-Ops! –urla Michael.
-Sch! Zitto idiota! –urla a sua volta Calum.
-Da che pulpito! Perché diavolo urlate? Così li svegliate! –esclama Ashton, mantenendo il tono degli altri due.
Apro gli occhi e li vedo sulla soglia della porta. Anche Luke si è svegliato: prende il cuscino e lo tira dritto ai tre. Loro chiudono la porta ridendo e se ne vanno.
-Ogni tanto mi domando perché mi siano capitati loro… -dice Luke in tono ironico.
Rido, gli do un bacio sulla guancia e mi alzo in cerca dei miei vestiti e anche lui fa lo stesso.
Siamo vestiti ed io sto per aprire la porta ma lui mi blocca afferrando la mia mano. Mi volto ed incontro i suoi occhi azzurri sorridenti.
–Che c’è? –domando rispondendo al suo sorriso.
Mi avvicina a sé mettendomi una mano dietro la schiena. Mi bacia con dolcezza e senza sciogliere l’abbraccio mi risponde: -Ti amo.
-Anche io. –rispondo. –Ti amo. –aggiungo in italiano.
-Ti amo? –cerca di dire lui sbagliando l’accento.
Traduco in inglese quelle due semplici parole, poi aggiungo: -Sono le parole più forti al mondo.
-Dici? –chiede regalandomi un grande sorriso, lo stesso che tutte le volte fa quando vuole che approfondisca il mio punto di vista.
-Sì, perché l’italiano è la lingua dalle mille sfumature e grazie ad esso possiamo descrivere al meglio le nostre emozioni. –spiego.
-Ad esempio? –domanda.
-Ad esempio ad un amico diciamo “ti voglio bene” e solo quando sentiamo di amarlo gli diciamo “ti amo”. Invece voi di lingua anglosassone rimediate tutto con un “I love you”. –concludo la spiegazione.
Ride. –Allora se la metti su questo punto di vista… “Ti amo”. –ci tenta un’altra volta.
Lo bacio intrecciando le dita tra i suoi capelli. Mi stacco e lasciando che i nostri nasi si sfiorino dico sorridendo: -Pian piano sistemiamo anche gli accenti.
Alza gli occhi al cielo.
Mi libero dalla sua presa e tento nuovamente di aprire la porta, ma senza successo. Ancora una volta lui mi blocca.
-Non ti ho fermato solo per dirti che ti amo. –inizia.
-Solo? Ridicolizzi così questo momento perfetto in cui l’italiano ha battuto l’inglese? –chiedo divertita.
Luke non regge il mio gioco, ma mettendo una mano nella tasca dei jeans estrae un piccolo pacchetto rosso.
-Sai che giorno è oggi? –mi chiede.
-È giovedì. –lo guardo incuriosita.
-Esatto. Giovedì sei marzo. Un mese esatto dal nostro primo incontro. Mi sembra passata un’eternità da quel momento e noi abbiamo fatto passi da giganti, forse qualcosa anche troppo velocemente bruciando qualche tappa, ma una cosa mi ha insegnato il mio lavoro: vivere il momento. Ed è quello che ho fatto: ho fatto in modo di non perdere questa meravigliosa occasione. E non mi pento di nulla, andrei in capo al mondo, urlerei a tutti che tu sei la mia ragazza. Ti amo e… - si blocca, mi guarda serio dritto negli occhi. –E lotterò perché ciò non cambi mai.
Rimango in silenzio non trovando le parole. Il mio cuore potrebbe esplodere da un momento all’altro. Gli afferro la mano e l’appoggio sul mio petto.
-Senti? –chiesi.
Annuisce.
-Batte forte ogni volta che ti penso, che ti vedo, che ti bacio, … io sono ancora incredula: quello che mi sta succedendo, certe emozioni, quello che provo per te non lo mai provato per nessuno. Per questo non voglio perdere quello che in poco tempo abbiamo costruito, anche se un giorno saremo divisi da chilometri di distanza, sarò sempre a fianco a te. Ti amo.
Mi accarezza il viso e sotto il suo tocco chiudo gli occhi per lasciarmi scappare una lacrima di felicità. Lui la raccoglie con un dito.
-Vedi che effetto mi fai? –dico sorridendo.
Non dice nulla e mi porge il regalo.
-Non dovevi. –dico.
-Non è nulla di che… non ha valore, ma sicuramente lo avrà per noi. –spiega.
Tolgo lo scotch e poi capovolgendo il pacchettino faccio scivolare il suo contenuto sulla mia mano: è un piccolo portachiavi di metallo a forma di cabina telefonica.
-È bellissimo! –esclamo intrecciando le mani dietro al suo collo.
Ci baciamo lasciandoci trasportare dalle emozioni.
Poi qualcuno abbassa la maniglia.
-Ma allora ce la fate ad uscire da questa stanza? –chiede Calum facendo capolino dalla porta. –Sapete i conigli…
Non riesce a concludere la frase perché Luke gli chiude la porta in faccia cercando nuovamente il contatto con le nostre labbra.
-… scopano di più ma sono più teneri di voi due! –urla Calum dall’altro lato della porta.
Mi metto a ridere.
-Forse è meglio andare di là. –dico.
-Meglio. Però questa non gliela faccio passar liscia. –dice lui.
Usciamo e raggiungiamo gli altri in salotto.
-Ce l’ avete fatta finalmente! –continua Calum.
-Attento che potresti cacciarti in guai seri. –dico guardando il moro e poi Luke. –Ma tu che ne sai dei conigli? –continuo in tono ironico.
Michael si mette una mano sulla fronte. –Cry, non sai in che guaio ti sei cacciata, altro che vendetta di Luke. –dice Michael.
Mi siedo accanto a Calum e Luke a Michael.
-Tu come fai a sapere della mia vendetta? –chiede il biondo a Michael.
-Ti si legge in faccia. –spiega.
-Hei, voi due! Zitti un po’ che Cristina ha fatto una domanda interessante. –poi rivolgendo l’attenzione su di me continua: -Allora dei conigli non so niente. Tranne di Floppy, un tenerissimo coniglio che ha adottato dei gattini. Hai mai sentito parlare di “Ti amo così come sei”?
-Che è? Un libro d’amore? Oppure una dichiarazione? –lo guardo spesata.
-È il più bel libro che abbia mai letto in vita mia. –spiega Calum.
-Forse anche l’unico. –si aggiunge Ashton tornato dalla cucina con una tavoletta di cioccolato tra le mani.
Calum si volta e gli manda un’occhiataccia. In risposta Ashton fa una delle sue splendide risate.
-Dicevo che è uno dei libri più belli al mondo. È una raccolta di storie commoventi che vedono protagonisti animali che hanno adottato cuccioli di altre specie e se ne prendono cura. –spiega.
Con la mano gli stringo la guancia: -Ma quanto è tenerone il nostro Calum? –dico in tono ironico. –Non è lui che ci prendeva in giro perché guardavamo Frozen? –continuo rivolta a Michael.
-Esatto. Era esattamente lì piegato in due dal ridere. –mi risponde indicando il punto esatto dove Calum e Luke ci avevano preso in giro quella domenica pomeriggio.
La conversazione continua su quest’onda, man mano il tempo passa e così verso l’ora di pranzo me ne torno a casa.
-Oh, chi si rivede! –esclama Rebecca appena varco la soglia di casa.
-Pensavamo a un rapimento perenne. –aggiunge Steve in tono ironico.
-Vi piacerebbe! –rispondo con una smorfia.
-Dovremmo far pagare una tassa di possesso. –continua Steve, questa volta rivolto a Rebecca.
Prima che la mia amica risponda mi intrometto: -E da quando dono diventata di vostra proprietà?
Rebecca mi raggiunge e abbracciandomi mi dice: -Siamo gelosi della piccolina di casa!-esclama e poi scoppiamo a ridere insieme.
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Ovunque andrai
Hayran KurguCristina è una ragazza italiana che già all'età di sedici anni sa quello che vuol fare nella vita: viaggiare. Grazie ad un'amica di famiglia ha la possibilità di partecipare al concorso di una società americana; così Cristina mette in gioco il propr...