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Londra, 27 maggio 1926

Roger

Io e Freddie oggi siamo andati a fare una gita fuori porta, lontano da tutto e da tutti. Era la giornata perfetta per stare lontani da casa. Il cielo di un azzurro intenso e privo di nuvole, i fiori sbocciati sui rami degli alberi che disperdevano il loro aroma nell'aria...Purtroppo però, quell'unico giorno di pace giunse al termine.
Dato che mio padre era presente, Freddie entra in casa passando dallo scantinato, dato che deve andare da mia madre e suonare il pianoforte nella sua lezione di canto, come ogni venerdì pomeriggio, e io entro normalmente, dalla porta, fingendo di essere appena tornato dall'università.

Appena entro però, mi ritrovo mio padre, mio fratello, Rosie e suo padre tutti parati davanti a me, che mi fissano sconcertati, sbigottiti, allarmati e sprezzanti.
Io resto a fissarli incredulo per alcuni istanti, per poi capire immediatamente la causa delle loro espressioni.

Io e Freddie.

- Roger...eccoti di nuovo a casa. Che cosa hai fatto all'università oggi? - esordisce mio padre, stuzzicandomi.

Io sospiro. Sono stanco di questi indovinelli.

- Niente, non ho fatto un bel niente. E sai perché? Perché non ci sono andato all'università. Non la frequento da mesi ormai. Frequento un'altra persona ora, diversa da tutti voi qui, che mi ha fatto scoprire l'amore e il lato dolce della vita. E questa persona è Freddie. Papà, sono gay. Fai pure, schiaffeggiami, picchiami, mandaci via di casa, ma tu per quanto ti sforzerai non riuscirai a tenerci lontani. Il nostro amore è più forte e vincerà su tutto. - sentenzio io, più sicuro dell'amore che provo per Freddie che di me stesso. Perché è Freddie che mi fa andare avanti.
Al termine di quel discorso, mio padre, afflitto, si avvicina verso di me, e mi colpisce il volto con un sonoro schiaffo.

Come Amare Sull'orlo Del Baratro-FrogerDove le storie prendono vita. Scoprilo ora