Capitolo 12

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"Il tuo unico scopo è sopravvivere. Non importa a quale scopo."

"A quale costo?"

"Al costo che credi che valga la tua vita..."

Canzone : Indescrutible (Welshly Arms⬆️)

Drake

C'è chi è buono e diventa cattivo per difendersi.
C'è chi è cattivo e diventa buono perché vuole cambiare.
C'è chi è cattivo e resta cattivo perché non è in cerca di redenzione.
C'è chi è neutrale.
C'è chi è buono e resta buono nonostante tutte le cattiverie che subisce.
Questi ultimi sono i veri vincenti.
Ma sfortunatamente non ne faccio parte.
Sono un senza senso a cui vogliono cercare un senso.
Dormi senza sognare,
prendi senza chiedere,
tocca senza sentire,
arriva ma non a destinazione.
Il mio elicottero ruota attorno un'aria isolata nel deserto dopo mi attende un Range Rover nero, pieno di armi per la mia missione.
La sabbia si innalza in spirali ogni qualvolta l'aria smossa dalle eliche dell'elicottero si abbatte contro la superficie. Ho indossato una chefia bianca a quadri neri, occhiali da sole scuri, magliette a maniche corte e jeans scuri.
Tutto non troppo appariscente.
Devo mimetizzarmi e apparire come un semplice turista.
Un semplice turista con delle armi nel bagagliaio e una missione da portare a termine.
Un bersaglio, una destinazione e una fine.
Se tutto va bene, ogni cosa seguirà il percorso nella mia testa.
Sono un libro antico, dalle pagine ingiallite, che racchiude la storia di chi ne ha passate tante.
In ogni pagina viene racchiusa la vita di qualcuno a cui qualcun altro ha dato un inizio e a cui io ho dato una fine.
La pietà o la compassione sono state spazzate via dalla rabbia e dall'odio di cui mi cibo odiernamente.
Mi cibo di anime.
Non mi cibo amore.
Man mano l'elicottero cala e la sabbia si innalza in vortici.
Le dune si spostano ad ogni soffio di vento.
Sollevo la Kefia sul mio volto e copro il naso per evitare che la sabbia si insinui nelle mie vie respiratorie.
Gli occhiali da sole mi coprono gli occhi.
Mi infilo lo zaino e con un salto scendo dall'elicottero.
Fa un caldo torrido.
Corro verso la mia auto. Man mano che avanzo sento il peso della mia corsa a causa dei miei passi che vengono appesantiti dalla sabbia che mi fa sprofondare i piedi.
Il caldo mi rende il respiro più difficile.
Apro lo sportello anteriore dell'auto e ci getto dentro lo zaino. Mi siedo sul posto del guidatore e prendo le chiavi dal parasole. Accendo la macchina e aumento l'aria condizionata.
Inserisci nel navigatore il luogo della mia destinazione.
Avvio la macchina e mi incammino nelle strade desertiche.
Nelle varie dune individuo solo sporadicamente delle carcasse di cammelli.
Dove cazzo mi hanno spedito!
Sfilo la kefia e aumento di più la velocità premendo il piede completamente sull'acceleratore.
"Dai bimba più veloce!"borbotto dando un colpo sullo sterzo.
Sono in anticipo rispetto l'ora prevista per l'attacco.
Ma non sono nel mio anticipo.
Voglio studiare il perimetro ed individuare possibili punti di vedetta del nemico che possano portare a far fallire la nostra missione.
La nostra taglia è un terrorista.
Abbiamo intercettato alcune chiamante e scoperto dove si trova il suo sito.
Si è rintanato nel deserto con le sue mogli e i due figli maggiori che continuano ad agire per conto del padre.
Il male viene sempre estirpato in un modo o in un altro.
Il sole picchia contro la carrozzeria della macchina e nonostante l'aria climatizzata, sto mordendo per il caldo.
Il tasso di umidità è elevato.
Abbasso il parasole in corrispondenza della guida.
Sulla mia destra vedo a distanza un gruppo di beduini che si muove al di sopra di vecchi dromedari dal passo lento.
Mi meraviglio per la resistenza dell'uomo del deserto.
Mantengo la mia Kefia alta per coprire i miei lineamenti.
Non voglio trascurare alcun dettaglio e non voglio tantomeno che qualcuno mi riconosca.
Al costo di morire, non rinuncerò alla mia copertura.
Le molteplici maschere mi permettono di non rivelare mai l'ombra che si cela dietro.
Non c'è nulla da scoprire.
Sono come la luce di una stella collassata che continua ad arrivare.
Non c'è più nulla, eppure continua a vedersi.
Mi domando cosa farei se avessi una seconda chance?
Esattamente nulla.
Rifarei esattamente tutto da capo,
continuerei ad essere me stesso,
continuerei a non perdonare nessuno e
continuerei a sentire il peso della vendetta che piega la mia ragione ogni qualvolta scopro un indizio che mi avvicina, a chi ha ucciso i miei genitori.
Quindi non chiederei mai una seconda possibilità perché finirei per sprecarla.
Gli dei non cercano mai il perdono delle proprie colpe.
Ed io sono il Dio della mi esistenza e non chiedo il perdono per nulla, quindi perché dovrei chiedere una seconda possibilità.
Ho fatto errori durante la mia esistenza, ho sempre seguito gli ordini e ho abbandonato la mia ragione e mi sono affidato all'altrui ragione.
Sono stato una pedina per troppo tempo e ora reclamo la mia libertà di scegliere.
Una volta che sarò libero dall'agenzia, potrò prendere tutte le decisioni necessaire e imputare la responsabilità di ogni scelta solo e soltanto a me.
All'orizzonte vedo solo un mare di sabbia che finisce nel punto in cui il cielo azzurro incontra il confine.
Sono due colori in contrasto eppure sembrano confondersi perfettamente.
Il mio cellulare in fitto inizia a vibrare, segnale che i miei soldati sono arrivati.
Mentre loro sono appena atterrati, io mi dirigo solitario verso il mio obbiettivo.
Ultimamente durante queste odiose missioni, mi costringono alla collaborazione, ma sono sempre stato per gli attacchi solitari e non di gruppo.
In ogni caso finisco sempre per proteggere prima me stesso.
Il telefono smette di squillare.
Quando ci sono più teste per un'unica missione bisogna giungere a compromessi, contrariamente per quando si lavora da soli, in cui l'unico a decidere nelle mie missioni solitarie sono solo e soltanto io.
La mia solitudine è diventata talmente piacevole che non voglio più rinunciarci.
La mia convivenza forzata con Rabab, non ha fatto altro che farmi anelare gli attimi in cui lei andava via ed io restavo solo con me stesso e le mie maschere che sfilavano davanti al mio viso e bruciavano.
Ogni maschera era una bugia che si confondeva con l'oscurità.
A richiamare la mia attenzione è nuovamente il cellulare.
Questa volta rispondo.
"Sono quasi arrivato, non mi interessa dove tu sia o chi sia. Voglio solo che tu e i tuoi compagni muoviate il culo e vi facciate trovare lì, entro cinque minuti." Non gli do il tempo di ribattere che riaggancio.
Gli deve essere chiaro chi comanda.
Non mi sottometterò a nessuno.

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