6. Il demone pt. 1

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Mi trovavo nello stesso vicolo buio, no... non era lo stesso, forse sì, non riuscivo a ricordare. Una luce illuminava qualcosa, il profilo di qualcuno. Ecco. Riuscivo a vedere la giovane donna per terra, morta. Il bambino però non c'era, non capivo perché. Mi avvicinai alla donna sperando di non vederla di nuovo martoriata. In realtà non volevo avvicinarmi a lei ma per qualche strano caso non potei farne a meno, era come se il sogno dovesse andare così, punto. Questo sogno l'avevo già fatto, quindi non avevo motivo di aspettarmi che qualcosa cambiasse. Aspettai in silenzio e con le gambe molli l'arrivo del piccolo corpicino di cinquanta centimetri ed eccolo lì, accanto al corpo esangue della madre. Che barbarie! Volevo andarmene via ma sapevo benissimo di non avere nulla da fare se non aspettare che finisse. Svegliarmi.

Sentivo il fiato congelarmisi dentro, mentre guardavo inorridita lo spettacolo di sangue. Mi rannicchiai in un angolo, a quanto pareva potevo fare cose diverse di quelle fatte precedentemente, quindi decisi di non strillare, non fare uscire l'uomo dal vicolo. Poi però pensai che forse dovevo vedere l'assassino, per non sognarlo più. Così che la mia mente fosse soddisfatta di ciò che voleva vedere.

Cercando di fare il minimo rumore possibile, mi avvicinai. L'impresa non fu facile, le mie gambe avevano deciso di fare concorrenza ai noodles che avevo mangiato una volta insieme ad Alice, e in più non ne volevano sapere di rispondere ai miei comandi. Con le mani tremanti e le gambe di budino, avanzai, cercando di non far notare il trascinamento del mio peso.

Riuscii ad arrivare lì dove la flebile luce del lampione non arrivava e i raggi della luna non erano visibili. Qualcosa mi spingeva a credere che la figura mi avesse sentita, che avvertiva la mia presenza e da un momento all'altro sarebbe sbucato fuori.

Invece non lo fece. Quando io compii l'ultimo passo in direzione dell'oscurità e fui abbastanza vicina da distinguere la sagoma scura accovacciata per terra, mi resi conto che non era qualcosa di minaccioso e pericoloso come l'ultima volta che l'avevo visto. Era qualcosa di diverso, più pacato e innocuo.

Ne ero certa perché riuscivo ad avvertirlo, ma non lo vedevo e questo destava in me ancora qualche sospetto sul potenziale assassino che avevo visto l'ultima volta.

Proprio in quel momento, un'esplosione mi rimbombò nelle orecchie e un lampo di luce illuminò tutti i vicoli.

Lo vidi. Era accasciato in un angolo, inerme, privo di forze, seminudo. Dai brandelli di stoffa che gli erano rimasti appiccicati alla pelle, si vedevano tracce di sangue scuro. Passai al volto. Un volto tormentato, uno sguardo sofferente. Gli occhi spenti e delusi. Le labbra contorte in una smorfia di dolore, fisico oppure morale. Forse entrambi perché una lacrima gli si era fermata a metà della guancia e quando notai quale doveva essere la causa del suo dolore fisico... quasi non riuscii a guardarlo: sotto quel corpo martoriato, quasi a fargli da materasso, una distesa di sangue si allargava sotto di lui. Non pareva avere alcuna ferita, finché non mi accorsi di un buco enorme al centro del petto.

Spalancai la bocca per lo stupore, il suo viso era incredibilmente bello e raccapricciante allo stesso tempo. Proprio mentre cercavo di memorizzare ogni dettaglio per trovare una spiegazione logica a ciò che i miei occhi mi costringevano a vedere, l'uomo emise un lamento, gli occhi divennero un pozzo nero e dalla bocca spalancata, il grido si fece raggelante mentre la luce dell'esplosione s'interrompeva. Un altro lampo di luce, più potente e scaturito dalla figura mi accecò. Poi la vidi di fronte a me: la stessa vaporosa e densa figura nera che era rimasta a fissarmi la scorsa domenica.

Mi svegliai di colpo, intravedendo qualcosa muoversi davanti a me. Qualcuno mi stava accanto? L'assassino? Accesi la luce del lumetto e, come immaginavo, lì non c'era nessuno.

Mi tirai a sedere, rannicchiando le gambe al petto, cingendole con entrambe le braccia. E rimasi lì, in quella posizione per qualche secondo.

Mi alzai, presi il computer tirando il filo dell'alimentatore dalla scrivania al letto e lo accesi. Attesi il caricamento per collegarlo alla rete e, quando la lentezza del mio pc decise di darmi la schermata d'avvio, aprii la cronologia di Google e tornai sulla voce "Demone".

Il Pezzo MancanteDove le storie prendono vita. Scoprilo ora