Siamo sull’aereo e la mia copertura è “aiuto band”: ruolo stupido e insensato. Non voglio entrare nel dettaglio di chi l’abbia inventato o che ruolo abbia effettivamente, soprattutto se questa mansione mi terrà alla larga dalla madre di Luke.
Lui ha pensato bene di regalarle il volo in prima classe, così oltre a fare la figura del figlio premuroso nei confronti della madre, può concedersi dei momenti poco casti con la sottoscritta.
È la prima volta che vado in Svezia ed è bellissima.
Appena arriviamo in aeroporto “noi” dello staff ci dividiamo dalla band che si prepara al primo saluto con le fans che li stanno aspettando all’uscita; così ci rivediamo all’hotel.
Aspetto Luke nella hall e una volta che ci hanno dato le chiavi saliamo alla ricerca delle nostre camere.
-Purtroppo non saremo in camera insieme, ma mi sono assicurato che finissi in una bella stanza. –mi spiega dandomi la chiave magnetica.
Gli sorrido e gli do un bacio sulla guancia prendendo la scheda.
-Andrà benissimo! –esclamo aprendo la porta.
Trascino il mio trolley all’interno. C’è un piccolo corridoietto e poi c’è una bella camera: l’arredamento marrone chiaro è in armonia con le pareti e la moquette di tutte le gradazioni di blu. È grande e luminosa.
-Ma è una doppia! –esclamo vedendo il secondo letto.
-Ehm, sì. Ascolta io vado a portare la mia valigia nella mia stanza, che ne dici se ci rivediamo tra un po’? –chiede.
Mi avvicino a lui e circondo il suo collo con le mie braccia.
-Che ne dici invece se lasci dov’è il tuo trolley e proviamo il mio letto? –chiedo in tono malizioso. Sto per baciarlo ma mi sorride allontanandosi.
-Mi piacerebbe moltissimo, ma abbiamo un po’ i tempi serrati. Questa sera, magari. –conclude.
Gli sorrido, infondo so che il dovere è pur sempre il dovere. Così lo abbraccio e dopo averlo baciato, dico: -A dopo, amore.
Appena esce dalla porta mi stendo sul letto. È morbidissimo, proprio come piace a me. Inizio ad immaginare me e Luke in quella stanza, quando sento la serratura della posta scattare.
-Hai già cambiato idea? Sono stata così persuasiva? –domando in tono ironico fissando il soffitto e aspettando che Luke mi raggiunga, ma ciò non accade. Così per la seconda volta in pochi mesi, voglio sprofondare dalla vergogna, ma soprattutto sento nascere dentro di me un istinto omicida: Luke Robert Hemmings può considerarsi un uomo morto.
Mi alzo dal letto. -Oh, mi scusi. Pensavo fosse… -dico in tono dispiaciuto, ma la signora non mi lascia finire e conclude lei la frase al mio posto: -Pensavi fosse mio figlio.
Luke sei morto. Luke sei morto. Continuo a ripetermi nella testa.
-Sì. –rispondo semplicemente.
Nessuna delle due sembra abbia voglia di aggiungere altro. Rimaniamo ferme a guardarci fino quando Liz prende il suo trolley e dopo averlo messo sul letto lo apre.
Decido di imitarla e ironia della sorte la prima cosa che estraiamo entrambe è una cornice. Il silenzio ci circonda ancora ma sento che anche lei, come me, è curiosa di sapere che foto custodisco così meticolosamente.
Decido di fare il primo passo, di lasciarmi tutto alle spalle, compresa la voglia di ucciderle il figlio.
-Questa è la mia famiglia. –dico sorridendole e guardando con amore i miei genitori con me, Adriano e Giulia.
-Questa invece è la mia. –risponde sorridendomi e avvicinandomi il suo porta foto. Ce li scambiamo.
-Hai una sorellina piccolissima! –esclama lei.
Sorrido. –Li aveva solo tre anni e mezzo e grazie a suo figlio finalmente dopo quasi tre anni potrò riabbracciarla. –spiego. –Comunque hai una bellissima famiglia! Poi tre maschi, immagino che lavoro! -continuo.
Si siede sul letto e mi fa segno di sedermi al suo fianco. Iniziamo a parlare, mi chiede di me, della mia vita, della società, della mia famiglia e io faccio lo stesso.
Improvvisamente quella donna tanto temuta, non mi fa più così paura. È una mamma orgogliosa dei suoi figli e ha intrapreso questo viaggio in modo tale che anche le altre tre mamme non fossero così preoccupate, anche se ormai i ragazzi non hanno più bisogno del suo aiuto.
-E pensare che Luke mi aveva detto di lasciarla a casa! –esclamo mentre appoggio la mia foto sul comodino.
Liz ride. –Ma mamma, te la porti a fare! Ci sono i telefoni, e poi sulla tua macchina fotografica ne avrai a milioni! –continua lei imitando il figlio. –Lo dice sempre anche a me. –aggiunge.
Le sorrido, ma poi il mio sguardo si ferma sul suo bagaglio a mano: è una custodia.
-Ti piace fotografare? –chiedo.
-Sì. È la mia passione e grazie a mio figlio ho avuto la possibilità di visitare tantissime città per ognuna delle quali ho un milione di foto, come dice lui. –spiega. –Ne vuoi vedere qualcuna? –mi chiede.
Annuisco e torno a sedermi accanto a lei. Prende la macchina e inizia a scorrere. –Questi sono i nostri primi giorni a Londra. –spiega.
Ci sono monumenti, strade, case tipiche londinesi e poi naturalmente i quattro ragazzi divertiti delle loro escursioni. Poi arrivarono le foto della promozione tra le radio e poi ancora Londra, in particolar modo ricorrevano con frequenza i giardini davanti a Buckingham Palace.
-È il mio posto preferito di Londra. –ammetto mentre un'altra foto scorre.
-È anche il mio. –ammette Liz.
-Dovresti vederlo tra qualche mese, al tramonto delle belle giornate di sole. È un posto meraviglioso, un paesaggio quasi magico. –spiego.
-Quando avevo qualche ora libera ci andavo spesso e volentieri a fare due passi. –continua lei.
Poi sullo schermo della macchina fotografica iniziano le foto del tour.
-Sei bravissima, una è più bella dell’altra. –mi complimento.
-Grazie. –mi ringrazia.
Ormai stanno finendo, riconosco il teatro di Londra. Qualche foto con Joy e Mali Koa e poi si sofferma su una. È bellissima, sicuramente uno scatto a tradimento: io e Luke che ci baciamo dietro le quinte.
-Siete stati bravi a nascondervi in questi mesi. –dice semplicemente.
Sono ancora incantata sulla foto quando una sua mano si appoggia sulla mia.
-Mi dispiace se vi ho reso le cose difficili. Credo che sia colpa mia, per le cose che ho detto a Luke e che sicuramente lui ti avrà detto, ma sai, a volte le mamme mettono il becco dove non dovrebbero. Sapevo che Luke non aveva smesso di incontrarti, una madre certe cose le capisce, ma stavo zitta perché non volevo fare altri danni. Vedevo che era ed è molto legato a te, perciò all’inizio avevo paura che qualcosa di così forte lo distogliesse dai suoi impegni, ma erano parole inutili perché per assurdo non è mai stato così rispettoso dei suoi doveri. –dice.
-Non ti preoccupare è una storia passata ormai e poi è stato divertente nascondersi da te e da altri occhi indiscreti. –continuo ripensando al timore che avevo per questa donna. Credo di aver fatto una faccia buffa perché Liz scoppia a ridere.
Bussano alla porta.
-Questo dovrebbe essere Luke. –dice sorridendomi.
-Quando è entrata in camera avrei tanto voluto essermi portata un bazuka da casa per uccidere suo figlio, ora naturalmente gli sono grata per aver fatto questa improvvisata, ma non voglio fargliela passare così facilmente. Non so se mi spiego. –dico velocemente.
Bussano nuovamente. –Ehi, ci siete? –domanda Luke da fuori.
Liz ride. –Posso capirti e credo proprio che lui ne sappia qualcosa. Dato che mi ha dato la chiave e poi con una scusa se n’è scappato via senza nemmeno accompagnarmi alla porta e questa potrebbe essere anche la spiegazione del mio volo in prima classe. –spiega.
-Dobbiamo organizzarci velocemente, non abbiamo molte alternative. –dico prima di aprire la porta.
-Non parliamoci, silenzio stampa e poi vediamo che combina. –propone Liz.
Le sorrido e faccio ok con le dita prima di aprire.
-Ehi, ce l’hai fatta! –esclama Luke.
Non rispondo e senza degnarlo di uno sguardo vado a sedermi in fondo al mio letto, lontano da Liz.
-Mamma! –esclama lui sorridendo.
Silenzio.
Io e Liz siamo due statue mentre il sorriso di Luke si spegne piano piano.
-Ok. –dice alzando le mani come un criminale appena braccato dalla polizia. –È colpa mia. –continua sedendosi per terra a gambe incrociate davanti a noi due.
-Pensavo fosse un’occasione per farvi conoscere. So anche che forse avrei dovuto dirvelo. –dice abbassando il capo.
Guardo Liz, le sorrido.
-Ah, visto! –dice divertito Luke indicandomi.
-Dannazione! –esclamo. –Comunque ce la pagherai prima o poi. –continuo.
-Certo, come no. –risponde lui alzandosi sorridente.
Liz si alza dal letto e da una forte pacca al figlio: -Brutto ingrato! –esclama.
Lui in tutta risposta scoppia a ridere.
Lei sorride e si mette ad imitarlo: -Tieni, mamma! Questo biglietto è per ringraziarti per tutto quello che hai fatto per noi. –poi aggiunge parlando normalmente: -Dirmi che sarebbe venuta anche la tua ragazza sarebbe stato troppo complicato, giusto? –chiede.
-Non è colpa mia. –si difende Luke. Liz guarda me.
-Non ne sapevo nulla, come ti ho già detto. –spiego.
Torna a guardare il figlio.
-È colpa di Harry e della sua reazione eccessiva! È lui che ci ha messo paura!–esclama lui.
Io scoppio a ridere e Luke si unisce a me mentre Liz ci guarda rassegnata.
STAI LEGGENDO
Ovunque andrai
FanfictionCristina è una ragazza italiana che già all'età di sedici anni sa quello che vuol fare nella vita: viaggiare. Grazie ad un'amica di famiglia ha la possibilità di partecipare al concorso di una società americana; così Cristina mette in gioco il propr...