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Rosephine

Arrivo a casa, ma non passo per il cancello principale, non posso più accedere in casa mia per colpa di quel farabutto di Lord Gallandher.
È assurdo, sono una ladra in casa mia.
Ma lo farò, pur di non fargliela fare franca.
Si vuol prendere ciò che è mio, ma dovrà passare sul mio cadavere per averlo.
Anzi, anche su quello di mio nipote.
Parcheggio la macchina poco lontano per poi correre fino alla finestra della camera di mio nipote, e arrampicarmi sul balcone.
I miei capelli si impigliano con una pianta, e una ciocca viene sfilata dal muccetto.
Vedo mio nipote a pezzi, steso sul letto a fissare il soffitto.
Provo pena per lui, ma anche un certo disprezzo.
Non può starsene lì a non far nulla, mentre il suo amato Freddie sta rischiando la vita in quel dannato carcere.
Busso sul vetro della porta finestra.
Roger resta immobile.
Ribusso.
Niente da fare.
Lo chiamo per nome, busso con entrambe le mani, e a quel punto, il suo sguardo incrocia il mio.
All'inizio mi guarda inespressivo, forse pensando fosse un sogno, ma pochi istanti dopo si sveglia dal suo stato di trance e balza dal letto, correndo ad aprirmi.

- Nonna! Ma che cosa ci fai tu qui? - chiede, confuso e allarmato.

- Ciao zuccherino! Oh, mi sei mancato... - e gli salto addosso, abbracciandolo.

- A-anche tu mi sei mancata nonna...sai, avevo proprio bisogno di te... - a quel punto, sciolgo l'abbraccio, e alzo un sopracciglio, rivolgendogli uno sguardo indagatore.

- Quanto tempo della tua vita hai sprecato steso su quel letto? - chiedo io, e Roger abbassa il capo.

- Roger...ti sei già scordato tutto quello che ti ho detto? - lo incalzo, facendolo vergognare di se stesso ancora di più.

- La vita è breve, Roger. Passa in un attimo. Da un momento all'altro ti ritroverai già cinquantenne nelle mura della tua casa, oppure nel tuo ufficio di lavoro...e ti farai questa domanda:"Sono orgoglioso di quello che sono diventato? Era veramente questo quello a cui io aspiravo nella vita? Oppure potevo fare di più, molto di più, ma ho
preferito starmene sdraiato sul letto, a rimpiangere il passato, a rifiutarmi di vivere il presente e a non avere alcuna aspettativa verso il mio futuro? Capitano Roger, i momenti così capitano, ne vivrai anche di peggiori. Ma questo non vuol dire che hai il diritto di arrenderti. Nessuno ha questo diritto, quindi alza il culo da quel letto e va a farti una doccia. Puzzi come un cane. Tu sei libero, non sei in carcere come Freddie, quindi hai maggiore libertà di decidere per la tua vita, e di lottare per il tuo futuro. Perché per il futuro si lotta, non è garantito. Molto spesso noi sopravvalutiamo le cose, pensiamo che tutto ci è dovuto. Ma non è così. La realtà è ben diversa. Quindi, se vuoi veramente quell'uomo, esci e va a riprendertelo - nel momento in cui termino il mio discorso ispirato, Roger crolla in un pianto disperato.

- Hai ragione nonna, mi sento uno schifo, un rifiuto della società...ma come posso uscire da tutto ciò? Ormai il mio matrimonio è alle porte, Freddie è in un carcere di massima sicurezza, e... -

- Oh, smettila di parlare! Stai solo perdendo tempo. Se vuoi uno spunto da cui partire, leggiti tutti questi graziosi documenti - e gli passo tutti i documenti sottratti a Lord Gallandher.

Non li ho letti tutti, non ho tempo di farlo, quindi è giusto lasciarli a mio nipote.

- Roger, io ora devo andare, forse non ci rivedremo per un bel po' di tempo. Ma ricordati che sei tu il padrone della tua vita. Non fare il mio stesso errore, non lasciarti comandare da altri. Tu hai la possibilità di ottenere dalla vita ciò che io dalla mia ho sempre sperato di ottenere. Ti prego non fare come me. Non mollare - a quel punto, lo abbraccio una seconda volta, ma molto più intensamente di prima. Non voglio lasciarlo andare. Ma non posso portarlo con me, lui è giovane, ha ancora speranza, mentre io, ho fatto quel che sono riuscita a fare.

- Addio... - mormoro, con gli occhi pieni di lacrime.

- Nonna, dove vai? Non mi piacciono gli addii...io ho bisogno di te - piagnucola mio nipote.

- No, non hai più bisogno di me. Sei in grado di farcela da solo, confido in te. Ecco, tieni questo taccuino, scrivi, documenta, fallo per ricordarti chi sei, e quello per cui stai lottando. Fallo per comunicarlo a tutti i ragazzi che verranno dopo di voi, combatti per loro, se non vuoi combattere per te stesso -  e gli passo un taccuino di cuoio, che avrei voluto donargli da tanto tempo.

Verba volant, scripta manent.

E, dopo quella frase, corro verso la porta finestra, scomparendo dalla vista di mio nipote. Appena lascio la camera di mio nipote, scendo dal terrazzino, smagliandomi le calze, ma in questo momento non importa, devo correre alla macchina, devo scappare, non posso più rimanere in questa casa, non un secondo di più.

- Buongiorno matriarca... - mi blocco.

È lord Gallandher.

Come Amare Sull'orlo Del Baratro-FrogerDove le storie prendono vita. Scoprilo ora