Capitolo 28

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"Sentirai sempre un frastuono nella testa. Urla, strazio e colpi di pistole. La tua vita ti macchierà di ricordi che ti perseguiteranno..."

Rabab

Sono finita per camminare in intimo con un cappotto e scalza. Ho le gambe imbrattate di schizzi di sangue. Kather mi fissa ogni volta che può.
Drake continua a lamentarsi per aver perso una delle sue auto migliori.
Ci ritroviamo in tre a camminare per il bosco, diretti verso casa mia. Kather indossa un completo nero e degli anfibi, Drake invece ha l'abito strappato. Siamo tutti e tre feriti ma quella messo peggio è Drake.
Il diavolo non vola ma cammina
"Perché non ci hai avvisati prima che ci stavano pedinando?"asserisce Drake con tono sprezzante.
"Prima che vi raggiungessi avevo già eliminato tre inseguitori. Pensavo che non ce ne fossero più ma quando ho visto che ne arrivano altri, ho ritenuto che fosse necessario dirvelo."
Fa spallucce e man mano si avvicina. Aumento il passo perché non ho intenzione di essere toccata.
Non ho voglia di giocare.
Non ho voglia di sedurre.
Sono solo stanca.
"Perché ci stavi seguendo?"abbaia Drake fermandosi improvvisante.
"Tentavo di essere il vento adatto per far spostare le nuvole..."risponde fissandomi in maniera languida.
I suoi occhi verdi accarezzano il mio corpo semi nudo, tenta di farmi percepire con il solo sguardo quello che mi vorrebbe fare ma mantengo la giusta freddezza che lo fanno desistere.
"Un semplice vento non smuove un'intera tempesta..."conclude Drake dopo un breve silenzio. Mostra un ghigno e sbruffa facendo sollevare il suo ciuffo corvino verso l'alto. I suoi occhi blu scandagliano le mie gambe lentamente. Si sofferma sul mio slip sgambato e poi risale lentamente fino ad ancorare il suo sguardo al mio.
"Mi interessa smuovere una nuvola solitaria, non un intera tempesta..."ribatte Kather con tono saccente.
"Allora hai sottovalutato qualcosa..."mormoro.
Costeggiamo la Sprea finché qualcosa non attira la nostra attenzione. Sembra una barchetta in legno. La nebbia non rende abbastanza nitida la figura che lentamente avanza al centro del lago.
Tutti e tre ci fermiamo sulla sponda, intenti a fissare la figura. Appare un uomo con un remo in mano. Indossa un saio nero. Ha una lunga barba, e gli occhi è impossibile vederli poiché metà del viso è coperto da un ampio cappuccio.
"Caronte..."asseriamo all'unisono. Nello stesso momento in cui individuiamo attaccati alla barca dei corpi. Uno strano senso di inquietudine mi pervade, nello stesso momento in cui l'uomo ci indica.
È come se la morte avesse appena puntato un dito contro di noi. Siamo privi di armi e privi di forze. Non possiamo far nulla se non assistere al macabro teatrino messo in atto dal nostro nemico.
L'uomo estrae una tanica di benzina e se la versa addosso, per poi darsi fuoco e restare immobile. L'unico suono che si sente è una risata agghiacciante accompagnata da urla strazianti.
"Se fossero ancora vivi?"domanda Khater osservando i corpi legati alla barchetta in legno che prende fuoco.
"Caronte trasporta le anime, non trasporta vivi..."ribatte Drake con risolutezza. "Chiamo la scientifica conclude.
Inclino il capo e noto altri corpi legati alla barca, in tutto sono 4.
Quale può essere il significato?

Finalmente vedo il cancello di casa mia. Con un salto salgo sul muretto e scavalco con qualche problema. Appena mi siedo sul cornicione, una fitta alla schiena mi blocca sul posto. La testa gira, ma non mi lascio fermare dal dolore come non mi lascio fermare dal freddo.
"Si combatte fino alla fine. A qualsiasi costo. Vivere non ha prezzo..."
Mi lascio cadere sulla neve spassa sul mio prato inglese e resto stesa a pancia in su.
Dietro ogni paio di occhi, c'è una storia nascosta e dietro i miei cosa si nasconde?
L'unica parola che mi viene in mente è inferno.
Mi credono tutti più pura di quanto io sia.
Credono tutti che la mia anima sia celibe e non sia macchiata di alcun peccato.
Eppure nessuno sa cosa ho fatto...
Kather si stende accanto a me, sento il suo sguardo bruciarmi il viso, allunga la mano e mi scosta una ciocca ribelle dal viso.
"Vola nella mia direzione Rabab..."sussurra.
Drake balza in piedi ed attira la mia attenzione. Nonostante abbia una gamba ferita continua a reggersi in piedi e combattere.
"Per stanotte la Nuvola svanisce. Se vuoi puoi restare qui per stanotte..."concluso sollevandomi in piedi con qualche difficoltà. Drake mi afferra il braccio quando sto per capitolare sul pavimento, lo fisso stizzita ma non ritrae la mano. 
"Non ti puoi liberare di me ragazzina..."sussurra mentre mi aiuta a sollevarmi dal pavimento.
"Tu puoi decidere quando toccarmi, di conseguenza posso anch'io. Non ti puoi liberare di me..."biascica.
Lo fisso sgomentata e tento di liberarmi dalla sua presa ma mi stringe ancora di più il braccio. "Questa è la verità, Nuvola..."sussurra contro il mio orecchio per poi lasciarmi andare.
È un modo celato per dirmi che si ricorda di noi?
Oppure l'unica verità che non mi posso liberare di lui ma lui non si può liberare di me.
Mi sento confusa, apro una porta finestra, Drake mi segue dentro. Mi libero del cappotto ed incedo verso la cucina dove trovo Kather con una bottiglia di champagne in mano. Prende delle flûte dagli scaffali e gli poggia sul tavolo.
"Mettiamo da parte i rancori e beviamo! Siamo vivi! Oppure bevo io per tutti e tre!"asserisce stappando la bottiglia. Mi siedo sull'isola, gli strappo la bottiglia di mano e bevo direttamente. Drake me la sfila di mano e mi guarda in cagnesco.
"Domani hai l'università. Non rovinare il piano Rabab! Ora sta filando tutto liscio..."asserisce scuotendo il cellulare nella sua mano.
"Sta filando tutto liscio? La tua pista principale sul Vendicatore sta crollando! Siamo stati aggrediti da dei maledetti sicari! E abbiamo assistito al teatrino macabro di quei malati! A meno che, non erano agenti del tuo corpo! Ciò che so, è che vogliono farci fuori Drake!"urlo fuori di me e ripendo a bere. Mi sfila la bottiglia prepotentemente dalle labbra e la porge a Kather che finisce il contenuto tutto di un sorso facendo muovere il pomo d'Adamo. Kather si sfila il cappotto e gli anfibi.
"Mentre voi due date atto all'ennesimo lotta, io me ne vado a dormire..."asserisce Kather alzandosi dalla sedia. Fa un inchino in maniera plateale rivolto a me e saluta Drake con un gesto militare per poi incamminarsi verso il piano superiore.
"Devi smetterla di trattarmi come una bambina! Ho appena rischiato la vita per il tuo maledetto piano! Non voglio morire senza prima sapere, cosa diavolo è successo a mio zio!"urlo fuori di me spintonando Drake lontano da me.
"Tu dovresti smetterla di elaborare strani piani complottasti che non hanno alcuna fondamenta! Perché affidarmi un caso del genere, con il solo intento di farmi fuori?"ribatte vendendomi contro con impeto.
"Perché non eri magari il solo che volevano fare fuori, genio! Come vedi siamo entrambi nel mirino. Proprio come due anni fa a Mosca!"urlo fuori di me.
Drake si acciglia e retrocede.
Lui ricorda, nonostante voglia negare.
Sento ancora il ronzio nelle orecchie dopo l'esplosione.
"Tu cosa ne sai di Mosca?"domanda camminando nervosamente avanti e dietro. Proprio come un animale in gabbia.
"Perché ricordo, ciò che tu neghi di non ricordare..."
Io e lui eravamo il bersaglio e ora lo siamo ancora una volta. Non ricordo chi mi abbia portata via da lì. Ma ricordo solo l'ospedale e la lunga degenza che seguì. Mio zio mi raccontò che avevo fatto un incidente, non ricordavo più nulla ma ora lentamente inizio a ricordare la verità.
Drake si tira i capelli fruttato indietro. Si ferma improvvisamente e inizia a ridere come un matto.
"Tu vuoi farmi impazzire per fermi mandare tutto a puttane! Ma non succederà! Ora porta il tuo culo in stanza oppure ti trascinerò io!"urla fuori di sé.
Scendo dall'isola e lo fronteggio. Mi allineo al suo viso e mi fermo ad un soffio dalle sue labbra.
"Non ho paura di te..."asserisco con tono imperturbabile. Mi allontano di un paio di passi e sorrido divertita.
"Dovresti averne..."I suoi occhi blu trasmettono freddezza, una freddezza tale che mi fa raggelare il sangue.
Chi gioca continuamente con la morte, non ne ha più paura.
"Vado a farmi una doccia, che ne dici di ripulirti con me?"domando ammiccando per poi sculettare vistosamente fino alle scale che conducono al mio bagno personale nella mia stanza.
"Non ho bisogno di nessuno..."conclude dandomi una spallata per poi dirigersi nella sua stanza.
È l'unica vetta che sembra sempre più distante da raggiungere, ogni volta che mi sembra di essere vicina mi rendo conto di essere solo all'inizio del percorso.

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