Capitolo 4

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Canzone: The gost i use to be (Vinnie Paz, Eamon⬆️)

Drake

"Dimentica il tuo nome. Dimentica tutto quello che sai. Tutto quello che conosci. Il tuo nome è Drake e sei nato a Vienna...ripeti..."

"Mi chiamo Drake e sono nato da Vienna..."

Drake

Non ricordo più chi sono...
Un incidente e così tante identità che ho avuto, hanno rimosso ogni traccia della persona che ero.
Potrei dire Nemo come Ulisse rispose al ciclope alla domanda chi sei.
Il mio nome è Nessuno.
Sono un prigioniero,
sono una pura allucinazione?
Sono ciò che abita dentro l'oscurità, un'oscurità da cui non voglio uscire.
Sono un'ombra senza un'identità.
I primi raggi dell'alba accarezzano le pendici delle colline. Allungo una mano davanti a me e faccio passare i raggi del sole tra le spaccature fra le dita. L'ombra della mia mano viene proiettata sul mio viso mentre il mio riflesso si rispecchia nel vetro della finestra. Le mie iridi hanno assunto una sfumatura più chiara, ora sono azzurre.
L'oscurità del blu sembra che abbia abbandonato i miei occhi ma non la mia mente. Man mano percorro con lo sguardo tutte le cicatrici che adornano il mio corpo.
Ogni marchio mi ricorda...
uno scontro,
una battaglia,
vittorie e perdite.
In ogni guerra nonostante si è vincitori, si può essere vinti. Si finisce per uccidere gente che combatte per proteggere la propria patria. La patria? Un concetto talmente astratto che spesso sembra non essere più un motivo valido per combattere.
Ma il mio motivo principale per combattere non è mai stata la patria, ma la ricerca della giustizia. Mi sono state tolte talmente tante cose, che negli anni ho nutrito un forte senso di vendetta che si è tramutò nel tempo in senso di giustizia.
Sposto lo sguardo sul tapis roulant e mi rammento di dover iniziare il mio allenamento. Ogni giorno inizia con un allenamento di due ore. Devo tenermi in forma, essere agile e pronto a tutto in ogni momento.
Salgo sul tapis roulant, e inizio il mio allenamento.
I muscoli delle gambe si flettono, le vene in rilievo si gonfiano.
Mentre corro mi sento libero, mi sembra di rompere le catene della vita.
Congelo la realtà e vado via.
Un colpo secco di un mio passo, mi riporta ad una sparatoria che c'è stata contro degli estremisti nelle zona adiacente al Moulin rouge. Non si sentiva nulla, se non il colpo secco dei proiettili. Ho perso talmente tanti amici durante lo scontro. Pensavo di farcela. Credevamo di esserci infiltrati per bene e di poter colpire dall'interno il sistema. Ma il sistema nemico ci ha scoperti prima ancora che potessimo mettere in atto il nostro piano, una spia interna al nostro di sistema rovinò tutto.
Durante ogni missione siamo pronti a sacrificare noi stessi.
Ogni agente portava con sé una pillola di arsenico nel caso in cui il nemico ci avesse presi. Se non siamo noi a toglierci la vita, lo fanno loro in maniera molto più lenta è straziante. Se dovessi decidere come morire, voglio essere io a farlo, almeno in quel caso.
Nonostante l'alto tasso di rischio non ho mai pensato di mollare. In tanti nel tempo hanno lasciato per un motivo.
Non ho mai avuto quel motivo.
Il mio unico credo è quello che faccio.
Conosco solo questo e sono bravo nel farlo.
Una goccia di sudore cade dalla mia fronte e si riversa sul manubrio del tapis roulant.
Solo io posso riportarmi alla realtà.
Sono spesso preso dalle mie cogitazioni durante gli allenamenti che perdo il contratto con il mio corpo e con i miei sensi. Il cuore inizia a battere talmente in fretta da tamburellare contro lo sterno. I muscoli iniziano a bruciare con maggiore intensità.
"Fermati solo quando hai finito..."
La stanchezza non può fermarmi.
"Ogni ostacolo è creato solo dalla tua mente. Tu sei libero di spezzare quelle catene in qualsiasi momento. È tutto un movimento della tua volontà. La tua volontà abbatte i limiti!"
Drogato dell'adrenalina corro.
Corro sempre più in fretta,
corro senza farmi prendere dagli altri,
corro contro i miei limiti.
Abbatto i miei ostacoli.
Sono una macchina da guerra che deve essere convinta di essere invincibile.
Non mi importa se l'ostacolo sia una persona, ho un unico obbiettivo ed è quello di salvare la mia di vita. Sono egoista.
Chi è nemico, è un ostacolo, è un rischio.
Appena lo schermo segna in rosso i numeri del mio obbiettivo, rallento man mano il passo fino a fermarmi.
Passo alla lotta a corpo libero. Infilo le bende poste sul comodino accanto al tapis roulant. Le stringo finché non le sento ben salde. Inizio a sferrare dei ganci contro il sacco. Destro, destro, schivo e calcio. Ripeto la stessa sessione con il sinistro.
La vita è un gioco rischioso per questo mi devo rendere invincibile.
Non accetto che qualcuno mi stia davanti, preferisco avere la fila dietro.
Sono forse un mostro per questo? Non credo proprio.
Ognuno pensa a sé. Salvare se stesso.
Salvare la propria vita. Primeggiare e raggiungere i proprio obbiettivi. Chiunque mi si posiziona davanti, deve essere sorpassato o declassato. Ambisco al ruolo più alto. Ambisco al comando.
Non ho altro da desiderare, se non questo. Un unico obbiettivo agognato da tutta la vita.
Non ho sogni e non vivo di illusioni.
Non credo nei lieto fine, perché finché si vive non c'è una fine, come si potrebbe avere un lieto fine?
La morte può essere concepita come un lieto fine visto che i più antichi filosofi fra cui Socrate e Platone ritenevano la morte come una forma di liberazione dell'anima dalla prigione limitativa del corpo.
La morte se è vissuta nelle mani nemiche, non è poi così piacevole ma diventa il punto di arrivo che viene tanto atteso da ogni spia.
Non soffrire.
Smetterla di pensare.
Portare nella propria tomba tutto i segreti di Stato di cui si è a conoscenza.
Dovrei smetterla di fare pensieri tanto lugubri mentre sono ancora vivo. Almeno per ora....
Tutto è una questione di scelte nel mio caso, le mie scelte costano la vita.

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