3

2.2K 140 58
                                    

Quando Harry sentì un sibilo provenire da dietro una colonna dei corridoi di Hogwarts, la settimana successiva, si stava recando a Divinazione. Si voltò confuso e la sua confusione non poté che aumentare quando scoprì di chi si trattava. Malfoy teneva i libri al petto e, attento a non farsi notare da nessun altro oltre Harry, stava attirando la sua attenzione chiamandolo col suo cognome.

     Harry si avvicinò a lui alzando un sopracciglio. «Che cosa vuoi, Malfoy?» gli chiese.

     Malfoy sembrò volerlo picchiare per un attimo. Più del solito, almeno. «Cerca di abbassare il tono di voce, idiota» lo rimproverò sottovoce. Si raddrizzò la cravatta verde e argento e rafforzò la presa dei libri. «Devi darmi una mano. Pansy ha dato di matto, vuole la rosa» spiegò, alludendo al fiore che aveva regalato a Harry il fine settimana precedente.

     «Cosa?» disse Harry, contrariato. «Sei stato tu a darmela perché ero il tuo accompagnatore. Non hai pensato alle conseguenze?» In realtà gli importava poco di quella rosa luccicante. Harry era consapevole che si sarebbe appassita nel giro di pochi giorni, perdendo così il poco valore che aveva. Tuttavia volle tenere testa al ragazzo di fronte a lui che, evidentemente, non aveva considerato le conseguenze delle sue tanto formali azioni.

     Malfoy alzò gli occhi. «La rosa è l'unica prova che abbiamo per evitare che la notizia degli inviti esca da Hogwarts. Come ti ho detto più volte, Potter, la mia reputazione conta, e lo stesso vale per quella di Pansy.» Gli rivolse un'occhiata di ribrezzo. «Non tutti siamo degli eroi sui libri di storia, pensavo che lo sapessi.»

     La mente di Harry viaggiò fino al suo baule nel dormitorio, incerto se la rosa fosse ancora nella tasca della sua giacca dopo averla lavata e ripiegata con cura. Il giorno dopo il ballo Harry aveva messo a lavare i suoi vestiti con Ron e non voleva assolutamente che il suo amico vedesse la rosa; quindi, essendo troppo tardi per estrarla, l'aveva lasciata dov'era, come se non contenesse una dannata pietra preziosa. «Non sono sicuro di averla ancora, Malfoy. In più, sono in ritardo dalla Trelawney-»

     «Non sono stato chiaro, Potter?» sibilò Draco, afferrando la veste di Harry e tirandolo verso di sé. «Me lo devi, dopo avermi rovinato il ballo di venerdì. Quindi vedi di recuperare la rosa e di portarmela giovedì mattina dietro il campo di Quidditch, prima dell'allenamento. Non puoi tirarti indietro.»

     Harry sospirò, troppo impegnato a non arrivare in ritardo a lezione. La Trelawney probabilmente sapeva già che si sarebbe presentato cinque minuti dopo, e il solo pensiero lo irritava immensamente. «Va bene. Vedrò cosa posso fare» cedette e, facendosi spazio con una spallata, si recò in classe. A Divinazione avrebbe sicuramente passato il tempo inventando crudeli profezie contro Draco Malfoy e Pansy Parkinson.

     Qualche giorno dopo Harry riuscì, con suo grande sollievo, a trovare la rosa. Era ormai umida e i suoi petali candidi rischiavano di strapparsi al tocco maldestro di Harry. Il diamante era invece intatto. Harry pensò malvagiamente di rimuoverlo e non restituirlo al proprietario, ma sapeva che era fondamentale per identificare Draco.

     Durante la colazione, Ron accettò di coprire il suo ritardo alla lezione di Cura delle Creature Magiche. «Cosa devi fare?» gli chiese, ingozzandosi di croissant mentre Hermione giudicava con un solo sguardo il suo modo di mangiare.

     «Niente di importante» disse Harry. «Devo restituire una cosa a Malfoy. Sarò breve» mugugnò, sperando che i suoi amici non capissero e che non facessero domande.

     Invece, con grande sgomento di Harry, due sguardi accesi e insospettiti lo colpirono. «Non puoi fidarti di Malfoy, Harry. Vorrà prenderti in giro come di suo solito» lo richiamò Hermione.

wiltedDove le storie prendono vita. Scoprilo ora