi e si accorge dell'oscurità contenuta dentro essi. Dice di chiamarsi Christopher Franklin, di avere ventisei anni e di essersi trasferito a Dublino per lavoro. Parla tanto, dice a tutti di essere davvero felice per il fatto che finalmente può conoscere nuove persone. È nettamente il più vecchio del gruppo, poiché tutti i presenti hanno a malapena diciassette anni. Sebbene questo, si trova bene subito e forse perché non ha altra scelta, se non frequentare il gruppetto del cugino Kevin.
Lauren non può non notare una particolarità di Franklin. Mentre parla e, badare bene, lo fa di continuo, ha il vizio di toccarsi i capelli. Sposta di continuo il ciuffo, una ciocca ribelle che tiene volutamente più lunga rispetto al resto. Più la porta indietro, più essa si fa prepotente e torna nella posizione iniziale, proprio sugli occhi e con lo scopo di coprirli. Tutti ordinano del cibo, a parte Lauren. Lei ha ancora davanti a sé il Boxty Potato, ma è diventato freddo. Si accorge di aver smesso di mangiare da quando Franklin è arrivato nel pub, rapita da alcune argomentazioni da lui esposte al resto del gruppo. Franklin ha ammaliato tutti parlando degli States, delle cose belle da vedere. Ha ammaliato sopratutto Lauren. Sì, lei crede che Franklin potrebbe davvero piacerle.《Ok, ok, Lauren. Basta così. 》
Scossa e avvolta da brividi, Lauren tornò nello studio di Victor.
Lui le stava accanto, le aveva posato una mano sul ventre e una sulla testa, per cercare di infonderle tranquillità. Per farle capire che nell'evocare quel particolare ricordo non era stata sola.《Mi ricordo il suo viso.》
《È già un bel passo, Lauren. Sono piacevolmente sorpreso. Molti non ce la fanno ad evocare immagini nitide come hai fatto tu.》
《Non capisco perché l'ho sempre chiamato faccia di culo. 》si trattava per Lauren di una bella ammissione di colpa.
Era sicura comunque che non avrebbe ricevuto un giudizio da parte di Colton, era il suo medico e doveva essere preparato a riflessioni di quel tipo da parte di Lauren.Victor tornò alla propria scrivania, con l'intento di abbozzare qualche informazione in più sulla faccenda che andava studiando.
《Credo che il nome da te coniato per Franklin non abbia nulla a che fare con i connotati del ragazzo, ma piuttosto con l'esperienza che tu hai di lui. Non trovi?》
《Deve essere così. Le mie emozioni mi hanno evocato un ricordo piacevole di lui, come può essere possibile?》
《Tutto è possibile.》convenne Colton prima di proseguire verso teorie ancora abbozzate. 《La mente è capace di ogni cosa, anche rammentare una situazione positiva in un contesto che non lo è. Per oggi abbiamo fatto un bel passo, la nostra seduta è finita.》
Lauren lasciò lo studio di Colton con il cuore pesante. Non sapeva spiegarsi quel ricordo, le emozioni che ne erano scaturite.
Zia Beth era già arrivata, sostava in strada sotto lo studio e la attendeva con l'auto accesa, pronta per riportarla a casa.Il silenzio permeò lo studio e Victor rimase da solo per affrontare i propri appunti e dare un senso alla seduta. C'era qualcosa che non gli tornava all'appello, cose che ancora non erano chiare. Una situazione fatta di antipodi.
Per tutto il corso della seduta, nonostante Lauren avesse risposto alla paura attraverso spasmi e brividi, essa con gli occhi sbarrati e i muscoli tesi, non si era resa conto di una cosa, una particolarità inattesa.
Una curva, una manifestazione espressiva nata sul suo volto, davvero molto simile ad un sorriso.
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Cold Winds [COMPLETA IN REVISIONE]
Storie d'amore"Lo sentiva tra la folla, il suo odore, e ogni sferzata di vento era un brivido di paura. Era il fetore della persona che più detestava al mondo quello che Lauren percepiva così distintamente. Ne era certa: l'avrebbe riconosciuto anche in mezzo a ce...