Capitolo 58

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-Fermo! –esclamo non appena fuori dalla discoteca.
Collin si volta e mi guarda allibito. –Che c’è? –chiede preoccupato.
-Devo sedermi. –dico e lasciandogli la mano mi vado a sedere sul marciapiede di fronte all’entrata.
-Non stai bene, Cry? –chiede ancora una volta vicino.
-No. –rispondo semplicemente appoggiando la testa tra le ginocchia.
Mi ha sorriso, ma nemmeno questa volta ha fatto qualcosa per riavermi.
-No, no, no, non è possibile. –continuo a sussurrare.
-Cry! Parlami! Mi stai facendo paura! –continua Collin appoggiando le sue mani sulle mie braccia.
Mi smuove, ma io non faccio nulla per rassicurarlo.
-Non hai visto? -chiedo disperata puntando lo sguardo nei suoi occhi e indicando la discoteca.
-Cosa avrei dovuto vedere?!? -risponde lui cercando di trasmettermi un po' di calma.
Non lo aveva visto. Era stata solo un'allucinazione?
-Mi porti a casa? -chiedo quasi in un sussurro.
Collin annuisce e porgendomi la mano mi aiuta ad alzarmi.
Sono infuriata e allo stesso tempo ferita. Volevo andarmene con Collin e invece ora mi ritrovo a fare i conti con un fantasma del passato. Per quale stupido motivo io non riesco ad andare avanti? Lui ce l'ha fatta benissimo. Prima Aleisha, ora quest'altra bionda.
Un attimo! Che fine ha fatto Aleisha?!?!?
Mi servono subito delle risposte e so benissimo chi può darmele, anche se per l'ennesima volta mi ribadiranno che sto perdendo tempo e che devo decidermi a voltare pagina.
Saliamo in auto e sono talmente sommersa dai miei pensieri che non mi accorgo della mano di Collin che mi accarezza la coscia. Guardo la strada e l'unica cosa a cui riesco a pensare sono quei due occhi azzurri, il suo sorriso, il suo dannato piercing... ma dove stiamo andando?
-Ehi, ma dove mi stai portando? -chiedo allarmata.
-A casa mia. -risponde tranquillo.
Gli sposto la mano dalla mia coscia. -No, Collin. Portami a casa, non mi sento molto bene. -dico.
-Che hai? Me lo vuoi spiegare? -chiede un po' scocciato.
-Non mi sento bene. -continuo. Non voglio dargli nessuna spiegazione.
Accosta e ferma l'auto.
-Perché non vuoi dirmi cosa o chi hai visto in discoteca? Andava tutto alla grande fino quando non sei diventata disperata. -chiede calmo e guardandomi preoccupato.
Lo guardo impassibile. Non ho intenzione di dirgli nulla, non voglio essere la ragazza lagnosa che pur dimostrandosi forte non riesce a superare i problemi o le cause perse.
-Devo tornare a casa. -dico solo.
Gira nuovamente le chiavi e mettendo in moto l'auto fa inversione, in meno di dieci minuti mi trovo di fronte casa e rimanendo sempre in silenzio scendo dalla macchina.
Collin mi imita e correndo attorno all'auto mi raggiunge e mentre sto per entrare mi afferra la mano. -Cry, con me ne puoi parlare. -dice in tono dolce.
Mi volto e guardandolo dritto negli occhi gli sorrido timidamente, alzo la mano libera e l'appoggio sulla sua guancia. Lui chiude gli occhi.
-Lo so, Collin, ma ora devo stare sola. Ne ho bisogno. -dico e lasciandogli un casto bacio sulle labbra rientro in casa.

-Ehi! Ci hai beccate per un pelo, stiamo per uscire... -mi saluta Gemma.
-Vi prego, vi devo parlare assolutamente. Dovrete posticipare la vostra uscita. -dico senza far trapelare nessuna emozione.
-Dai, Cry! Ci sentiamo dopo. Dobbiamo andare con Harry. -risponde Elisabetta in tono supplichevole.
-Lo vedrai più tardi. -dico seria.
-Non fare la bambina, Cry! Ho il grande incontro con Anne! Se devi piagnucolare come al solito... -continua la mora.
-No! Me lo dovete! O dobbiamo parlare dello scatolone che avete spedito di nascosto in casa Hemmings?!? -chiedo in modo aspro, sapendo che in questo modo non avrebbero potuto dirmi di no.
-È tornato da te? -mi domanda Gemma.
-No. Ho trovato tutto io in camera sua. -rispondo tornando tranquilla.
-Sei stata a casa sua? Ma hanno detto che sei solo passata per un saluto alla festa... -continua Elisabetta.
-Ho incontrato Liz un giorno e mi ha chiesto se potevo passare da lei una sera prima che il tour finisse. -spiego brevemente.
-Sei arrabbiata? -chiedono quasi all'unisono.
-No, ma ora dovete darmi una mano. -dico quasi in tono supplichevole.
Gemma ed Elisabetta si siedono e tolgono i cappotti arrendendosi alle mie parole. Racconto brevemente cosa è successo in quegli ultimi gironi: Collin, Liz, la scatola, la festa, il torneo e tutto quello che è successo in discoteca. Loro stanno attente e prima di commentare aspettano che finisca.
-Forse dovremmo scusarci, ma lasciare quella scatola abbandonata a se' stessa non ci sembrava giusto, così dato che tu vuoi, o meglio, volevi dimenticarti di lui abbiamo pensato di spedirla in Australia. -spiega Elisabetta.
-Voglio dimenticarmene. Presente, Eli! -la correggo.
-Cry, queste sono solo parole a cui noi abbiamo creduto, ma tutti noi qui sappiamo che non riuscirai a dimenticarlo. Guardati! Sono passati mesi! Arrenditi e vai a riprendertelo! -esclama seria Gemma.
-Non mi vuole più, Gemma! E questa sera ne è stata la dimostrazione! -continuo imperterrita.
-Deciditi! Se vuoi andare avanti fallo! Non devi continuare a piangerti addosso! Se invece lo vuoi vai e vallo a prendere! -esclama decisa Elisabetta.
-Nella lettera avete scritto che lui non parla con me con i ragazzi. -inizio sperando che continuassero loro il discorso.
-Sì. All'inizio quando lo hanno visto con Aleisha hanno chiesto spiegazioni, ma lui ha risposto che non erano affari loro. Calum ci ha addirittura litigato, ma Luke ha fatto finta di nulla. Appena successo si sono create delle tensioni all'interno della band, ma poi hanno trovato un modo per convivere con questo nuovo Luke -mi spiega Gemma.
-Anche con Liz si è comportato così. -aggiungo.
-Lo sappiamo. -conclude Elisabetta.
-Voi sapete perché non sta più con Aleisha? -chiedo.
Elisabetta fa no con la testa, ma è Gemma a rispondere: -No. Sappiamo solo che è finita qualche giorno dopo la tua fantastica intervista.
Sorrido soddisfatta: fare quella pessima figura è almeno servito a qualcosa. -Immagino che nemmeno questa volta ne abbia parlato con i ragazzi. -dico.
-Esatto. Hai fatto centro. -conferma Elisabetta.
-Ma perché? -sussurro soprappensiero.
-È cambiato. Ash dice che non è più lo stesso, è diventato più chiuso, come se temesse il giudizio degli altri. -spiega Gemma.
-Però questo non vuol dire che sia cambiato per te. Non voglio che inizi a farti film mentali per qualcosa di cui non sappiamo nulla. -mi avverte Elisabetta.
-Sì, hai ragione. -dico abbassando lo sguardo.
-Allora che farai? -chiede Gemma.
-Non lo so. -rispondo sconfitta. -Non so più cosa voglio. -dico capendo finalmente cosa non andava nella mia vita.
-Datti ancora un po' di tempo. Una settimana, non di più e poi giungerai alla tua decisione. Definitiva! -conclude Elisabetta con tono serio.

Ho fatto come Elisabetta mi aveva consigliato: ho aspettato una lunga settimana. Ho aspettato che lui tornasse da me, ho aspettato che mi desse un segno di vita, ma in sette giorni non era successo nulla. Per la stessa durata di tempo ho evitato Collin: non ho risposto a nessun suo messaggio, a nessuna chiamata e anche quando veniva a trovarmi a casa chiedevo a Rebecca e Steve di raccontare una scusa per non vederlo.
Ma ora il tempo è scaduto e mi sono stancata di far scegliere agli altri quello che devo fare, ho deciso che ora farò solo quello che mi sento e al diavolo tutti.
Mi sistemo velocemente e salgo in auto.
Ci ho pensato molto e sono giunta alla conclusione che se voglio qualcosa devo solo andare a prendermelo, questo però non esclude il fatto che alcune volte queste missioni impossibili siano davvero cause perse, ma sono sicura che questo non è il mio caso.
Viaggio sicura sulle strade di Sidney e man mano che mi avvicino sempre di più alla meta il cuore batte sempre più forte.
Sorrido, felice che finalmente abbia ritrovato il mio equilibrio, tutto dipenderà da lui. Se mi chiuderà la porta in faccia posso capirlo, se invece non lo farà potrò essere una nuova Cristina.
Lascio l'auto di fronte a casa sua, faccio un lungo respiro e poi camminando lentamente vado verso la porta.
Suono.
Fortunatamente è lui ad aprire. Rido tra me e me: chi altro poteva aprire se non lui?
Mi sorride e finalmente dopo tanto tempo mi sento bene: ho fatto la scelta giusta.
Rimaniamo fermi a sorriderci come due stupidi, così decido di dire qualcosa. -Ciao, scusa se sono arrivata qui così, ma...
Non mi lascia finire la frase. -Ti stavo aspettando. -dice semplicemente.
Non mi serve altro: mi butto tra le sue braccia e inizio a baciarlo con passione. Lui mi abbraccia e chiudendo la porta lascia all'esterno tutti quei se, quei ma a cui non avrei più dovuto dare una risposta.

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