Due

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Ginevra's Pov

Adesso sembravo una di quelle ragazzine addestrate solo a mentire. Avevo imparato a memoria, ripetendolo più volte nella mente, ciò che dovevo dire, mentendo sulla nostra vera identità.

Con mio padre però non avevo ancora fatto pace, non del tutto almeno.

Quando l'aereo atterrò, chiusi le mie AirPods, presi lo zaino che tenevo sotto i piedi e seguii mio padre fuori da lì.

Ad aspettarci fuori dall'aeroporto trovammo una macchina, anzi una limousine, nera, con l'autista vestito in smoking.

<Signor Zabel, le sue valigie sono già arrivate al Quinto Settore> l'autista informò mio padre.
<Grazie> lo ringraziò prima di entrare in macchina.

Il viaggio non fu molto lungo, arrivammo al Quinto Settore un quarto d'ora dopo.

<Mi segua, signor Zabel> ci disse l'uomo che trovammo davanti alla porta.

Entrammo in un edificio enorme, immerso nell'oscurità, che trasmetteva i brividi.

<Signor Zabel! Andato bene il viaggio?> chiese un uomo dai capelli rosa venendoci incontro.
<Si, molto bene, Signor Cinquedea>
<Lei deve essere sua figlia, Ginevra, giusto?> chiese avvicinandosi verso di me.

Cinquedea fece per accarezzarmi la guancia, ma io mi scansai dal suo tocco, quel uomo non trasmetteva niente di buono.

<Si, signor Cinquedea> rispose cortesemente mio padre.
<Vi faccio accompagnare nelle vostre stanze> disse l'uomo.

Fortunatamente avevo la stanza divisa da quella di mio padre, almeno avrei potuto stare sola.

Entrai nella mia stanza, guardandomi intorno, notai che fosse molto spoglia e nera, come il resto di quel posto.

Il mio cellulare iniziò a vibrare, erano i miei amici di Torino. Non volevo parlare con loro, non volevo dare loro una spiegazione, così mi eliminai dal gruppo e bloccai tutti i loro contatti su tutti i social.

Era un comportamento da codardi, ne ero consapevole, ma non volevo sentirli avere compassione per me. Avevo però, anche un altro problema di nome Mattia. L'avevo rifiutato ieri sera, ma non sapevo se c'eravamo realmente lasciati.

Cacciai via quei pensieri quando sentii bussare alla porta.

<Avanti!> esclamai.

Quando la porta si aprì, entrò un ragazzo dai capelli blu.

<Austin!> esclamai abbracciandolo.
<Quanto sei cresciuta, Ginny!>

Sorrisi felice di vedere quel ragazzo, che quando ero piccola era complice in tutte le mie monellerie.

<Allora, fatto strage di cuori?> chiese con un ghigno.

Roteai gli occhi.

<Solo se non ne parli con papà> risposi sorridendo.
<Promesso!>
<Avevo un ragazzo, ma non era nulla d'importante>
<Capisco, ora andiamo che è pronta la cena>

Seguii Austin fino ad un enorme sala, anche questa immersa nell'oscurità, dove c'era un tavolo enorme e dove mio padre ci stava già aspettando. Almeno non avrei visto quel Cinquedea mentre mangiavo, ed era già una cosa.

Just you and I ~sequel~Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora