3. Responsabilità pt.2

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«Allora» fece mentre il prof ci faceva fare qualche giro di riscaldamento. «Non è che ci sono feste in programma? Non so, magari sabato sera o roba del genere.»

«Perché lo chiedi proprio a me?» chiesi continuando a correre. «Non sono io l'esperta delle feste organizzate.» Non lo guardai neanche quando gli dissi: «Perché non chiedi a Barbara?»

Tore annuì, si fece comparire quel sorrisetto malandrino e prese a correre all'indietro, facendosi superare dagli altri. Mi venne da ridere al pensiero, dovevo assolutamente vedere che faccia avrebbe fatto Barbie - ma soprattutto Shelly e Tanya - vedendo Tore rallentare gli allenamenti per parlare con lei.

Sentivo già un sorriso da deficiente formarmisi sul volto al solo pensiero. Cercai con lo sguardo il trio di plastica - che stava correndo compatto - e le vidi spuntare da dietro il pilastro arancione della palestra. Che cosa avrei dato per sentire i loro discorsi! Ma ero troppo lontana per sentirlo. Pazienza, mi sarei limitata a imprimere il volto inebetito di Barbie nella mia mente.

Vidi Tore avvicinarsi al trio con disinvoltura ma si capiva che ci stava andando di proposito. Si mise a correre tenendo il ritmo - lento e ondulatorio - delle barbie e iniziò a parlare.

Non riuscivo nemmeno a leggere il labiale, perché stavamo entrambi correndo - se quella specie di passeggiata può essere considerata una corsa - ma vedevo chiaramente l'espressione colpita, inebetita, ovviamente altezzosa, ma soprattutto colta di sorpresa di Barbara. Guardava le altre due con quel senso di superiorità, come se dicesse "sta parlando con me, ragazze, anche se qui ci siete anche voi: siate coscienti di quanto io sia superiore alla razza umana" o qualcosa del genere. E le altre due - pecore - la guardavano con una punta d'invidia. Che avrebbe detto se avesse saputo che Tore l'aveva chiesto prima a me? Che l'avevo mandato io da lei? Trattenni a stento una risata. Rallentai un po', vedendo che si stavano avvicinando, ora riuscivo quasi a sentire quello che si dicevano. "Seconda scelta", nonostante tutto, non le si addiceva proprio. Be', probabilmente se Tore si fosse trovato lei davanti prima di me o se avesse avuto lei come compagna di banco, l'avrebbe fatta a lei, quella domanda. Ma mi piaceva assaporare quel pizzico di superiorità nei suoi confronti. Sia chiaro, non m'importava un fico secco che Tore mi chiedesse della festa, alla fine mi aveva invitata, non era nulla di ché, ma il sapere qualcosa che avrebbe cancellato l'espressione di superiorità dalla faccia di madame-plastique era meglio di un invito che avrei rifiutato.

«Proprio quello.» stava dicendo Barbara a un Tore sorridente.

Ero quasi sicura che si fosse accorto della vicinanza, perché evitò di voltarsi a destra, quando mi passò accanto superandomi. «Sì.» stava dicendo. Dalla voce capivo che stava sorridendo, nonostante mi desse le spalle e non riuscissi a vederlo in volto. «Ho chiesto a Giulia, ma lei ha detto che tu sei più esperta.»

La barbie di plastica si guardò intorno, fumante, alla mia ricerca. Rallentai il ritmo, lasciando che si allontanassero.

«Di questo puoi starne certo» diceva sciogliendosi i capelli per ravvivare la perfetta coda di cavallo che era riuscita a fare prima della lezione. «Non puoi di certo aspettarti che Giulia frequenti posti del genere e poi... sì, ha ragione, sono più esperta di lei nel campo. Be', in molti campi, direi.»

Ogni volta che Barbara flirtava con qualcuno era così esplicita che mi faceva venire voglia di vomitare ma non ero mai abbastanza vicino alla toilette o a un cestino.

«Scommettiamo che questa volta verrà?» chiese con l'intento ovvio di farmi sentire la discussione rallentò. Come se nulla fosse.

Lei rise poi riacquistò la sua compostezza e assunse di nuovo l'aria civettuola che la seguiva sempre. «Che vinco se non verrà?»

Il Pezzo MancanteDove le storie prendono vita. Scoprilo ora