Capitolo 18

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PREMESSA: CAPITOLO DI RATING ROSSO, avvertimento esteso a tutta la storia.

Prendo un’altra ciotola e inizio a preparare la torta al cioccolato.
Luke si lava le mani e poi raggiungendomi al tavolo mi chiede: -Ora che faccio?
-Mi guardi. –rispondo tutta sorridente.
-Mmm… questo mi piace. –dice e si siede sulla sedia.
Fortunatamente l’impasto della torta è veloce così la inforno. Imposto il timer: 30 minuti.
-Bene. Ora dobbiamo aspettare che la torta sia cotta e poi prepariamo le pizze e inforniamo anche quelle. Avete qualche preferenza per i gusti? –domando.
-Non credo ci siano problemi, mangiamo di tutto. –dice.
-Non avevo dubbi! Quindi possono andar bene: margherita, wurstel, prosciutto e Capri? –chiedo.
Mi guarda confuso: -Così spoglie? E cosa è la Capri?
Sorrido quando dice Capri.
-Se un giorno andrai in Italia bisognerà mettere apposto qualche accento. –dico in tono ironico, poi gli spiego gli ingredienti e lui conferma la scelta.
-Guardiamo la TV? –chiedo dopo aver riordinato un po’ la cucina.
Annuisce.
In salotto tolgo il cardigan per evitare di sporcare il divano, poi per lo stesso motivo sbatto il retro dei jeans.
-Sono ancora sporchi qui? –domando.
Luke sorride in modo malizioso: -Sì, aspetta.
Con le sue grandi mani mi spazzola via quel poco impasto che vi era rimasto, poi voltandomi mi mette la mano sotto il mento alzandomelo. Si avvicina lentamente facendo aumentare l’attesa, poi finalmente le sue labbra toccano le mie. Preme leggermente e poi ci lasciamo trasportare dalle nostre emozioni.
Il bacio diventa più intenso e mentre le nostre lingue si intrecciano ci spostiamo verso il divano. Ci sediamo.
Prendo il suo viso tra le mani e continuando a baciarlo mi sdraio sul sofà. Si sta per mettere a cavalcioni su di me, ma lo blocco: -Attento! Potresti sporcarti. –dico indicando i miei pantaloni più bianchi che blu sul davanti.
-Giusto. –dice sorridente.
Arretra andando all’altezza delle mie ginocchia, poi slaccia il bottone dei miei jeans me li sfila lentamente.
-Decisamente meglio! –esclama a opera conclusa.
Accarezzandomi le cosce ritorna all’altezza del bacino e cavalcioni. Gli sorrido e poi metto le mani dietro al suo collo per rimpossessarmi delle sue labbra.
Mi stacco leggermente e con la lingua segno il contorno delle sue labbra, soffermandomi a giocare un po’ con il suo piercing.
Mentre io mi diverto sento le sue mani scendere verso i fianchi e inoltrarsi sotto la mia maglietta. Mi accarezza la pancia e poi mi sfila la T-shirt. Rimane fermo, immobile a fissarmi.
-Sei bellissima. –mi dice.
Poi si abbassa e dalla coppa del reggiseno inizia a tempestare la mia pelle di piccoli baci tornando alle mie labbra.
Mi stacco e rimanendo naso contro naso lo fisso dritto negli occhi. –Non credi sia un’ingiustizia? –domando seria.
Si alza leggermente creando più spazio tra di noi. Noto che non capisce: -Non vedi nulla di strano? –continuo a prenderlo in giro.
-No. –risponde.
-Guardami e guardati. –spiego.
Mi sorride e alza gli occhi al cielo. Prende i lembi della sua bellissima maglia e la toglie in quel modo sexy come solo gli uomini sono in grado di fare; poi la scaraventa chissà dove.
Mi godo pienamente quella meravigliosa visione: finalmente anche lui è rimasto seminudo.
Sono soddisfatta della mia piccola vittoria. Appoggio le mie mani sui suoi addominali e li accarezzo dolcemente.
Lui diminuisce la distanza tra i nostri visi così io posso accedere anche alla sua schiena. Le mie mani curiose cercano di percorrere più terreno possibile.
I baci diventano sempre più lunghi e passionali. Le sue mani si infilano tra la mia schiena e i cuscini del divano in cerca dei gancini del reggiseno.
La voglia di averlo viene attutita momentaneamente dalla ragione e mi ritrovo ad assistere ad una battaglia interiore. Una parte di me vorrebbe avvinghiarsi a quel ragazzo e dare sfogo agli istinti e alle voglie più nascoste. L’altra parte mi ricorda che c’è un problemino non risolto a tempo debito: sono ancora vergine!
Intanto Luke fa saltare i gancini e libera il mio seno. Il mio reggiseno fa la stessa fine della sua maglietta, dispersa chissà dove per la stanza.
Decido di reprimere la ragione: mi sarei spinta fino quando i suoi jeans sarebbero rimasti al loro posto.
Luke si stacca dalle mie labbra e scende fregando il suo naso contro la mie pelle. Le sue mani intanto iniziano a tormentare i miei capezzoli che sotto al suo tocco deciso si induriscono. Chiudo gli occhi lasciandomi travolgere dal piacere che pian piano cresce sempre di più dentro di me.
Il contatto con il suo naso svanisce e al suo posto la sua lingua accarezza il mio capezzolo e poi lo intrappola tra i denti tirandolo leggermente.
Intreccio le mie dita tra i suoi capelli ed ad ogni mio sussulto glieli tiro leggermente.
La sua mano libera scende fino a raggiungere la coscia e scendendo sotto gli slip mi stringe forte il sedere. Mi accarezza la gamba e abbandonando il mio seno si alza leggermente.
Con mosse decise ed esperte mi divarica le gambe e ci si infila in mezzo, premendo poi il suo bacino contro il mio. È eccitato e io sento il bisogno di tenerlo più vicino a me, di far nascere solo da quel semplice tocco un’immensità di emozioni.
Mi inarco leggermente per far aderire meglio i nostri corpi e poi sento il bisogno di avere ancora le sue labbra sulle mie. Mentre la mia lingua esplora la sua bocca, mi ritrovo ad intrecciare le gambe dietro alla sua schiena.
Nella mia testa si sta disputando un round a braccio di ferro tra il desiderio e la ragione. Quelle due dita di testa che cercano di resistere, stanno pian paino perdendo terreno. Al diavolo tutto!
Ma poi un odore strano mi riporta alla realtà: la torta!
-Merda! –esclamo.
Luke si allontana e mi guarda preoccupato. Non do spiegazioni e mi alzo; prendo la sua maglia, la infilo e corro in cucina.
Tolgo dal forno la torta. Fortunatamente sono arrivata in tempo, il danno può essere riparato, ma avrebbe aumentato le ore di lavoro.
Luke mi raggiunge un po’ deluso. Lo guardo dritta negli occhi, ancora con la torta in mano. Rimaniamo in silenzio e sento quell’attrazione chimica tornare a tormentarmi.
È sulla soglia in jeans e petto nudo. Sento le mani bruciare bisognose di quel tocco che gli ho negato, di quello scorrere sopra i suoi muscoli.
Appoggio la torta sul piano della finestra aprendola leggermente per farla raffreddare prima, poi voltandomi dico: -Dobbiamo finire.
-A Michael non dispiacerebbe dormire un’oretta in più. –risponde rimanendo fermo con quell’atteggiamento dannatamente sexy.
Gli sorrido e in tono malizioso cerco di fargli cambiare idea: -Non preoccuparti. Finiamo le pizze, le inforniamo, sistemo la torta e poi… -lascio in sospeso il discorso per dare spazio all’immaginazione di Luke di arrivare a quella conclusione ovvia.
Io però avevo intenzione di dirgli il mio piccolo segreto, speravo tanto di avere l’occasione di vuotare il sacco tra una farcitura e un’altra.
Prendo le due bacinelle e le teglie per la pizza e dopo averle appoggiate sul tavolo vado in cerca degli altri ingredienti.
-Potrei ricevere la mia maglia? –chiede speranzoso.
-No. Mi piace e poi così sono sicura che delle mani sudice non mi sferrino attacchi improvvisi. –rispondo concludendo con una linguaccia.
Alza le spalle e prende la sua felpa indossandola, ma lasciandola aperta. Si avvicina e dopo avermi intrappolato nella sua presa mi bacia. Sento che è un tentativo per cercare di farmi cambiare idea, ma questa volta non mi lascio abbindolare.
-Luke. –sussurro.
-Sì, dopo. Ma se mi giri davanti così sei una vera e propria tentazione!
In risposta lo bacio, ma lasciando ad entrambi la voglia di approfondire quel contatto.
-Dovrai resistermi. –concludo tornando a dedicarmi alle pizze. Stendo la pasta e poi Luke mi da una mano a farcirle. Le inforno e dopo aver messo il timer mi dedico al recupero della torta che intento si era raffreddata.
-Ti piace cucinare? –mi domanda seduto sulla sedia.
-Sì, molto. Mio nonno ha un panificio e quando ero piccola portava me e mio fratello nel suo laboratorio a farci sperimentare. Era bellissimo. Così da allora mi cimento tra i fornelli. –spiego.
-Mi piacciono le donne che ci sanno fare in cucina. –ammette Luke iniziando a mangiare i pezzettini di wurstel avanzati dal condimento.
-Certo, ti sommergerebbero di cibo. Ha ragione Calum, sei dipendente! –esclamo.
-Ti ho confidato i punti deboli di tutti noi, ma io non so ancora quale sia il tuo. Sentiamo un po’, qual è la debolezza di Cristina Ferrante? –chiede.
Ci penso per qualche secondo, non credo di essere dipendente da nulla. Ho la fissa per gli One Republic, ma non può essere considerata una debolezza!
-Non saprei che dirti. Forse gli One Republic, ma il fatto che voi siate ancora nel mio stereo e loro sono riposti nella custodia, non fa di quella band la mia dipendenza. –spiego.
-Per ora ti do buona questa, ma un giorno o l’altro scoprirò la verità. –controbatte.
Gli faccio una linguaccia e torno alla torta. Come faccio a dirglielo?
-È andata bene ieri sera? –chiedo.
Mi racconta la serata e i diversi sabotaggi attuati da Calum per filarsela. Naturalmente nessuno di questi è andato a buon fine.
-E poi quando finalmente potevamo fare quello che volevamo Calum propone di tornare a casa per dormire. Non è normale quel ragazzo!
Non lascio nemmeno un secondo di pausa e lo dico senza pensarci: -Sono vergine.
Io continuo a far finta di nulla, come se non avessi mai lanciato quella bomba ad orologeria. Poi lo guardo e mi sorride.
-Non ho mai trovato la persona che faceva al caso mio. –cerco di dare una motivazione e rompere quel silenzio.
Lui si alza e cingendomi i fianchi da dietro mi abbraccia e mi sussurra all’orecchio: -Diventerò io quello giusto.
Mi volto e lo bacio dolcemente facendo scivolar via tutte quelle preoccupazioni inutili.

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THE ONLY REASON di JLaw9096

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