Trentasei

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Emma's Pov

Entrai velocemente nella mia vera casa, dovevo parlare per forza con Axel. In cucina non c'era, e neanche in soggiorno, così salii al piano di sopra, nella camera matrimoniale. Lo trovai nel bagno annesso alla camera: aveva una sigaretta in bocca, mentre nell'altra teneva una boccetta con dentro delle pillole.

<Che stai facendo?> chiesi.

Vederlo in quello stato era una pugnalata al cuore.

<Che ci fai qui?! Vattene!> mi urlò contro.
<Non sono qui per me! È vero che staccheranno la spina? È vero che uccideranno nostra figlia?!>
<Si, se te l'hanno detto...>

Sospirai, mentre le lacrime mi scorrevano lungo le guance.

<Perché non parli con tuo padre? Prova a convincerlo a darle ancora un po' di tempo!>

In un nano secondo lo vidi buttare la sigaretta nel water, mentre io mi trovai con le spalle al muro, con il suo corpo che bloccava il mio.

<Pensi che non ci abbia provato?! Pensi che non gli abbia chiesto un po' di tempo?! Pensi davvero che tu sei l'unica a cui importa di nostra figlia?!>

Lo vidi lanciare la boccetta che aveva in mano contro lo specchio, che andò in frantumi.

<Porca puttana!> urlò.

Tremavo, poi il suo volto si fece vicino al mio. Le nostre labbra si unirono in un bacio, che di casto non aveva nulla.

Non lo fermai, io avevo bisogno di lui, di sentirmi sua, di sentirmi amata.

Le sue labbra scorrevano lungo il mio collo quando le mie mani andarono sulla sua camicia, che finì sul pavimento.

<Guardati...> mormorò <sei così impotente tra le mie braccia>

Mi sfilò la maglia e i jeans in un solo secondo.

Giocai per alcuni istanti con la chiusura dei suoi pantaloni, poi non ce la feci più ad aspettare, così glieli tolsi.

Mi prese in braccio, portandomi sul letto.

Si liberò dei boxer e poi mi tolse il reggiseno e gli slip.

Si tuffò sul mio corpo, come se fosse un animale che stava per assaporare la sua preda preferita.

Le sue mani mi percorrevano tutta, poi con una spinta poderosa entrò in me. Ansimai.

Iniziò a spingere sempre più forte, finché entrambi venimmo nello stesso momento.

Posò la testa sui miei seni, mentre io gli passavo le dita tra i capelli.

<Guardami, Emma, guardami e dimmi che non mi ami>

Si tirò su con il busto, in modo che i nostri occhi fossero incatenati.

<Ti amo più della mia stessa vira, Axel>

Lo vidi sorridere e poi si tuffò sulle mie labbra.

<Che hai qui?> chiese passando la mano dietro la mi schiena.

Mi scostai dal suo tocco.

<Niente> mentii.
<Voglio la verità, cazzo!>

Deglutii e poi gli passai il cellulare.

Numero privato
So che ti sentì osservata da
un po', sono io che ti guardo.
Sei bella, la donna che ho sempre
desiderato, peccato che tu sia
sposata. Beh, questo è un problema
che io posso risolvere facilmente. O
vieni a vivere con me, o al tuo
caro maritino e a tua figlia
succederà qualcosa di cui non ti
perdonerai mai. Se vuoi salvarli
vieni a vivere nel vecchio appartamento
dei tuoi genitori, penso che ricordi bene
la strada.

<Perché non me l'hai detto?> chiese.
<E rischiare di farti del male, mai>
<Avresti dovuto denunciarlo>
<Vi avrebbe fatto del male>
<Ti ha picchiata?>
<Si, quando ha scoperto che sono venuta in ospedale>
<Non puoi tornare da lui, ti farebbe del male... rimani con me, ora chiamo il detective Smith e gli spiego tutto>

Annuii e poi mi appoggiai al suo petto, addormentandomi.

Just you and I ~sequel~Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora