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Nel corso dei giorni, Hermione aveva cordialmente aiutato Harry a tenere Ron lontano da lui e Malfoy. Era brava a distrarlo, ma in fondo Harry non poteva aspettarsi altro dall'intelligente fidanzata del suo migliore amico.

     Non passava giorno in cui Harry non pensava a Draco e a come avrebbe fatto a dargli una mano. Pensava tanto anche a Silente, alla paura che aveva di perdere la sua guida prima di quanto si aspettasse. Si ritrovava in quella pesante situazione da solo e non aveva la minima idea su come iniziare.

     La sua attenzione in classe diminuiva vertiginosamente, come se non bastasse, nel periodo più importante dell'anno. Passava notti insonni a fare compagnia a Draco nella Stanza delle Necessità fino ad addormentarsi insieme, sgattaiolava nel suo dormitorio nelle prime ore del mattino, si svegliava sempre in ritardo, di rado riusciva a fare colazione e poi si precipitava direttamente in classe, dove sonnecchiava pigramente sul banco sperando che nessuno se ne accorgesse. Hermione se ne accorgeva, però, e gli dava delle gomitate non sempre lievi per riportarlo alla realtà. Anche Piton se ne accorgeva, e la casa di Grifondoro non faceva che perdere punti a causa sua.

     Harry non riusciva più a guardare Silente allo stesso modo, le poche volte che si incrociavano in Sala Grande. A volte avrebbe scommesso che il vecchio preside vedesse il panico nei suoi occhi, quando essi lo scrutavano durante i pasti. Tuttavia non avrebbe detto una parola, come aveva promesso a Malfoy; non prima di avere pensato a un piano.

     Una sera lo aveva incontrato nei corridoi, mentre alle sei del mattino tornava alla Torre di Grifondoro per un'ultima inutile ora di sonno. L'uomo si stava incamminando per i corridoi senza un motivo apparente, indossando la sua vestaglia, e teneva lo sguardo concentrato sul sole che sorgeva. «Mattiniero, Harry?» gli aveva chiesto.

     Harry aveva cercato con tutte le sue forze di trattenere un ampio sbadiglio. «Sì, signore» aveva mormorato, fingendo di dirigersi verso la biblioteca ma poi sviando e riprendendo silenziosamente la strada per la sua sala comune.

     Sapeva benissimo che Silente non gli aveva creduto. Sperava soltanto che non avesse capito dei suoi incontri con Malfoy, della sua discutibile lealtà e del pericolo di vita in cui si trovava. O forse voleva che Silente capisse, soltanto per togliersi quell'enorme fardello dalle spalle. Lui avrebbe saputo come risolvere tutto, ne era sicuro. Silente aveva sempre un piano, sapeva sempre cosa fare; dopotutto, era il mago più potente del suo tempo.

     Harry sospirò sonoramente mentre l'orologio suonava la fine delle lezioni per la giornata. Non si era addormentato, ma aveva lasciato che la sua mente viaggiasse troppo ancora una volta. Infilò i libri nella sua borsa e, alzandosi, camminò fino alla Sala Grande per la cena.

     Sgranocchiò del pane caldo e ingoiò quasi un piatto intero di zuppa, ma non pronunciò neanche una parola mentre Ron raccontava qualcosa su uno dei suoi fratelli. Harry non aveva neanche capito a quale dei sei ragazzi Weasley si stesse riferendo, troppo impegnato a tenere gli occhi fissi sul tavolo dei Serpeverde.

     Lì sedeva quella che Hermione notò essere una figura terribilmente simile a Harry. Draco non stava mangiando molto, ma fissava un punto del tavolo senza concentrarsi troppo su di esso, mentre il resto della sua compagnia parlava e ridacchiava allegramente. A nessuno importava richiamare la sua attenzione. Tuttavia, lo sguardo del ragazzo si mosse da solo nella sua direzione proprio mentre Harry stava pensando di incontrarlo.

     Malfoy gli sorrise debolmente. Stava cercando di sembrare stabile e tranquillo il più possibile, ma Harry sapeva che non era niente di tutto ciò. Non lo era da mesi. Ricambiò il suo sorriso e mantenne il rassicurante contatto visivo per qualche attimo, mordendosi l'interno della sua guancia.

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