Capitolo 12

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Il primo giorno a lavoro era andato bene, avevamo tutti uno stipendio ogni settimana vista la nostra situazione, ma avevamo qualcosa con cui sfamarci... La mattina successiva, il nostro secondo giorno, ci alzammo nuovamente presto... Questa volta eravamo ben riposati e, per una volta, non avevamo fame. Kira sarebbe stata l'ultima ad iniziare a lavorare, ma voleva essere davanti il negozio quando sarebbero andati ad aprirlo... Quei soldi erano essenziali. Come il giorno prima, andammo tutti insieme in paese per salutarci man mano che raggiungevamo i nostri posti di lavoro... Come la mattina prima, il mio capo stava aspettando me e Renèe davanti l'ingresso... Solo che questa volta aveva dei sacchetti in mano, due sacchetti... Aveva mantenuto la promessa, ci aveva portato qualcosa da mangiare per pranzo. Renèe si girò verso di me, era felice dopo troppi anni incerti... Sarebbe stata anche una bella realtà da vivere, se i nostri genitori non fossero stati catturati. <<Come promesso>> disse il nostro capo passandoci i sacchetti per i pranzo. Entrambi lo ringraziammo e, mentre stavamo andando verso i nostri posti, mi sentii chiamare. <<Prima di iniziare fatti controllare quel livido... Non mi piace affatto>> disse lui, facendomi cenno di seguirlo. Mi portò dentro una stanza abbastanza grande, era l'infermeria di quella fabbrica. <<Non stupirti, è solo una piccola parte della nostra infermeria... Di solito qui medicano le ferite meno gravi, come la tua... Ma ho la sensazione che sia più grave di quello che sembra>> disse lui facendomi sedere su una sedia e iniziando a prendere tutto ciò che serviva, secondo lui, per quella che sarebbe stata la mia visita. <<E' così da una settimana... Se fosse stato qualcosa di grave lo avrei notato>> risposi io... Ma mi pentii subito di averlo detto perché l'uomo si girò di scatto per guardarmi. <<Una settimana? Cosa è successo?>> chiese lui... Sembrava che quella storia iniziasse ad interessarlo, io temevo che avesse capito la nostra bugia... Ma dovevo rispondere, in qualche modo... Così optai per una mezza verità. <<Mio padre e mia madre stavano litigando, ho provato a fermarli e questo è il risultato>> risposi io... Mezza verità, non gli avrei rivelato il motivo del litigio. Lui si fermò a guardarmi per qualche istante, poi si mise dei guanti... Non credevo che sarebbe stato lui a visitarmi. <<Succedeva spesso? Che i tuoi litigassero intendo>> chiese lui iniziando a toccare la mia guancia che, ad ogni contatto, pulsava maledettamente. <<Sono anni che non li vedo discutere in modo civile... Mi ero anche abituato a quella situazione>> ammisi... Mentre lui mi visitava, io cercavo di stare fermo il più possibile. <<Cosa vi ha fatto decidere di scappare?>> chiese dopo minuti di silenzio... Non sapevo cosa rispondere, era una domanda improvvisa... Ci eravamo preparati tutta la storia, ma quella domanda mi rendeva difficile mentire sui miei genitori... Immaginarli bloccati chissà dove, forse torturati o forse morti... Non potevo sopportare una situazione del genere... Non mi accorsi di stare faticando a trattenere le lacrime finché lui non mi abbracciò. <<Ascolta, so cosa significa scappare di casa... So cosa significa scappare da una situazione difficile e da una vita impossibile... Io e mio fratello abbiamo fatto esattamente come voi, abbiamo cambiato città, abbiamo cercato lavoro e iniziato da zero. Sei stato più forte di quello che pensi nel proteggere le tue sorelle e a scappare da quella situazione>> disse lui cercando di tranquillizzarmi... Non aveva indovinato neanche la metà di ciò che era successo... Non sapeva cosa stavo organizzando, perché avevamo chiesto di lavorare... Non potevo dirlo a lui, ma di una cosa ero certo. <<Sono stanco di scappare>> dissi... Ed era vero, ero stanco di scappare... Ma non dai miei genitori, ero stanco di scappare dai miei problemi, dai miei doveri... Nonostante la situazione, nonostante le possibili perdite, avevo l'occasione di mostrare a tutti chi ero, di mostrare che ero degno di essere il loro Alpha... Avevo la mia opportunità di essere accettato, ma lo dovevo fare secondo le mie regole... Avrei ascoltato il consiglio di Kira, avrei abbandonato tutto quello che pensavo, il costante voler ricevere l'approvazione di mio padre... Da adesso non mi sarei fatto influenzare da nessun altro, solo i miei pensieri, le mie idee, erano ben accette... Ero io al comando e avrei preso le decisioni per ciò che ritenevo giusto fare e non per ciò che avrebbe fatto mio padre. Lui finì di visitarmi e mi diede una pomata da mettere ogni giorno sul livido... Mi assicurò che sarebbe passato presto. Ma, mentre stavo uscendo dall'infermeria, mi chiamò di nuovo. <<Io so chi sei, giovane Alpha>> disse mostrandomi i suoi occhi... Era anche lui un licantropo... Sapeva chi ero, sapeva il mio ruolo... Non aveva detto niente, ma sapeva tutto... Mi misi sulla difensiva, avevo paura e questa volta, per la prima volta, non volevo nasconderlo. <<Non preoccuparti... Io e mio fratello siamo come te, le nostre compagne no... I nostri figli sono ibridi, proprio come te>> disse lui cercando di rassicurarmi. <<Io non sono un ibrido>> risposi con un filo di voce. <<Ma non sei neanche di sangue puro oppure quel livido sarebbe passato da diversi giorni... Uno dei tuoi genitori deve essere ibrido>> disse lui tranquillamente. <<Mia madre>> risposi... Una piccola confessione, ma non doveva sapere altro. <<Sappi che non ho creduto alla storia dei genitori violenti... Ma volevo capire se eravate un pericolo per me e per la mia famiglia... Al momento vedo solo dei ragazzini bisognosi di soldi... Posso sapere cosa diavolo vi è successo?>> chiese lui... Era serio, era maledettamente serio... Iniziai a temere per quel posto di lavoro che avevamo trovato. <<Meno ne sapete meglio è per tutti... E' un gran casino>> risposi scuotendo la testa... Ci avevano aiutati, volevo proteggerli da ciò che era successo... Se i vampiri fossero andati ad interrogarli, loro non avrebbero saputo niente di noi e li avrebbero lasciati in pace. <<Non siete scappati dai vostri genitori... Da cosa siete scappati?>> chiese lui... Nonostante il mio tentativo di proteggerlo, lui voleva sapere a tutti i costi cosa ci fosse successo. <<Non siamo scappati... Siamo stati lasciati indietro>> ammisi dopo un lungo sospiro e richiudendo la porta alle mie spalle. Sapevo che non mi avrebbe lasciato andare così facilmente. <<I vostri genitori vi->> non lo lasciai finire, non volevo che ipotizzasse ancora tutte le cattiverie che i nostri genitori non ci avrebbero mai fatto. <<I nostri genitori volevano solo proteggerci, volevano portarci in un territorio sicuro per crescere... Siamo stati attaccati, loro sono stati catturati e noi siamo stati lasciati indietro... Dobbiamo sopravvivere>> spiegai... Non dissi che li volevo salvare, non dissi che c'erano altri bambini che contavano su di noi, non dissi che altri miei coetanei si stavano allenando mentre noi eravamo qui a lavorare... Non dissi che avrei guidato un gruppo di ragazzi che si sarebbe fatto ammazzare se non fossero tornati in forze. Ma a lui sembrò bastare quella spiegazione e mi lasciò andare augurandomi buona fortuna... Non mi chiese altro, ma dal suo sguardo sembrava aver capito i miei piani. Tornai a lavorare prima che potesse cambiare idea.

Durante la pausa pranzo raggiunsi Renèe e le raccontai cosa era successo quella mattina, di come il nostro capo aveva capito tutto ancor prima che io gli dessi conferma... Anche lei sembrava spaventata, anche lei sembrava temere una possibile reazione... Ma niente di quello che temevamo arrivò. D'altra parte, quelli che erano i nostri colleghi cercavano in tutti i modi di farci entrare nel loro gruppo, nella loro grande famiglia... Avremmo lavorato con loro per diverse settimane, era giusto riuscire ad avere dei rapporti civili con loro... Così cercammo di fare amicizia. Terminata la pausa pranzo, tornammo subito a lavoro, passammo così il resto della giornata finché non arrivò l'ora di tornare a casa. <<Se la situazione fosse diversa, se non avessimo il branco che conta su di noi, non lascerei questo posto... Per la prima volta mi sento accettato da qualcuno che non faccia parte della mia famiglia... Per la prima volta cercano di avvicinarmi, di interagire con me non per la mia posizione nel branco ma solo per farmi sentire come a casa... Non ricordo più cosa significhi essere a casa, ma penso di essermi spiegato>> dissi a Renèe mentre tornavamo dai ragazzi... Lei non rispose, sapeva che avevo ragione, sapeva che non mi avevano accettato e che quella vita sarebbe stata la scelta migliore per me. <<Resterai qui?>> chiese semplicemente. <<Ho promesso a Sharon che avremmo liberato i nostri genitori, ho promesso agli altri che avremmo raggiunto il nuovo territorio tutti insieme con le nostre famiglie... Nonostante questa vita sia quella che più desidero, ho fatto a tutti loro delle promesse e le devo mantenere... Forse un giorno tornerò qui, forse ti lascerò il posto di Alpha e inizierò a vivere la mia vita con le mie regole, ma prima devo mantenere tutte le promesse che ho fatto... Magari troverò la mia compagna e resterò con lei, ma non sono poi così sicuro di voler prendere il posto di mio padre>> risposi continuando a camminare... Lo pensavo realmente, pensavo realmente di lasciare tutto e tornare qui... Ma notai anche lo sguardo dispiaciuto di mia cugina mentre parlavo... Nonostante cercasse di darmi forza, sapeva anche lei che avevo ragione... Nessuno lo voleva ammettere, nessuno voleva ferire mio padre, ma la verità era una soltanto... Non sarei mai stato realmente accettato... Nessuno dei due parlò quando tornammo dai nostri fratelli, nessuno dei due osò riprendere l'argomento davanti agli altri.

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