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Harry soffrì le conseguenze della svista del Boccino per settimane. La motivazione della sua squadra calò vertiginosamente, Ron era inconsolabile al pensiero di affrontare i Corvonero, squadra ancora abbastanza forte, e Ginny avrebbe preferito smettere di rivolgergli la parola. Avrebbe dato qualsiasi cosa per ripetere la partita contro i Serpeverde e cercare di vincerla, ma non gli restò che tifare per i Tassorosso alla finale.

E fu con suo grande piacere che quel sabato pomeriggio Summerby, Cercatore di Tassorosso, catturò il Boccino, segnando la fine del campionato invernale e vincendo la Coppa della stagione alla sua casata. La mente di Harry raggiunse tristemente Cedric tra gli applausi e i festeggiamenti.

«Ho sentito che i Tassorosso festeggeranno la loro vittoria ai Tre Manici di Scopa, stasera» disse Hermione mentre si dirigeva verso la Torre di Grifondoro con Ron, Harry e Ginny. «Non ti vedevi con il loro Portiere, Ginny?» chiese poi alla rossa, ammiccando curiosa.

Ginny confermò con timidezza e Ron roteò gli occhi, lasciando trasparire il fratellone protettivo che tendeva solitamente a nascondere. Nonostante ciò, Ginny non ne aveva affatto bisogno: sapeva chiaramente il fatto suo e nel corso degli anni era uscita con diversi ragazzi, tenendosi lontana dagli occhi curiosi dei fratelli maggiori e mantenendo un passivo interesse verso Harry. Il quale, in realtà, ne era alquanto sollevato.

«Dovresti raggiungerlo a Hogsmeade, sai» continuò Hermione. «Un po' di euforia, un po' di Burrobirra... chissà cosa potrebbe succedere!» Diede una gomitata incoraggiante a Ginny e sorrise elettrizzata. Hermione non era solita a ficcare il naso nella vita amorosa dei suoi amici, ma da quando era sbocciato l'amore nella sua vita, sembrava interessarsi maggiormente. Harry presunse che avesse finalmente trovato un argomento di confronto con le sue coetanee, che certamente non erano interessate quanto lei a parlare di libri o di scuola.

«Potrei» la assecondò Ginny scrollando le spalle. Harry si voltò schivo quando lei incontrò i suoi occhi.

«E noi potremmo accompagnarla» suggerì Ron sottilmente mentre inserivano la parola d'ordine per la sala comune, «non si sa mai».

Hermione gli sussurrò qualcosa all'orecchio, ma non sembrò esattamente gentile, dato lo sguardo del povero Ron. «È deciso, quindi» decise invece con un tono di voce più alto. «Fate in modo di essere pronti alle sette e mezza, ragazzi. Invitate Neville e gli altri!»

I ragazzi si diedero dei turni per fare la doccia e si vestirono per lasciare Hogwarts al momento accordato. Harry poté giurare di aver sentito qualcuno ridacchiare al piano di sotto, in cortile, ma a causa della fretta non ebbe il tempo di controllare. Molti studenti dal terzo anno in poi approfittavano dei sabato sera per fare un giro a Hogsmeade, quindi non si sarebbe stupito di fare incontri indesiderati. Eppure, quando il loro tavolo era esattamente di fronte a quello di alcuni Serpeverde, ai Tre Manici di Scopa, gli risultò piuttosto difficile credere alla sua sfortuna.

«Non possiamo trovare un altro tavolo?» propose ai suoi compagni.

«O trovare un altro locale» suggerì Ron aspro, adocchiando Zabini e ricordandosi sicuramente delle sue provocazioni il giorno in cui Harry aveva restituito la rosa bianca a Malfoy.

Hermione afferrò il braccio di Ron e, minuta com'era, sembrò avvolgersi attorno ad esso. «La squadra dei Tassorosso è proprio qui accanto: è perfetto per Ginny» gli ricordò, invitando poi tutti a sedersi a uno dei bassi e tozzi tavoli del locale.

«Draco, guarda! Il tuo fidanzatino è venuto a consolarti» cantilenò Goyle con un ghigno ridicolo sul volto, indicando Harry.

L'attenzione di Malfoy fu immediatamente catturata e i suoi occhi brillarono di rabbia. «Non stasera, idiota» disse con la maggior quantità possibile di veleno nelle sue parole. Guardò Harry negli occhi, mostrandosi l'esatto opposto di quello che era sembrato la sera del ballo, quando non faceva che evitare il contatto visivo: adesso era spavaldo, talmente coraggioso che il Cappello Parlante lo avrebbe rismistato in Grifondoro solo a causa dello sguardo che gli rivolgeva.

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