Trentuno

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Axel's Pov

Digitai velocemente sulla tastiera del cellulare il numero di Emma, che mi rispose dopo alcuni secondi.

<Senti già la mia mancanza?> chiese, ma io già la immaginavo a ghignare dall'altra parte del telefono.
<Oggi andiamo a cena fuori?>
<Come mai?>
<Non posso andare a cena fuori con mia moglie?>

La sentii ridacchiare dall'altra parte del telefono.

<Come mi devo vestire?> chiese.
<Per me potresti uscire anche nuda, la vista non mi dispiacerebbe, ma poi sarei geloso delle troppe occhiate che ti lancerebbero>
<A volte mi chiedo come faccio ad averti sposato>
<Perché sono irresistibile, piccola>
<E anche modesto aggiungerei>
<È il mio secondo nome!>
<Dai, Axel, dico davvero, come devo vestirmi?>
<Non troppo elegante, ti voglio pronta prima delle otto>
<Va bene, a dopo. Ti amo>
<Ti amo anch'io>

Proprio in quel momento entrarono Jude e Mark.

<Come mai quel sorriso?> chiese Evans.
<E tu glielo chiedi pure? È logico che la notte ha fatto tutto tranne che dormire>
<Si, possibile>
<Potreste evitare di parlare di me come se non ci fossi?> sbottai.
<Ma certo, bomber> rispose Mark.
<Ancora con questa storia?> sbuffai.
<Non te lo scollerai più di dosso. Allora, dov'è finita la mia bellissima migliore amica?> chiese Jude.
<Si, so che mia moglie è bellissima, non c'è bisogno che me lo dici. Comunque credo sia con Celia>
<E riesce ancora a camminare?> chiesero ghignando.

Trucidai entrambi con lo sguardo.

<Non per molto...> mormorai.
<Allora, quindi oggi la porti fuori?> mi chiese Sharp.
<Si>
<Ed è già andata nel pallone per quali vestiti indossare?> questa volta fu Evans a parlare.
<Sicuramente> risposi.

Qualche ora dopo tornai a casa, non trovando Ginevra.

<Axel! Ma è normale che stai a lavoro fino all'ora di cena?> chiese Emma vedendomi.
<Si, comunque tu sei pronta, questo sì che è un giorno da segnare sul calendario> le risposi.

Poi le mie mani andarono sui suoi fianchi e iniziai a baciarla.

<Vado a mettermi qualcos'altro addosso e usciamo>

Emma's Pov

Axel ci mise poco a cambiarsi, così in dieci minuti uscimmo da casa.

<Posso sapere dove mi porti o è un segreto?> chiesi.
<Segreto. Ora sali>

Mi fece salire su una macchina enorme, di cui non conoscevo neanche il nome, che aveva i finestrini completamente scuri.

<Da quando tutta questa passione per le macchine?> chiesi curiosa.
<Sinceramente non lo so neanche io, ma le vedevo e mi piacevano quindi le compravo> rispose mettendo a moto.
<Quindi sprecavi soldi inutilmente...> constatai.
<Possono sempre tornare utili> rispose con un ghigno.
<Non voglio sapere l'utilità, Blaze. Almeno mi dici quanto ci vuole ad arrivare?>
<Poco, puoi aspettare altri dieci minuti, no?>
<Uffa, sei antipatico quando non mi dici le cose>

Non rispose, rise soltanto.

<Vedi! Mi prendi pure in giro!> esclamai con fare da bambina.

Fummo costretti a fermarci ad un semaforo, così subito si girò verso di me.

<Guarda che non ci casco, aspetterai altri dieci minuti prima di sapere tutto>
<Uffa!>

Ridacchiò e poi ripartì.

Dopo dieci minuti finalmente si fermò e parcheggiò.

Quando scesi dall'auto rimasi stupita.

<Mi hai portata al mare?> chiesi con un sorriso smagliante.

Axel mi si avvicinò e mi fece appoggiare alla portiera della macchina.

<Possibile...> mormorò.
<Mh, sei pieno di sorprese, Blaze>
<Si sono magnifico, lo so>
<Modesto soprattutto>

Mi baciò, ma si staccò subito dopo. Scoppiò a ridere quando sentì il mio verso di disapprovazione.

<Dobbiamo andare a cena, se no si fa tardi> disse con voce roca.

Quando si trattava del mio corpo, sapeva bene che metodi usare.

<E poi, non ero io quello pervertito?> chiese avvicinandosi al mio orecchio e lasciandomi un bacio sulla nuca.
<Sei uno stronzo quando fai così...> mormorai.

Incrociò le nostre dita e poi mi portò in un ristorante che distava poco dalla spiaggia.

<E se ci sono i paparazzi?> chiesi dopo essermi seduta al tavolo.
<Tu lascia fare a me, sta calma>

Annuii lentamente e poi iniziai a sfogliare le pagine del menù.

A fine serata, il cameriere portò il conto, che Axel non mi fece proprio vedere, perché sapeva quanto odiavo spendere troppo in ristoranti di lusso.

<Dai, togli quel broncio e andiamo> disse porgendomi la mano.

Sbuffai e poi mi alzai.

Il suo braccio andò dietro alle mie spalle.

<Dai, vieni>

Mi portò fino alla spiaggia.

<Guarda che lo so che hai il broncio solo perché non ti ho fatto vedere quanto ho pagato> disse.
<Si, ma Axel sai che odio quando mi porti a cena in questi ristoranti che costano troppo>
<Lo so, ma io sono perfetto, come fai a non perdonarmi?> chiese ghignando.
<Sfortunatamente si, non riesco a non perdonarti>

Sorrise e poi mi lasciò un bacio sulla nuca.

<Stai tremando...> mormorò.

Si tolse il giacchino di pelle che aveva addosso e me lo passò.

<Così hai freddo tu, però> constatai.
<Io ho un modo migliore per riscaldarci> sorrise malizioso.
<L'astinenza ti ha fatto veramente male, amore mio>
<Forse un po'>

Ridacchiai, lasciandogli un bacio sulle labbra.

<Torniamo a casa?> chiesi.
<Aspetta...>

Mi trascinò vicino alla riva, rimanendo a fissare il mare.

Mi appoggiai con la schiena al suo petto, le sue mani andarono sui miei fianchi, mentre poggiò il mento sulla mia testa.

<Dovremmo dirlo a tuo padre> dissi d'un tratto.
<Cosa?> chiese irrigidendosi.

Sapevo che il padre era un argomento tabù, ma meritava di saperlo.

<Di me, Axel... è l'unico a non saperlo: i miei genitori lo sanno, tutti i nostri amici lo sanno, i ragazzi della Raimon, Julia...>
<Come vuoi...> mormorò.

Sorrisi debolmente, poi mi lasciai cullare dalle onde del mare e dalle sue braccia.

Just you and I ~sequel~Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora