Capitolo 50

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-Se mi volevano fuori dalla società bastava dirlo! –esclama Rebecca entrando nella nuova casa. –Come diavolo farò a laurearmi con tutte queste meravigliose distrazioni? –continua andando in avanscoperta.
-Non è che hanno sbagliato? –chiede Steve incredulo.
-Steve! Abbiamo aperto la porta con le chiavi che ci hanno consegnato. Vivremo davvero qui! –esclamo.
La casa è enorme su due piani. Al piano terra c’è la cucina tutta bianca con gli elettrodomestici grigi, è ad angolo e termina con un’isola provvista di quattro sgabelli che la separa dalla sala; questa ha un grande divano blu davanti al quale c’è un tavolino di legno marrone chiaro e un super televisore al plasma.
Dietro al divano c’è un tavolo più grande sempre di colore nocciola e diversi scaffali dove vi sono riposti dei libri. Dei bellissimi quadri abbelliscono il tutto.
Il tempo di guardarci attorno e poi ci blocchiamo guardandoci negli occhi.
Calma e sangue freddo mi ripeto. Siamo immobili e tutti e tre sappiamo cosa c’è nella testa degli altri due. Appoggio le valigie a terra lentamente e così fanno anche gli altri.
Respiro profondo e via. Corro come una matta su per le scale e inizio ad aprire la prima porta che mi capita sotto tiro.
-Questa è mia! –risponde entusiasta Steve.
-Anche a me la mia va bene! –continua Rebecca entrando nella sua nuova stanza.
È sempre così quando arriviamo nella casa nuova: ci “ammazziamo” per la nuove stanze anche se stranamente questa volta è andato tutto liscio.
In America ce le eravamo giocate a morra cinese, invece a Londra Steve voleva quella di Rebecca, alla fine litigando lui ha deciso di prendere quella al piano terra.
La mia nuova camera è bellissima. È delle stesse tonalità del salotto. Blu, bianco e nocciola.
Ho una scrivania spaziosa come piace a me di fronte alla finestra che da sul lato della casa che preferisco: il mare.
Sì, la società ci ha dato una casa sulla spiaggia e non è tutto perché davanti alla super vetrata della sala c’è una super piscina.
Quest’anno si sono veramente superati.
Scendo per riprendere le valigie e le svuoto mettendo tutto nell’armadio. A giorni dovrebbero arrivare anche gli altri scatoloni con il resto delle nostre cose. Tutti tranne una scatola che rimarrà nell’armadio a Londra. Tutto quello che ho di lui, tranne la collanina, le ho lasciate in Inghilterra.
Mi sdraio sul letto e mi addormento pensando a quegli occhi azzurri.

Mi sveglio nel pieno della notte e non sono l’unica sentendo i rumori provenire dalla cucina.
Scendo e trovo i miei due compagni d’avventura intenti a cucinare qualcosa.
-Vuoi usufruirne? –mi chiede Steve.
Annuisco.
Facciamo una specie di colazione alle quattro di mattina.
-Che ne dite se andiamo a vederci l’alba sulla spiaggia? –chiedo.
Steve e Rebecca acconsentono così una volta pulita la cucina saliamo nelle camere vestendoci. Metto un paio di leggins e un maglione lungo. Qui è inverno, ma non è minimamente paragonabile all’inverno di Londra. Infatti ho spedito tutte le giacche a vento a Milano.
Scendo le scale e li trovo già pronti che mi aspettano. Steve ha in mano un paio di coperte, mentre Rebecca un bel termos pieno di the caldo.
Usciamo e una volta superata la piscina e lo steccato ci ritroviamo sulla spiaggia. C’è una piccola collinetta di sabbia da superare per raggiungere il mare, ma noi decidiamo di fermarci in cima ad essa, a pochi metri da casa e a una distesa di sabbia dal mare.
Le ultime stelle stanno abbandonando il cielo scuro per dare spazio ai primi raggi di sole.
Steve è tra me e Rebecca. Appoggio la mia testa sulla sua spalla.
-È bellissima! –sussurra Rebecca rivolta all’alba.
-Sì. Che spettacolo! –continua Steve.
Davanti a quella meraviglia della natura i “se” iniziano a tormentare la mia mente.
Se avessi aspettato? Se l’avessi richiamato? Se fossi tornata indietro?
Una lacrima scivola sul mio volto.
Forse ho sbagliato, ma il fatto che mi avesse chiesto del tempo mi fa ancora stare male e poi che posso farci ora? Sicuramente sta con Aleisha.
In aeroporto è stata dura voltargli le spalle e continuare ad andare avanti, ma avevo ragione. Se avesse anche solo voluto fermarmi avrebbe potuto cercare di superare i controlli oppure semplicemente scrivermi e io lo avrei richiamato non appena sarei atterrata. Mi manca da morire e sarei pronta a perdonarlo se solo lui mi volesse ancora.
Steve avvolge le braccia intorno alle mie spalle e a quelle di Rebecca.
-Ragazze, questo è il nostro ultimo anno. Vediamo di dare il massimo come sempre, ma soprattutto di divertirci. –dice il moro.
-Questa è l’alba di un nuovo inizio. –dice Rebecca.
Improvvisamente mi trovo a ridere. –E questa da dove ti è uscita? –chiedo in tono ironico.
-Dai, lasciami dire qualche frase da film. –si lamenta la bionda.
Steve ride con me, poi il silenzio torna a farci compagnia.
-Tra una settima si ritorna al tram tram di sempre. –sussurra Rebecca.
-Già. Sarà strano fare un semestre e poi fermarsi per le vacanze estive/natalizie. Mi sembra ancora assurdo che passeremo il Natale in spiaggia. –dico.
Vediamo il sole sorgere e quando ormai è alto in cielo decidiamo di rientrare nella nostra fantastica casa.

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