Sei

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Ginevra's Pov

Fui svegliata dal suono odioso della sveglia di Victor.

<Puoi chiudere quella cosa?> sbuffai.
<Sono le nove, a che ora dovresti alzarti?>
<Sai, molte persone il sabato dormono fino a tardi>
<Io devo allenarmi, tu rimani pure a dormire>
<Allenarti? Il sabato?>
<Ti da fastidio? Pensavo non t'importasse di me> ghignò.
<Infatti non mi importa di te. Puoi fare quello che vuoi>
<Grazie del suo permesso> disse ironico.
<Dove vai a scuola?> chiesi.
<Sfortunatamente alla Raimon>
<Quindi il Quinto Settore vuole avere degli Imperiali anche lì?>
<Non devi parlare del Quinto Settore con nessuno qui dentro, non devi dire neanche che io sono un Imperiale. Intesi?>
<Come vuoi... ora puoi andare ad allenarti?>

Victor sbuffò e dopo aver preso dei vestiti se ne andò in bagno. Io tornai a dormire.

Questa volta a svegliarmi furono i rumori dei lavori di casa della signora del piano di sopra.

<Gin!> zia Julia mi lasciò un bacio sulla guancia e mi porse una tazza di latte con dei cereali.

Rifiutai.

<Non mangio mai la mattina...> mormorai.
<Sbagli, Gin. Arriverai senza forze a fine giornata> disse mia nonna mentre metteva da parte la rivista che stava leggendo.
<Non che io abbia qualcosa da fare durante il giorno> risposi.
<Ti ho iscritta a scuola, alla Raimon. Andrai con Victor, almeno conoscerai qualcuno>
<Okay...>
<Sai, il nonno è tornato questa sera> mormorò mia nonna.

Tra me e lui non era mai corso buon sangue, da piccola pensavo mi odiasse, per lui ero l'errore che aveva fatto il figlio a vent'anni e che andava assolutamente cancellato.

<Farò di tutto per evitarlo allora>
<Tranquilla, Ginevra, non ci vedremo molto> rispose proprio mio nonno che si era appena svegliato e si trovava dietro di me.

Alzai gli occhi al cielo e mi girai verso di lui.

<Vedo che sei contenta di vedermi>
<Era il contrario qualche anno fa>
<Devi mangiare la mattina, non voglio sentire scuse, sei a casa mia e comando io>

Sbuffai e poi presi quella tazza di latte.

<Adesso va meglio?> chiesi.
<Io devo andare a lavoro. Ci vediamo stasera. Ah, dov'è Victor?>
<È uscito verso le nove e mezza>
<È andato di nuovo a giocare a calcio?> chiese sprezzante.
<Non credo> rispose mia nonna.
<Io credo di sì, invece. Stasera mi sentirà> se ne andò.

Ora capivo perché Victor non voleva che io nominassi la parola calcio in questa casa.

La sera, Victor, non era ancora tornato.

<Dov'eri?> chiesi subito quando lo vidi varcare la porta della nostra camera e poi chiuderla alle sue spalle.
<Ti interessa?>
<Mio nonno è arrabbiato con te>
<Sai che novità...>
<Victor, lo conosco, potrebbe essere pericoloso quando vuole>
<Non è niente lui in confronto al Quinto Settore>

Sentii l'amarezza nelle sue parole, ma non riuscivo comunque a capire ciò che provava.

<Ti hanno fatto del male lì?> chiesi avvicinandomi a lui.
<Tu non potresti capire>
<Se ne parlassi con me magari capirei...>
<Ginevra, non puoi capire>
<Parlamene almeno!>

Victor sbuffò.

<So che non ho provato niente di quello che hai provato tu sull'isola, ma magari potrei aiutarti a->

Victor mi bloccò.

<A fare cosa? A dimenticare? Non lo capisci, vero? Io non posso lasciare il Quinto Settore, è l'unico modo per avere quei soldi!>
<Soldi? Quali soldi?>
<Mio fratello è in ospedale, non riesce a camminare. L'unica cosa che potrebbe farlo guarire è un'operazione molto costosa>
<Ma i tuoi genitori potrebbero pagare l'intervento, no?>
<I miei genitori? Loro sono in viaggio da tre anni, in questi anni né una telefonata né un messaggio>

Abbassai lo sguardo verso il pavimento.

<Mi dispiace...>
<Non ho bisogno del tuo dispiacere, non mi importa più niente di loro>

In quel momento mia nonna ci comunicò che la cena era pronta.

Presi posto accanto a Victor e iniziai a mangiare.

Anche mio nonno arrivò. Rivolse un'occhiata a Victor e poi si mise a capotavola.

<Vedo che ci degni della tua presenza> disse duramente.
<Pensavo che preferissi non vedermi> rispose Victor con arroganza.

Mio nonno lo guardò male e poi si mise altra insalata nel piatto.

<Devo andare a lavoro, ci vediamo domani mattina> Disse dopo dieci minuti.

Prese la sua valigetta, ma prima di uscire si girò verso Victor.

<Non voglio che tu frequenti il club di calcio> disse gelido.

Victor alzò gli occhi all'aria e poi se ne andò anche lui nella sua camera, così rimanemmo solo io, mia nonna, zia Julia e Carla a tavola.

<Anche lei verrà alla Raimon?> chiese quest'ultima indicandomi.
<Si, ma è più grande di te, non sarete quindi in classe insieme>

Carla sorrise soddisfatta.

<Io vado a dormire, buonanotte> dissi.

Just you and I ~sequel~Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora