Capitolo 16

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Drake

"Conosci te stesso, allora conoscerai anche il tuo peggior nemico..."

Rabab ha tutte le sembianze di essere il mio alter ego, però l'alter di tutti i miei peggiori difetti.
Ragion per cui la considero la mia peggiore nemica.
Ma avendo tutti i miei difetti accentuati soffre anche di tutte le mie debolezze.
Lei è:
priva di ordine,
caos intellegibile,
armoniosa distruzione.
Perdizione...
Come può una ragazzina come lei, racchiudere così tanto dentro di sé?
C'è chi in una lunga vita raccoglie ben poco e chi nella sua brevità raccoglie gin troppo.
Ci sono danni nella sua mente che la conducono a comportarsi in maniera...sbagliata.
Oscillo con la testa da destra verso sinistra.
L'alcool, le spogliarelliste, Rabab nuda nella vasca e per concludere per l'ho baciata.
Eppure avrei continuato ad assaporare le sue labbra,
avrei divorato il suo respiro al posto della sua ansia,
avrei divorato quei lembi di pelle sul suo viso, con tutta la voglia di dare un minimo di sfogo al senso di inappagamento.
Mi piace il suo corpo, mi piacciono le forme piccole e sode.
I seni piccoli che si sorreggono soli verso l'alto, l'addome piatto, il sedere tondo e sodo. Mi piacciono le lunghe gambe abbronzate che la danno tutta l'aria di femme fatale.
Per concludere ha dei lunghi capelli, dove arpionerei con piacere le dita mentre la prendo con forza facendo sbattere il suo bacino contro il mio.
Ma sono un uomo di ragione, non posso farmi dominare dagli impulsi, non mi posso lasciare andare al vizio.
Ed ora sono finito così, sulla poltrona nella mia stanza con la testa che rotola da un lato all'altro, a petto nudo e con i boxer che rivestono la mia nudità messa in tiro. In tiro da quando l'ho vista in quella maledetta vasca nuda e bagnata.
"Dannazione..."borbotto slacciandomi dalla poltrona.
Una donna non può dominare i miei pensieri.
Sono spinto dall'insano impulso di possederla.
E la quantità di alcool eccessiva non mi permette di ragionare in maniera lucida.
Che cazzo mi sta succedendo?
Appena la porta della mia stanza si apre, il precario equilibrio della mia resistenza viene spezzato come un filo tagliato da un taglio netto di forbici.
Mi sembra persino di sentire il rumore di quel taglio.
I capelli di Rabab ricadono impetuosi oltre il suo seno, in onde. Gli occhi lungi da sfinge sono fissi sul mio viso. Le ciglia nere sono lunghe e le danno un'aria estremamente femminile.
Le sue curve piccole sono coperte da una felpa, il cui orlo le accarezza la parte alta della coscia.
La ringrazio mentalmente per non aver indossato un body succinto e sexy. Si morde il labbro inferiore nervosamente e mi fissa senza dire nulla.
"Che vuoi?"borbotto, passandomi nervosamente una mano sui boxer. Lei abbassa lo sguardo in direzione e si lecca le labbra. No! Così non va bene. "Se non sei qui per dirmi nulla a riguardo della missione, esci!"esordisco con tono deciso.
Lei si acciglia e fa un passo avanti.
"Ti dovrei ringraziare per essere entrato in bagno senza il mio permesso, invadendo la mia privacy?"
Picchietta un piede sul pavimento ed io ripercorro con lo sguardo le sue lunghe gambe da modella.
Continua a parlare, ma si sta facendo un lungo monologo senza uditori perché io sono concentrato sul suo corpo e precisamente sul punto di congiunzione fra le sue gambe. Man mano scivolo sulla poltrona e inclino la testa per capire se sotto la maglietta indossa degli slip oppure no.
Sono pur sempre un uomo...un uomo brillo, un po' più fuori controllo del dovuto. Poggio i gomiti sulle ginocchia e mi inclino maggiormente per poter sbirciare meglio. Ma poi lei incede nella mia direzione e mi sventola una mano sul viso. Senza dire molto allungo una mano e le sollevo la maglietta. Intravedo un tanga nero che ricopre il suo pube ambrato e perfettamente depilato.
Mi scaccia la mano e continua a parlare, eppure io continuo ad immaginarla, sotto di me, sopra di me, ma in ogni posizione, ci sono io che la penetro con tutta la rabbia che ho e reprimo nei suoi confronti.
Il sesso sarebbe il mezzo migliore per continuare la nostra guerra in maniera più piacevole.
Lei ha quel qualcosa in più che posseggo anch'io che mi spinge a volerla.
Il suo corpo sembra che mi spinga a superare ogni limite.
Le sue forme risvegliano in me i più animaleschi desideri.
Eppure il suo corpo sembra che sia già stato accarezzato dalle mie dita.
Lei mi sembra un déjà vu.
Eppure ho voglia di risvegliare ricordi che la mia mente sembra già possedere.
È possibile che in altri luoghi, in altre vesti, io e lei ci siamo già assaporati, toccati e desiderati.
Con prepotenza le afferro i fianchi e la spingo verso di me. Sale a cavalcioni sulle mie gambe e pianta le ginocchia ai lati della poltrona, circuendo con le sue cosce lunghe e muscolose il mio bacino. Risollevo l'orlo della maglietta e abbasso nuovamente lo sguardo. Lei si zittisce e mi guarda stranita.
Studia ogni mio movimento. Non mi prenderò nulla di quello che non mi vorrà dare. Non mi permetterei mai di appropriami del suo corpo senza il suo consenso. I suoi silenzi sono tacite approvazioni del mio comportamento dominante, mi sta lasciando guidare nei limiti stretti della sua mente. Si abbassa sul mio bacino in corrispondenza della mia erezione e ondeggia in maniera decisa generando uno stuzzicante e piacevole attrito tra le nostre intimità. Resto con le mani piantate sui suoi fianchi e accompagno le sue oscillazioni.
"Prendila come una forma di ringraziamento..."sussurra con tono basso e sensuale "sei talmente duro..."prosegue. Si morde il labbro e uno spasmo mi percuote la spina dorsale fino alla punta del mio cazzo. La punta sta per emergere dai boxer ma non vedrebbe nulla di nuovo rispetto a ciò che ha visto. Con le labbra accarezzo il lato del suo collo, per poi inebriarmi lentamente del suo profumo femminile. Risalgo lentamente con una mano e le stringo un seno in mano. Lentamente le risalgo con la stessa mano sul suo collo e lo stringo con dominanza. Le bacio uno zigomo e tento di contenermi.
"Conosci il tuo peggior nemico..."sembra sussurrarmi una vocina nella mia mente.
"Magari questo è un modo per farti abbassare la guardia e...ucciderti..."aggiunge con tono deciso.
Lei vuole uccidermi.
"Ti ricordi quello che ha detto? Ha detto che sei pazzo...ma è lei la matta..."prosegue.
La spintono malamente dal mio corpo e la faccio scendere. Mi alzo in piedi e torreggio su di lei.
"Tu sei pazza!" Le afferro il braccio e la trascino fino alla porta. La getto fuori dalla mia stanza e lei mi fissa intontita. Prima che possa ribattere le chiudo la porta in faccia.
"Sei un pazzo psicopatico!"urla dando un pugno deciso contro il legno duro della porta.
"Solo perché non accetto il tuo grazie in natura! Mi aspetto quella parola Nuvola!" ribatto.
"Sei stato tu ad iniziare!"urla isterica.
"E sono io a mettere un punto, per la fine!"Chiudo la porta a chiave e ondeggio fino al mio letto.
"Pazzo!"urla lanciando non so cosa contro la porta.
"Ti ho dato la conferma di quello che mi hai detto in bagno..." concludo chiudendo gli occhi e tentando di scacciare l'erezione.
Lei continua ad urlare dall'altro capo della porta, ma io non le do più ascolto.
Stupida nuvoletta, non può fregarmi!

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