capitolo 6

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L'attacco contro Kira era solo l'inizio, una sorta di diversivo... Il vero caos si scatenò qualche giorno dopo, quando il padre della zia Al attaccò quello che era l'asilo del nostro branco... Una casa grande dove i bambini non ancora pronti per iniziare la scuola elementare imparavano a controllare la propria forza per non ferire gli umani... Quell'attacco è stato l'inizio della fine. Nessun bambino morì, ma molti rimasero feriti, tra cui mia sorella Sharon... Sapevo che lei studiava li e non nascosi la paura di ciò che era successo. Mio padre e gli zii, tutti i miei zii, andarono in ricognizione per cercare la causa dei nostri problemi, io e mia madre andammo a controllare la situazione... Volevamo aiutare, io volevo aiutare... Ma l'unica cosa che potevo fare mentre mia madre calmava i lupi adulti presenti era quella di aiutare a medicare le ferite dei bambini... Non mi occupai io di Sharon, appena vidi le ferite sulla sua fronte non riuscii a controllarmi ed iniziai a tremare... Sentivo gli occhi di tutti addosso, così presi disinfettante, cerotti e qualsiasi cosa potesse tornarmi utile ed iniziai a medicare un bambino che era vicino a me... Quando finirono di curare mia sorella lei si avvicinò a me e mi chiese perché non avessi pensato io a lei... Quella domanda mi lasciò spiazzato, mi sentivo come se avessi tradito la mia stessa sorella... Mi ripromisi di spiegarle meglio successivamente il vero motivo mentre le rispondevo che, quando l'avevo vista, c'era già qualcuno che si occupava di lei e che era per questo che avevo iniziato a curare un altro bambino... Sapevo che chiunque in quella stanza mi stavo ascoltando, sapevo che mi stavano giudicando anche sul modo di rivolgermi a mia sorella... Così mi affrettai ad aggiungere che sapevo che era al sicuro, che era in buone mani. La risposta sembrò soddisfare il branco e sembrò accontentare momentaneamente Sharon... Lei mi rimase vicino tutto il tempo mentre io continuavo a medicare i vari bambini... Quando finimmo, la mamma ci disse che era arrivato il momento di tornare a casa e di occuparci del nostro intruso... Sulla strada del ritorno, mi disse che era fiera di come avevo gestito la situazione, fu lei a spiegare a Sharon perché non ero corso da lei quando la vidi... Mia sorella sembrava offesa, ma aveva capito la situazione... Sapeva che anche lei, un giorno, avrebbe ricevuto il mio stesso trattamento così non disse niente... Quella situazione era pesante, avremmo ereditato il branco, ma il branco non si fidava di noi... Sapevo che avrei dovuto lottare per guadagnarmi quel posto, ma non pensavo che sarebbe stata così dura.

Nei giorni successivi, mio padre mi portò in giro per ascoltare avvistamenti fatti dai membri del branco... Ma non sempre mi permetteva di partecipare alla realizzazione della strategia di attacco... Spesso, mentre eravamo in giro, mi chiedeva cosa avrei fatto io al suo posto... Mi chiedeva di ipotizzare una mia decisione in una situazione del genere... E così rispondevo. Sapevo che il branco nemico era più numeroso e più pericoloso del nostro perché, dovevamo essere sinceri, eravamo per la maggior parte bambini e ragazzi che stavano imparando a lottare... Di adulti in forma ne erano rimasti pochi visto che si prospettavano altre nascite. Cosí puntai tutto sull'astuzia... Uccidere quello che ci creava problemi, ovvero l'Alpha, e sperare che il beta arrivasse da solo per poter eliminare anche lui... Perché sanno tutti che un beta farebbe di tutto per vendicare il proprio Alpha, ma è anche vero che uccidendo un Alpha senza eredi il branco farà di tutto per avere quel posto. Mio padre sembrava sorpreso della mia risposta, non ha mai saputo che ho letto tutti i diari di suo padre e quelli che ha iniziato a scrivere dopo essersi svegliato dal coma... Conoscevo tutto ciò che sapeva lui, anche gli errori... Quello mi aiutava a non sbagliare, ad avere una visione completa delle diverse situazioni... Non sapevo che l'Alpha in questione era solo, non aveva nessun beta... Fu mio padre a raccontarmi cosa fece al suo beta quando si propose di adottare lo zio Giovanni... Non dissi niente, non sapevo cosa dire... Sapevo che non mi stava raccontando tutta la storia, ma era già abbastanza difficile sentire quelle poche cose che mi aveva raccontato. La situazione peggiorò quella stessa sera, quando avvisarono mio padre che un lupo aveva preso degli ostaggi umani... Mio padre chiamò tutti ad aiutarlo: tutti i miei zii, mia madre, Cassandra, mio nonno e altri pronti a combattere... Mi chiese di restare a casa, di badare ai miei cugini più piccoli insieme a Renèe. Solo quando tornarono scoprimmo cosa accadde... Mio padre era coperto di sangue, si era poggiato al muro e si era seduto a terra... Continuava a chiedere scusa... Lo zio Nicola ci ha raccontato che non era riuscito a controllarsi quando lo hanno minacciato, quando hanno minacciato me e mia sorella... Si è trasformato davanti a tutti, ha rivelato il nostro segreto... Il sindaco del paese umano ci aveva dato delle scadenze da rispettare per lasciare le nostre case... Dovevamo abbandonare tutto, le nostre vite, i nostri ricordi... Sapevo che non avremmo avuto vita facile da quel giorno in poi.

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