Londra, 2 agosto 1926.
Rosie
Nessuno vuole dirglielo.
Nessuno ha il coraggio di aprire bocca, nemmeno la sua stessa madre.
Lo devo fare io, costretta dall'assassino della matriarca.
Sospiro.
Temo il peggio.
Busso tre volte alla porta di Roger, chiusa da giorni.
Appena mi apre, lo guardo sorpresa.
È vestito bene, profumato, i capelli in ordine, la barba fatta, e il volto illuminato da un elemento che per giorni è mancato.
Il sorriso.
Rabbrividisco all'idea di doverlo spegnere.
Io desidero solo il bene per lui, e non voglio che soffra ancora.
Sua nonna era il suo punto di riferimento più grande, mi è impossibile rivelargli una cosa del genere.
Non so nemmeno dove iniziare.
Finisce male, lo so bene.- Oh, Rosie! Proprio te cercavo! Entra, entra pure... - a quella proposta così insolita, mi vado a sedere sorpresa su una poltrona.
Come mai è così gentile con me? Che le cose tra noi siano tornate come prima? Che non ami più Freddie?
- Che...volevi dirmi? - balbetto io, curiosa.
- Prima tu - mi anticipa lui.
- Oh, tranquillo, non era...i-importante - mento io, indossando una faccia di bronzo.
Mi sento una schifezza.
- Oh, OK...beh...ho deciso di partire, e di lasciare questa casa per sempre - a quel punto, io gli rivolgo a Roger il più sbigottito dei miei sguardi.
- I-in che senso? Ma noi ci dobbiamo sposare... -
- Beh, io non voglio sposarmi, quindi non ti sposerò. - risponde lui, con sufficienza.
- Ma...che cosa ti sta succedendo Roggie? Stai male per caso? - chiedo io, mentre il mio cuore piano piano si sgretola.
Il mio amato ignora spudoratamente le mie domande, e inizia a riempire una borsa di roba.
- Ti ho fatto qualcosa di male? Ti ho ferito per caso? - chiedo io, assillandolo di domande, ma niente, lui non ne vuole sapere di ascoltarmi.
- Vuoi ascoltarmi? - sbotto io a un certo punto.
Nulla.
Non mi considera affatto.
A quel punto mi infurio.
- Beh, se vuoi andartene fai pure...ma prima dovresti assistere al funerale... - insinuo io, acida.
A quel punto, Roger si degna di ascoltarmi, e alza gli occhi su di me.
- Funerale? - chiede, confuso.
- Sì, funerale...tua nonna si è buttata dal balcone - alle mie, crudeli parole, Roger rimane agghiacciato.
È in quell'istante che mi accorgo di averla fatta grossa.
Come avevo immaginato, il suo sorriso luminoso si spegne nella più tenebrosa delle espressioni.
Diviene rabbioso, infuriato, furente, e nel momento in cui il suo sguardo si poggia su di me, mi divora il volto.
È in quel momento che trattengo il fiato.
Roger, con un balzo, mi salta addosso, sferrandomi un pugno in piena faccia.
Cado a terra tramortita.
Inizia a scendermi il sangue.- Con quale arroganza sei venuta qui a dirmelo! Chi ti credi di essere? Tu potrai pure diventare la mia sposa, ma non diventerai mai la donna della mia vita! Sei stata tu a ucciderla, non è vero? - tuona la voce di Roger nelle mie orecchie.
- I-io n-non l'ho... -
- Non dirmi che sei innocente perché so che non è così. Tu sei una parassita, pensi di elevarti, ma stai sprofondando sempre di più - mi interrompe Roger, fuori di sé.
A quel punto, si volta dall'altra parte, quasi riflettendo su quanto aveva fatto, e così io mi rialzo.
Lo guardo a lungo, vorrei dire qualche cosa, ma abbasso il capo, e sparisco dalla sua vista.
Roger
Ho picchiato Rosie.
Come ho potuto farlo.
Mia nonna è morta.
Come ho potuto far sì che accadesse?
Sono un'incapace.
Riesco soltanto a complicare le cose ancora di più.
Ma ora basta.
È giunto il momento di reagire.
Lo faccio per mia nonna.
Non posso continuare a rimanere a guardare.
Non posso far agire le persone intorno a me per mio conto.
Devo scendere in campo, e combattere.
Devo andare via, devo andare da Freddie.
Devo riunirmi a lui.
Non importa quello che accadrà.
Afferro la mia borsa e vado alla porta.
La socchiudo, sbirciando fuori.
Non è sicuro.
Rivolgo il mio sguardo alla finestra.
Devo optare per quest'ultima.
L'ultima volta che ho visto mia nonna è passata proprio da quella finestra.
Sorrido.
Devo farlo per lei.A quel punto, mentre mi dirigo verso la finestra, qualcuno bussa alla porta.
Mi immobilizzo, deglutendo un groppo che mi rimane in gola.- Roger! Sono io, ragazzo mio. Apri -
È Lord Gallandher.
Mi mordo il labbro.
È stato lui ad uccidere mia nonna.
Sospiro.Giro sui tacchi e vado ad aprire.
Eccolo lì, mi guarda con un'espressione beffarda in volto.- Buongiorno... - mormora lui, entrando nella stanza.
Si guarda un po' in giro, per poi notare la mia borsa.- Programmi una gita fuori porta per questo fine settimana? - chiede lui, ironico.
Non rispondo.
- Beh, insomma, non mi sorprendi. Abbandoni tua nonna, la tua promessa sposa...sei solo capace di defilarti quando il gioco si fa duro. -
Non rispondo.
Lui si avvicina, e io mi allontano.
Sorride, compiaciuto.
- Hai paura che ti faccia del male? Tranquillo, sei al sicuro. Mi servi ancora per un po'... -
- Io non sposerò mai tua figlia - bisbiglio, con un fil di voce, e l'uomo scuote la testa, ridacchiando.
- Caro e dolce Roggie, lo sai, devi crescere. E tanto. Dimentica l'amore della tua vita, perché non esiste. Sei solo un sognatore ingenuo pieno di fantasia. Renditi conto che la vita non procede come un libro di favole. Tua nonna ne sa qualcosa. Dovresti avere imparato dal suo insegnamento... -
- Tu mia nonna devi lasciarla in pace! - urlo io, andandogli incontro rabbioso, puntandogli il dito contro, ma Lord Gallandher mi afferra per le spalle, girandomi e obbligandomi a sedermi sulla poltrona.
- Ascoltami bene, ragazzino viziato; tu il 24 novembre sposerai mia figlia, volente o nolente. Non lascerai mai questa stanza, finché non te lo dirò io - e detto questo, Lord Gallandher si allontana, prendendo la chiave della mia camera e chiudendosi la porta alle spalle.
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Come Amare Sull'orlo Del Baratro-Froger
FanfictionInghilterra, 1926: Michael Taylor, un ricco banchiere in cerca di un pianista che suoni nelle sue feste, assume Freddie Bulsara sotto consiglio del figlio Roger, interessato a lui in una forma ben lontana da una semplice amicizia.