Capitolo 20

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Drake

"L'inferno è qui e l'inferno, è in noi"

Diventiamo tutti assassini.
Ed è in questo esatto momento, in cui io e Rabab abbiamo le armi puntate contro due uomini e loro a loro volta le hanno puntate contro di noi, non c'è distinzione.
Siamo tutti assassini, siamo tutti carnefici.
Alla fine la vita è un'eterna vertigine che non passa mai.
Sono entrato per primo dentro il covo, stordendo le guardie all'ingresso, Rabab mi ha raggiunto poco dopo.
Uno degli uomini getta davanti a noi una mano coperta da un guanto. Rabab osserva l'organo stranita. Si avvicina e rimuove il guanto.
"L'abbiamo fatto a pezzi proprio come faremo con te."
"Questa non è la mano di mio zio!"urla osservando l'organo per poi lanciare la mano contro l'uomo che l'ha minacciata e sparargli contro.
Gli altri si avventano contro di noi. Iniziamo a combattere in un corpo a corpo. Rabab viene presa da dietro da un uomo, le stringe il braccio intorno al collo e tenta di soffocarla. Ma lei solleva la gamba con uno slancio e colpisce la fronte dell'uomo alle sue spalle.
Lottiamo tutti per la sopravvivenza.
Gli dà una gomitata sulla bocca e continua difendersi come una tigre agguerrita. Non ha intenzione di arrendersi, mantiene il braccio che le fa male, più nascosto. Uno degli uomini comprende che nella zona è ferita e le dà una gomitata contro la ferita. Dalle sue labbra fuoriesce un gemito di dolore e il suo volto si contorce per poi diventare rabbioso. Nel mentre mantengo due uomini fermi per evitare di ucciderli, dall'alto non ho avuto il consenso dell'agenzia di fare fuori persone nel locale.
Una stella sulla mano di entrambi attira la mia attenzione. Sembra un serpente che si intreccia in un pentagono, il significato simbolico potrebbe dire che il male ha potere assoluto oppure si insedia anche nel potere. Non sono anarchici, non hanno intenzione di andare contro le regole, per giungere al caos ma piuttosto sembra che abbiano tuta la voglia di salire al potere. Questo tatuaggio l'ho già visto.
"Le tue corna da diavolo si vedono da qui!"tuona una voce bassa e baritonale alle spalle di entrambi. Rabab solleva lo sguardo e si irrigidisce come se avesse visto Lucifero in persona. Io dal mio canto, lascio andare i due cretini che tentavano di ribellarsi al mio volere. Cadono a terra in un tonfo e si voltano verso quello che presuppongo sia il loro capo. Un ragazzo alto quanto me, avanza nella nostra direzione. Ha dei folti capelli neri, un taglio degli occhi orientale e il colore delle iridi è talmente scuoro da confondersi con la pupilla. Mi sorride in maniera beffarda e mi passa accanto.
"Sapevo che non te la saresti bevuta la prova della mano. In ogni caso sei finita nella tana del lupo..."asserisce il ragazzo. Indossa degli anfibi e un cappotto nero e lungo. Dei jeans aderenti che disegnano le forme delle sue gambe allenate, è una Spia? Se fosse della CIA? No, sarebbe troppo strano non hanno mai dei tatuaggi comuni. Magari è un gruppo di spie anarchiche?! Sto facendo troppo supposizioni!
"Canta gallinella!"abbaio irritato irrigidendo la mandibola. Lui si volta verso di me e mi ride in faccia beffardo. "Rideresti molto meglio con un mio piede schiacciato contro la tua guancia!"proseguo. Odio essere preso in giro. Lui si avvicina e mi fronteggia e mi guarda dritto negli occhi. Ci fronteggiamo e nessuno dei due ha intenzione di cedere.
"Sai dovresti informare la tua signora, del mio potere..."sussurra ad un filo dal mio viso.
"Ma se non so nemmeno come ti chiami!"ribatto divertito.
"Oh e tu non hai capito il tuo ruolo. Sei tu la sua signora..."Ridacchia, ma prima che si allontani troppo gli do una testata. Lui indietreggia di poco e sputa il sangue lateralmente.
"Chi diavolo è questo psicopatico?"domando fuori di me. Rabab solleva lo sguardo verso di me e noto gli occhi rossi. Sembra sull'orlo di una crisi isterica. Ma scuote la testa e scaccia via tutto il suo dolore.
"Mi ha venduta..."asserisce Rabab alla fine con rammarico.
Riponeva delle speranze in lui.
"Lui è il capo dei Blackblood. Mio zio prima ne era a capo, finché non si stancò della monotonia. Il gruppo vide il suo atto come un tradimento e ci ha perseguitati per anni. Sono circa 500.000 in tutto il mondo. Aveva 500.000 taglie addosso.Ma credo che ora siano le mie taglie. Deve aver fatto un patto con loro!"urla Rabab andando contro il ragazzo che non si smuove di un millimetro. Con un gesto abile strappa la manica del vestito di Rabab e le pianta un dito dentro la ferita.
Digrigna i denti e respira a narici aperte. "Che cazzo vuoi!"urla ancora Rabab. Lui sorride compiaciuto e preme ancora di più il dito contro la ferita fino a far inginocchiare Rabab.
"Voglio fotterti proprio come ha fatto tuo zio con noi..."biascia con un tono talmente viscido che mi fa raggelare il sangue.
"Mi lascio fottere solo dagli uomini, non dai senza palle che stuprano!"urla fuori di sé e gli dà un pugno contro linguine talmente forte da piegarlo. Estraggo la pistola di riserva e gli sparo entrambe le spalle. Improvvisamente nella stanza piomba una pioggia di proiettili, mi getto a terra e striscio sul pavimento verso Rabab, entrambi strisciando ci dirigiamo verso la porta finché la mia caviglia non viene bloccata dallo stronzo! Gli do un calcio in faccia, per poi puntargli la pistola contro. La rabbia mi dice di sparare ma gli ordini mi impongono altro.
Ma un errore del genere, quanto mi costerà mai?
"Uccidilo!"asserisce Rabab.
Nel mio cervello c'è solo un bang bang che non posso fermare.
La mia è un interminabile corsa verso la violenza.
Senza pensarci troppo, lo sparo in fronte con un sorriso beffardo stampato sulla faccia, le goccioline di sangue schizzano sul mio volto.
Ridi ora all'inferno!
Uno strano senso di soddisfazione mi spinge a restare ancora, fino a quando i pezzi del suo cervello salteranno insieme alla polvere causata dagli altri proiettili.
"Smettila di compiacerti, dobbiamo andare!"urla Rabab. Giro gli occhi al cielo e la seguo fuori dalla stanza.
Il locale è nel pieno del suo caos, ci sono ragazzi che urlano e scappano.
Il momento perfetto per scappare e confondersi.
Solo all'inferno ci sono tante urla di dolore.
"L'inferno è qui, l'inferno è in noi..."asserisce Rabab.

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