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Farrokh

Inizia a piovere, la polizia sta arrivando ma a me importa solo Roger, nient'altro che lui, l'amore della mia vita.
È ferito, è disorientato, si dirige verso il bosco in lacrime, cade, si rialza, non sa dove andare, è totalmente in balia del suo cuore infranto.
E tutto questo, lo sta passando per colpa mia.

- Roger! - lo chiamo, ma lui non si gira, e nemmeno risponde.

- Roger, ti prego fermati! Dove stai andando?! -

- Via da te! - mi urla, e io a quel punto decido di correre verso di lui e saltargli addosso, atterrandolo.

- Togliti di dosso! Lasciami andare, subito! - urla, dimenandosi come un'anguilla, mi riempe di schiaffi, ma io non ne voglio sapere di lasciarlo andare.
Lui è mio, io sono suo.
Ci apparteniamo.
Si volta e ora io posso vedere il suo volto distrutto, sfiancato e deluso.
Abbasso lo sguardo per un attimo, pieno di senso di colpa, ma lui non sembra più intento a reagire, talmente è a pezzi.
Decido quindi che è il momento giusto per rivelargli la verità.

-  Roger....che mi combini? Non dovevamo lottare, combattere e cambiare il mondo? Alla prima difficoltà che si presenta tu cosa fai? Giri i tacchi e scappi? - chiedo io, abbastanza aggressivo, e lui abbassa lo sguardo, triste e ferito.
Forse ho esagerato, non dovevo colpevolizzarlo.

- Mia sorella è una delle poche persone di cui ancora mi fido! -

- Beh allora smettila di farlo. Non ti puoi fidare di nessuno, se non del tuo cuore. Io te lo faccio battere, e tu devi sempre e solo credere a me. Non sono stato io a violentarla, Clare ha scoperto il mio nascondiglio, forse grazie a te, e mi ha ordinato di seguirla perché tu mi dovevi dire una cosa importante....io allora l'ho seguita fino alla sua camera, e in pochi istanti mi sono ritrovato sul suo letto con lei che gridava piena di graffi e lividi finti sul suo corpo...Non sono stato io a violentarla, si è violentata da sola per mettermi fuori dai giochi. Forse grazie all'aiuto di qualcun'altro - quell'ultima frase soffocata la pronuncio a fatica, pensando a Rosie.
A quel punto, Roger sbarra gli occhi,sbigottito.

Roger

"Non è stato Freddie...ma Clare...come ha potuto..." penso io, ricordandomi il modo in cui mia sorella è entrata in camera mia chiedendomi dove si nascondeva Freddie...

- H-hai r-ragione...non sei stato tu. Lo so. Ne sono certo. - e poi sorrido

- Come potevi essere stato tu poi, dato che sei gay purosangue? - e alla mia battuta, ridiamo entrambi, diventando seri dopo poco.

- E ora cosa succede? - chiedo io impaurito, sentendo le sirene della polizia in lontananza.

- E ora ci dobbiamo separare... - risponde Freddie rassegnato, sorridendomi per tranquillizzarmi.

- No! N-non voglio...I-io non voglio che ti facciano del male...n-non avrò più tue notizie- commento io, mentre sento una stretta al cuore.

Freddie continua a sorridermi e mi lascia un bacio in fronte, circondandomi in un caldo abbraccio anche se eravamo sotto la pioggia gelata.

Il bacio dalla fronte scivola alla bocca, ci assaporiamo a vicenda, lentamente, la sirena smette di suonare, la pioggia smette di cadere. Esistiamo solo noi due e quel lungo, ultimo bacio.
Passionale e sensuale, tenero ed erotico.
Ad un certo punto, Freddie mi abbassa i pantaloni, e fa lo stesso con i suoi.
Tremo dal freddo, ma il mio corpo si scalda subito a contatto con quello del mio amante.
Freddie si muove lentamente su di me, e io porto le braccia al suo collo, tornando a baciarlo.
Circondo il suo bacino con le gambe, incitandolo a muoversi più velocemente.
Inizio a piangere silenziosamente, per non allarmare Freddie.
Le emozioni che sto provando in questo momento sono strane, sono felice e triste, pieno di amore ma anche di spavento.
Veniamo entrambi nello stesso istante, ci rivestiamo e rimaniamo abbracciati finché le sirene della polizia ormai sono vicine più che mai.
- Non ti fidare di nessuno, promettimelo - un'ultima promessa, prima di venire divisi  da quattro poliziotti armati, che strattonano e menano il mio amore sotto i miei occhi sbigottiti.

- No! Lasciatelo, non fategli del male! - urlo io, avventandomi verso di lui, cercando di liberarlo da quelle prese ferree, ma due di quei poliziotti mi raggiungono e mi atterrano con facilità, dato che sono già distrutto, allo stremo delle mie forze. Sento la pressione di un ginocchio sulla mia schiena, la mia guancia preme sul terreno bagnato, che a primo contatto rabbrividisce, fino ad abituarsi e a diventare una sorta di spalla su cui piangere.
Inizia a piovere più forte, e violenti goccioloni di pioggia si scagliano sul mio corpo, pesanti come mattoni.
Fermo, immobile, impotente. Non posso fare nulla per difendere il mio amore da quei quattro cani. Non sono un combattente, sono semplicemente un fallito.
Non sono come mia nonna mi descrive, sono una nullità.
Freddie, nonostante tutto, riesce comunque a sorridermi per tranquillizzarmi, prima di essere rinchiuso nell'automobile.
- Non reagire - urla poi, sorridendo mentre le lacrime gli rigano il volto.
È soltanto in quell'istante che i poliziotti mi lasciano, solo, sul terreno bagnato, a fissare l'auto che si allontana.
Urlo, grido, mi strappo i capelli, mi graffio, mi dispero.
Ma le mie pene, quelle sono appena iniziate.

Come Amare Sull'orlo Del Baratro-FrogerDove le storie prendono vita. Scoprilo ora