capitolo 31 (Andrea)

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Non riuscivo più a stare rinchiuso in quella cella, più cercavo di uscire da quella situazione più mi rendevo conto che ero troppo debole per riuscirci... Mesi di prigionia, o forse anni, mi avevano notevolmente indebolito... Il fatto che non sapevamo quanto tempo fosse passato dall'attacco al branco ci uccideva psicologicamente, era questo il loro intento... Una morte lenta dettata dalla follia. Ci volevano vivi per testare le droghe ma ci volevano veder soffrire... In tutto quel tempo ebbi modo di pensare a ciò che era successo, a quanto fossi stato idiota. Pensai alla mia famiglia, ai miei bambini che avevano il terrore di avvicinarsi a me... Li avevo spinti io ad aver paura del loro stesso padre. Mi resi conto di aver perso la testa già da molto tempo, lo schiaffo a Ryan ne era la prova... Ricordo ancora il suo sguardo confuso e spaventato dopo averlo colpito, ricordo quando, di notte, si alzò e andò lontano da noi per piangere... Lui non ha mai pianto, ma quella volta avevo esagerato e lo avevo ferito... Ricordo le bambine, le sue cugine, che andarono a consolarlo e ricordo come nessuno di loro si accorse di me... Quella volta pensai che avessero tutti un carattere troppo debole, Renèe compresa, ma quella prigionia mi fece riflettere e mi fece tornare in me... Ero io il problema, ero io ad aver sbagliato... Avevo sbagliato con i miei figli che si erano rifiutati di avvicinarsi a noi durante un litigio, avevo sbagliato con il mio branco mettendoli al primo posto davanti la mia famiglia e avevo sbagliato con Bianca... Con lei non avevo una discussione civile da troppo tempo e, ormai, era troppo tardi... L'ultima volta su cui abbiamo concordato è stato quando le è venuto in mente che una sua gravidanza avrebbe giovato al branco una volta arrivati nelle nuove case... Lei aspettava un bambino ma non sono stato in grado di proteggerla, siamo stati costretti a rivelare al branco di quella gravidanza che doveva segnare l'inizio di una vita nuova, una vita tranquilla, e tutti hanno deciso di ribellarsi, di provare a scappare, di permettere almeno a Bianca di scappare... Ma non è andato come previsto, eravamo troppo deboli eravamo stanchi e siamo stati sconfitti... Quando Massimo ha bloccato Bianca, quando l'ha morsa e quando iniziò a ridere capii subito che era la fine, che aveva scoperto l'esistenza di nostro figlio. Dopo aver finito di torturare Bianca venne a prendere me... Rimasi incatenato con catene d'argento per troppo tempo, costretto a guardare quel bambino che non avrebbe mai vissuto la sua vita... Non potevo avvicinarmi, non potevo fare niente se non guardarlo disperato. Quando mi riportò nella cella con il resto del branco, Nicola cercò un modo gentile per dirmi che Bianca aveva perso il bambino... "Lo so" fu l'unica cosa che riuscii a dire... Non dissi niente di quella tortura psicologica, di come mi fossi sentito inutile davanti il corpicino di mio figlio, ma Nicola capii qualcosa... Non sapevo cosa avesse pensato, mi rifiutai di parlare per giorni, forse. Continuavo a vedere il bambino anche quando cercavo di riposare... Se l'intento di Massimo era quello di distruggermi lentamente ci stava riuscendo alla perfezione.

Passò altro tempo, altri tentativi di fuga guidati da Bianca fallirono... Il branco non si arrendeva facilmente, lo sguardo della mia compagna urlava vendetta ogni volta che potevo vederla...Solo io mi ero arreso, solo io non riuscivo più a lottare... Ma ogni volta che vedevo quello sguardo, ogni volta che vedevo Bianca lottare in cerca di vendetta ed in cerca della libertà capivo che non potevo rimanere in quello stato... Capivo che dovevo lottare, mi ricordavo di essere l'Alpha di un branco che era stato catturato, che era stato separato dai propri figli... Quando Bianca si arrese, quando lei cadde nella disperazione, ripresi in mano il branco e continuai a guidarli in nuovi tentativi di fuga... Nessuno riusciva, nessuno ci portava alla libertà, ma io non mi arrendevo e, di conseguenza, neanche il branco. Per questo Massimo iniziò ad aumentare le dosi di quella droga... Non voleva avere problemi, si era stancato delle nostre fughe. Iniziò a darci qualcosa di più pericoloso, ogni volta sentivamo il corpo bruciare. Capimmo cosa era realmente solo quando uno di noi perse la vita... Il corpo era ricoperto da ustioni, le stesse che ci procurava l'argento... Qualsiasi cosa ci stessero costringendo a prendere, era sicuramente mischiata con l'argento o con qualcosa che ci causava la stessa reazione... Ipotizzammo lo strozzalupo, una pianta molto pericolosa per noi, ma sapevamo che non causava quelle ustioni... La paura iniziò a crescere tra di noi, aumentò quando iniziò a darmi costantemente quella droga. Secondo Nicola, Massimo aveva capito che ero io che guidavo le rivolte e voleva assicurarsi che stessi tranquillo... Iniziammo ad avere un'idea del tempo che passava quando sentimmo uno dei vampiri dire che mi veniva a dare quella droga ogni giorno... Iniziai presto ad indebolirmi, non riuscivo più a muovermi senza provare dolore, faticavo a restare sveglio... Cercavo di resistere, cercavo di ricordarmi che lì fuori, da qualche parte, i miei figli erano ancora vivi e che, probabilmente, speravano di vederci arrivare da un momento all'altro... Nonostante quelle motivazioni, nonostante cercassi più volte di stare sveglio, di lavorare ad un piano perfetto per scappare, presto iniziai a passare le giornate a dormire a causa della mi debolezza... Non dissi nulla agli altri ma ero convinto che sarei morto li, che non avrei mai più visto la luce del sole, il volto dei miei figli... Speravo che il mio branco riuscisse a scappare ed a riunirsi con i ragazzi, ma sapevo che io non sarei riuscito a sopravvivere abbastanza a lungo da vedere quel mio desiderio realizzarsi... Così lasciai perdere e mi arresi a quel destino.

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