Londra, 17 gennaio 1926.Roger
Apro gli occhi.
Sono in ritardo.
Mi lavo e mi vesto velocemente, per poi correre giù dalle scale e uscire con una mela in bocca rubata in cucina.
Corro verso l'Università con la cartella in mano, intento a ficcarci dentro libri presi a casaccio dalla scrivania, non so nemmeno se sono quelli giusti.
Sono talmente preso da quello che sto facendo, che non guardo dove vado, e per questo dopo pochi istanti mi ritrovo scaraventato a terra da qualcuno che mugugna poco distante da me.
Alzo il capo, per poi balzare in piedi non appena riconosco il volto della persona con la quale mi sono scontrato.
Non ci posso credere, ancora lui?
Quell'immigrato?- Ehi, tu! Come hai osato buttarmi giù? -
- Scusami? Sei tu che mi sei venuto addosso! - urla Farrokh, per poi girarsi e riconoscermi.
- Ancora tu? Ma che cosa vuoi da me? Possibile che non si può nemmeno passeggiare tranquilli? Ce l'hai fatta, mi hanno licenziato anche dal ristorante, ora sono di nuovo senza occupazione, ed è tutta colpa tua! Ora mi vuoi pure far andare all'ospedale? -
- Ma chi ti considera a te, sei una nullità e pensi di essere al centro del mondo, che arroganza! Ti rendi conto che sei tu che hai causato la tua espulsione dal ristorante? Io non ho fatto nulla di nulla... - urlo io, per tutta risposta.
- Senti io ho altre cose da fare anziché stare qui a litigare con te, per cui se non ti dispiace me ne vado, sua maestà- mormora lui, voltandomi le spalle.
- Come osi chiamarmi in quel modo?! E come osi voltarmi le spalle?? - strillo, furioso, ma visto che non mi considera più e continua a camminare in direzione opposta, io mi impettisco ancora di più e sbatto i piedi per terra, incrociando le braccia sul petto.
- Tanto non m'importa, non significhi niente per me. Hai capito? HAI CAPITO?? Non mi fa né caldo e né freddo se te ne vai e mi lasci qui...CAPITO?? -
- Si si, ho capito perfettamente... - sghignazza lui, poco lontano.
- Ecco, quindi...vai via! - esclamo, sempre più offeso per non venire minimamente considerato.
- Lo sto facendo... - risponde lui, con naturalezza.
Rassegnato, lo guardo andare via, per poi abbassare lo sguardo.
Come ha potuto andare quell'immigrato? In quel modo poi! Che razza di maleducato...ma che si può fare, la sua razza li sforna tutti così.
Penso, tra me e me.
Non passa poi così tanto tempo, quando sento una presenza vicino a me, e la pressione di due occhi bruni che mi fissano.
Alzo lo sguardo.
Non mi sbagliavo.
Balzo in piedi, infuriato.- Perché sei ritornato? Non ti avevo ordinato di andartene? -
- Veramente sono io che ho deciso di andarmene di mia spontanea volontà...non hai il controllo sulle persone, bambino viziato -
- Io non sono un bambino viziato! E non hai ancora risposto alla mia domanda, razza di immigrato! -
- Beh, stavi piangendo come un bambino viziato, non potevo resistere alla tua adorabile espressione da cane bastonato... -
- Io non stavo piangendo! -
- O stavi per farlo...sotto sotto nutri un certo interesse nei miei confronti, smettila di fare l'orgoglioso e confessalo -
- I-io non devo confessare proprio nulla! -
- Non cercare di resistermi...è sempre peggio, lo sai? - incalza lui.
- Oh, e va bene, basta che tu smetti di stressarmi! - mi arrendo io.
- Molli la presa molto facilmente...allora non sei poi così tanto orgoglioso...o forse ti importa più di me che del tuo orgoglio... - ghigna lui, con fare beffardo.
- Oh, smettila! Mi stai irritando -
- D'accordo, ora la smetto sul serio. Ma mi piace prenderti in giro, non so perché, forse sei il tipo di persona giusto... -
- Smettila, smettila e smettila! -
- Allora cambiamo argomento. Perché di qui non se ne esce, una battuta tira l'altra! Ti va di venire a fare due passi con me? - a quella proposta, arrossisco.
- Ehm...v-va b-bene... -
Sì, lo so, ho lezione all'università...ma se manco una volta non succederà nulla, insomma...ci vado tutti i giorni. Non mi ricapiterà mai più di uscire con Farrokh...
Penso, tra me e me.Così, io e Farrokh ci incamminiamo, l'uno affianco all'altro, senza fiatare.
Ci pensa Farrokh a rompere il ghiaccio, mormorando- Certo che è curioso il fatto che continuiamo a incontrarci... -
- Già... - accenno io, abbastanza distratto da cosa penserà mia madre del fatto che in questo momento sto parlando con l'immigrato che le ha sporcato il vestito.
- Cosa pensi che possa significare? - insiste lui, e io mi stringo nelle spalle.
- BAH, non lo so...nulla. -
- Non ci rifletti mai sulle cose? -
- Beh...sì ma non su tutto ciò che mi capita... -
- Capisco...beh, io penso che se continuiamo a incontrarci vuol dire che il destino sta cospirando affinché qualcosa tra noi due si realizzi... - a quelle parole, io arrossisco, abbassando il capo, e Farrokh sghigazza.
- Sai...in effetti c'è una cosa che ti vorrei chiedere...insomma, tu suoni il piano in modo eccellente...e....insomma, mio padre vuole dare una festa per celebrare il suo ritorno a casa...e mi ha detto che cercava un pianista bravo...offre un'ingente somma di denaro in cambio...e tu hai anche perso il lavoro...ti andrebbe di...insomma, di..aiutarmi? -
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Come Amare Sull'orlo Del Baratro-Froger
FanfictionInghilterra, 1926: Michael Taylor, un ricco banchiere in cerca di un pianista che suoni nelle sue feste, assume Freddie Bulsara sotto consiglio del figlio Roger, interessato a lui in una forma ben lontana da una semplice amicizia.