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Londra, 18 gennaio 1926.

Farrokh

Ho detto sì. Non so perché, percome, l'ho fatto e basta, senza aver paura delle conseguenze.
Infatti ora, non ho paura di nulla.

MA PERCHE L'HO FATTO??????

Arriviamo a casa sua, un castello gigantesco completo di giardino, di parcheggio con macchine extralusso, animali che pascolano tranquilli e un'altissima ringhiera che ci separa dalla sua famiglia.
Deglutisco.
Mi mordo il labbro.
Emetto un respiro profondo.
Il mio cuore inizia ad accelerare il battito.

- Sta calmo - mi ordina Roger, con voce ferma e autoritaria.

- S-sono calmo... - rispondo io, cercando di mascherare al meglio i miei sentimenti.

- E invece no, si vede...lo vedo - mormora, rivolgendo il suo sguardo azzurro su di me.

- Oh, e va bene...è che...non so cosa fare, come comportarmi, se devo dare del lei, del voi, dell'essi, se devo sedermi, se devo accettare del cibo...non so come si comporteranno loro con me, se saranno educati o scortesi, insomma, sono un immigrato, come dici tu, e la tua famiglia sembra dare molto peso a questa cosa, a giudicare da tua madre... -

- Oh, non pensare a mia madre, quando c'è mio padre in casa comanda lui, e lei non ha il carattere adatto per ribellarsi, fa la leccapiedi e la sottomessa - mi rassicura lui.

- D'accordo..e tuo padre è diverso? -

- Beh, non è come mia madre, quello sì. Ma stiamo comunque parlando di un aristocratico inglese, e ricordati che siamo ancora negli anni venti, non c'è molta apertura di mente nell'aria... - a quell'ultima parola soffocata, le mie labbra imbronciate vengono sorprese da un sorriso spontaneo.

- Beh, in realtà tu sei l'opposto di tua madre... - azzardo, e lui mi lancia un'occhiataccia.

- Questo mi è possibile solo perché sono giovane, e mi è ancora concesso sognare un mondo in cui tutti saremo davvero liberi da ogni oppressione. Ma tra qualche anno, sarò destinato a diventare un vecchio scorbutico come mio padre, e mi resterà solo lavorare e fare figli, come tutte le persone di questo mondo - dopo quel suo breve sfogo, le porte del cancello si aprono, e sia Roger che io cerchiamo di darci un tono. Schiena dritta, petto in fuori, e sguardo fiero, temerario.

Passeggiamo per il lungo giardino per poi raggiungere la porta di casa, che viene aperta dal maggiordomo.

- Buongiorno signorino Taylor - saluta il maggiordomo, inchinando leggermente il capo.

- Buongiorno a te, Patrick, ti presento F-F-...Freddie - risponde prontamente Roger, presentandomi, e il maggiordomo rivolge subito lo sguardo verso di me.

- Buongiorno Freddie, la stavamo aspettando... - detto questo, ci fa entrare in casa e ci prende i cappotti, per poi accompagnarci in quella che rispondeva al nome di sala dei ricevimenti.

In quel frangente riesco a lanciare un'occhiata interrogativa a Roger, per il fatto di avermi cambiato il nome. Che cos'ha in mente?

Patrick ci apre la porta, e io sento di stare per svenire da quanto sono agitato.

- Signori Taylor, vostro figlio assieme al pianista...Freddie - ci presenta, e io divento paonazzo in volto. Nella stanza c'è il padre, la madre, il fratello e la sorella. O almeno credo, dato che non si sono ancora presentati. Beh...in realtà non è vero...ho avuto modo di conoscere la madre di Roger...
Sono tutti seduti, e io loro sguardi sono un misto tra curiosità, austerità e superiorità.

- Grazie mille, Patrick...per favore, lasciaci soli - ordina il padre di Roger, e Patrick abbassa il capo e chiude le porte.

- Allora, Freddie...? - chiede il padre di Roger, in attesa di scoprire il mio cognome, e io lancio un'occhiata a Roger, che risponde prontamente.

- M-Mercury....F-Freddie Mercury...è inglese, inglesissimo, purosangue, la sua famiglia vive qui a Londra da generazioni... - mente spudoratamente Roger.

- Ah, molto bene. Hai un bellissimo nome, Freddie. Sai, per noi le radici sono importanti...comunque io mi chiamo Michael, piacere di conoscerti, e lei è la mia consorte Winifred. - si presenta, indicando la donna che le stava accanto.
La signora Taylor appena mi vede sobbalza. Non aveva dato molta attenzione a me prima, giusto un'occhiataccia veloce, ma ora il suo sguardo è cambiato. Aggrotta le sopracciglia e mi scruta con più attenzione.

- Ma io ti ho già visto... - mormora, pensierosa.

- Eh sì per forza mamma, si tratta di uno dei gentiluomini più illustri e conosciuti di Londra, sicuramente lo avrai visto frequentare i più importanti caffè intellettuali che sei solita frequentare... - interviene Roger, interrompendo le sue riflessioni con grande prontezza ma anche con un certo terrore.

- Io sono Trevor Taylor, molto piacere di fare la tua conoscenza, illustre gentiluomo londinese Freddie... - si presenta quello che avevo giustamente individuato come il fratello di Roger, stringendomi la mano con una presa ferrea, tanto da farmi leggermente male.

- E io invece sono Clare! Molto piacere di fare la tua conoscenza, Freddie - cinguetta la sorellina di Roger, saltandomi addosso e stritolandomi nell'intento di abbracciarmi.

- Clare? Sei impazzita per caso? Stai al tuo posto...non mi va che ti strusci in quel modo sugli ospiti...un po' di pudore! - la rimprovera la madre, ma Clare non sembra darle tanto retta.

- Beh, allora! Vogliamo trasferirci in sala musica così che tu possa mostrarci le tue abilità con il pianoforte? Ho chiesto a mio figlio perché lui è molto appassionato di musica, e soprattutto ha orecchio musicale, sa riconoscere molto bene se una persona possiede quel grado di unicità in più, e se mi presenta te, vuol dire che non ci sono dubbi, sei un grande pianista...e quindi, perché non deliziarci le orecchie? -

Così, sotto suo ordine, ci trasferiamo tutti in sala musica...possibile che questi ricconi hanno una stanza per tutto? Ma comunque sia, mentre stiamo entrando, mi sento una mano afferarmi un braccio, e sbattermi contro la parete del corridoio.

È Winifred, la madre di Roger.

Mi guarda con i suoi occhi demoniaci mentre mi stritola il collo con le sue unghie.

- So chi sei...E tu ora sai chi sono io...sono la regina di questo impero, e mai farmi arrabbiare...perché le conseguenze possono essere fatali...non so che cosa hai mente di fare, che cosa trami con mio figlio alle mie spalle, ma quando l'avrò capito, non avrai più via di scampo...Hai capito bene? -

Come Amare Sull'orlo Del Baratro-FrogerDove le storie prendono vita. Scoprilo ora