Act I

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L'inizio di un nuovo anno

Non sono mai stato un tipo da feste, il caos e la musica più alta del normale non hanno mai fatto per me

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Non sono mai stato un tipo da feste, il caos e la musica più alta del normale non hanno mai fatto per me. Dei fiumi di alcol poi non parliamone: mi fanno risalire la colazione ed il pranzo solo a pensarci. Non ho mai capito come le persone facciano ad amare delle bevande amare, dolci, extra dolci che mandano in pappa il cervello cancellando ogni ricordo della serata che stanno vivendo. Cosa c'è di divertente nel bere? Cosa c'è di divertente nel dimenticare un momento di divertimento con gli amici -sempre se divertimento si può chiamare-? Cosa c'è di così esaltante nel vomitare il giorno dopo con un mal di testa allucinante?

Forse è perché l'alcol ti fa sentire ribelle o più leggero e per un attimo ti allontana dalla vita di ogni giorno che grava sulle tue spalle, ma non riesco a capire lo stesso. Tutto ciò che provoca l'alcol, o qualsiasi altra droga in commercio nelle discoteche, io lo trovo nelle serie tv. In milioni di serie tv diverse. Quello è il mio divertimento, tra quegli episodi avvincenti ritrovo la pace, ritrovo me stesso. Qui mi sento solo un pesce fuor d'acqua.

Non sono un'anima festaiola come tutti i miei coetanei, non sono uno spericolato che vuole provare l'ebrezza del non ordinario, non sono un tipo che sa divertirsi così. Visto da fuori posso essere piuttosto noioso a dire il vero, forse posso essere giudicato dall'animo troppo vecchio per avere soli diciotto anni ma tutto questo non fa per me, non sono minimamente abituato a tutta questa puzza soffocante di sudore e al martellare continuo della musica nel mio petto e nelle mie orecchie. Che poi, che razza di musica sarebbe questa? Non ha parole, non ha un senso profondo, ha solo lo scopo di essere suonata al massimo per non far sentire neanche i pensieri di una persona.

Vorrei entrare nella testa di tutti questi idioti e capire come-

«Potresti almeno fingere di divertirti una volta ogni tanto?», sposto lo sguardo sulla figura in piedi davanti a me trucidandolo con lo sguardo per aver interrotto il mio monologo interiore assai più interessante di questo buco di posto. Non riesco a riconoscere la sua voce, a malapena la sento, ma la maschera color argento che gli lascia scoperta la bocca mi suggerisce che a parlare è il mio caro cuginetto. Colui che mi ha trascinato a forza in questa lurida discoteca sostenendo che mi sarei divertito a provare qualcosa di nuovo. Chiaramente non mi conosce ancora abbastanza dopo diciotto anni.

Come Romeo e Giulietta. O Quasi ¦ VminDove le storie prendono vita. Scoprilo ora