Quindici

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Axel's Pov

Quel giorno non andai al Quinto Settore, cambiai la mia rotta, dirigendomi verso l'ospedale.

Ginevra non avrebbe passato l'inferno che avevo passato io alla sua età.

<Mi scusi, lo studio di Nicholas Blaze?> chiesi alla reception.

La ragazza dai capelli lilla alzò lo sguardo dal registro che stava compilando.

<Axel?> chiese sorpresa.

Sospirai.

<Non dire a nessuno che sono stato qui>
<Si... comunque è all'ultimo piano, esci dall'ascensore e giri a destra, sulla porta troverai la targhetta>
<Grazie>

Entrai nell'ascensore, che subito mi portò all'ultimo piano e seguii le direttive di Cammy ritrovandomi davanti allo studio di mio padre.

Entrai senza bussare.

<Ho detto mille volte di buss... Axel?>
<Tranquillo, non sono venuto qui per una visita di cortesia>
<Dovevo immaginarlo, però accipicchia! Non ricordavo neanche com'eri fatto>
<Che stai cercando di fare a Ginevra?>
<Di che parli?>
<Non si risponde ad una domanda con un'altra domanda, o sbaglio?>

Ridacchiò.

<Vedo che tua figlia ti ha parlato di Riccardo Di Rigo>
<Si, appunto, mia figlia, decido io cosa è meglio per lei>
<Bene, allora dille di stare alla larga da Victor>
<Che c'entra ora Victor?>
<Ho visto come si guardano, lei deve sposare Riccardo>
<Anche se, sotto il tuo stesso tetto, si stesse frequentando con Victor?>
<Io quel ragazzino lo uccido con le mie stesse mani un giorno>
<Tu non farai del male ne a Ginevra ne a Victor. Ora voglio sapere perché vuoi farle sposare Di Rigo>

In faccia gli si stampò un ghigno, poi si alzò dalla scrivania e si mise davanti a me.

<sto cercando di rimediare ai tuoi errori>
<Errori?> chiesi sorpreso.
<Vuoi dirmi che tua figlia non è stato un errore? Chi, a venti anni, vorrebbe una figlia?>

Sentii la rabbia che avevo accumulato in quei giorni uscire fuori.

<Vuoi dirmi che quella ragazzina non sia stata una botta e via, Axel? Spiegami come sia possibile, far rimanere incinta una puttanella come quella se non per divertimento>

Afferrai mio padre dal colletto della camicia e lo sbattei violentemente sulla scrivania, facendo cadere tutto quello che c'era sopra.

<Io l'amavo! Ma tu che ne puoi sapere dell'amore? Ho visto quanto ci hai messo a rimpiazzare la mamma!>

Sul suo volto, che prima mostrava un sorriso soddisfatto, si fece spazio la preoccupazione.

<Come fai a saperlo?> chiese preoccupato.
<Avrò avuto pure cinque anni, ma il volto di colei che ti ha tenuto in grembo per nove mesi non lo dimentichi facilmente>
<Axel, io l'ho fatto per non farti soffrire...>
<E non hai pensato che rimpiazzare mia madre mi avrebbe fatto stare ancora più male?!>

Mi allontanai da lui.

<Ginevra sposerà chi vorrà, e non sarai tu a impedirle di amare e di essere felice, altrimenti dirò a Julia tutta la verità>

Aprii la porta.

<E mia figlia è tutto, tranne che un errore>

Tornai al Quinto Settore.

Andai nella Sala del Trono, quando vidi entrare Austin di corsa.

Ordinai agli altri presenti in quella sala di lasciarci da soli.

<Alex, abbiamo un problema>
<Di che parli?>
<Jude Sharp è qui, e vuole parlare con te>
<Fallo entrare, tanto una giornata non può andare più di merda di come già è>

Austin annuì e poi se ne andò, e dalla stessa porta entrò Jude.

<Axel, scendi da quel trono e parliamo, faccia a faccia>

Alzai e gli occhi al cielo e poi mi misi difronte a lui.

<Ti ha mandato Mark?>
<Sai che Mark ha lasciato la squadra>
<Si, l'ho sentito>
<Non sono qui per parlare di quest'associazione, del calcio, della Raimon, di Mark o di me, sono qui per Ginevra>
<Lei sta benissimo>
<Questo è quello che dice a te, oggi l'ho sentita, ha avuto un crollo>
<Cosa?>
<É scoppiata a piangere mentre ne parlava con Margaret. Non ci hai pensato che portarla qui le avrebbe fatto rivivere il passato? Non hai capito che ogni angolo di Tokyo le urla il nome di sua madre?> poi sembrò riflettere <Certo che lo sapevi, Axel, perché tu provi lo stesso di quello che prova lei, non è così? Tu senti il nome di Emma da tutte le parti>
<Vattene>
<Ma ora, se Emma fosse qui, che ti direbbe?>

Non risposi.

<Lei ti appoggerebbe, perché a lei avresti detto quello che stai facendo per salvare il calcio...>

Sgranai gli occhi.

<Pensavi davvero che non mi sarei accorto che stai cercando di salvare ciò che ti ha fatto incontrare Emma?>
<Tu non sai quello che stai dicendo>
<Si, ma credi che fare tutto da solo sia il modo giusto?> chiese prima di andarsene.

Sospirai, e non so quale parte della testa mi diceva di fare quella pazzia che avevo in mente.
Salii in macchina e andai alla villa.

Aprii la porta di casa ed entrai. Ne aspirai l'aria a pieni polmoni, come facevo spesso quando tornavo dagli allenamenti.

Mi sembrava di essere tornato alla normalità. Io che poggiavo il borsone all'entrata, Ginevra sdraiata sul divano che guardava la televisione, mentre sua madre la rimproverava perché passava troppo tempo seduta. Poi lei si accorgeva di me all'entrata, e dopo aver alzato gli occhi al cielo perché non era riuscita a far alzare la figlia dal divano, mi veniva in contro. Sentivo le sue mani legarsi attorno alla mia nuca, mentre le sue labbra mi lasciavano un tenero bacio sulle labbra.

Riuscii a pronunciare solo quattro parole.

<Mi manchi, amore mio>

Just you and I ~sequel~Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora