Dieci minuti dopo, ero già in spiaggia. Parcheggiai la macchina in uno dei pochi parcheggi liberi tra una Golf nera e una Smart blu, tirai il freno a mano, spensi il motore e chiusi l'auto, mettendo le chiavi in tasca. Diedi un euro al parcheggiatore abusivo - sì, non si dovrebbero dare i soldi ai parcheggiatori abusivi, ma questo non si staccava più - e m'incamminai.
Riuscivo a sentire la musica a palla prima di toccare la sabbia. Decisamente il De Amicis, pensai.
«Ehi, sei venuta!» Ciro stava urlando per sovrastare la musica. «Vuoi bere?»
«Ehm... sì, magari tra un po', sono appena arrivata.» Ma mi ritrovai subito in mano un bicchiere di carta a pois con dentro un liquido rosso trasparente. «Che roba è?» chiesi.
Scrollò le spalle. «Non lo so. Però è buono.»
Odorai il bicchiere che non pareva contenere strane sostanze o robe tossiche. Per un attimo esitai ma poi, senza pensarci, tracannai l'intero contenuto del bicchiere in un unico sorso.
«Wow!» la sua voce non tradiva il numero di drink che aveva già bevuto. «Per un attimo ho creduto che non l'accettassi.»
Sorrisi. «Guarda.» dissi indicando il mio abbigliamento.
Fece un fischio. «Shorts e top!» disse approvando.
«Proprio come hai detto stamattina»
«Ma stavolta c'è anche il costume, vedo.» disse indicando le bretelle che uscivano dal top. «Me lo ricordo, quello viola.»
Sorrisi. Sotto le luci dei lampioni e dei neon montati dagli altri ragazzi di quinta, Ciro sembrava ancora più alto ma ancora più dolce, vulnerabile e il suo viso ricordava quello di un bambino.
Il suo compagno di banco, Augusto-il-fico, ci raggiunse. «Che ne dici di un bagno?» chiese all'amico con una voce tremolante. La puzza di alcol si sentiva lontano un chilometro.
Rise. «Adesso?»
«Perché no? Sono tutti in costume, tu sei in costume.» disse come se fosse logico. «Perché non dovremmo fare un bagno di mezzanotte?»
Forse perché sono appena le otto di sera e tu hai già bevuto più di quanto avresti dovuto, pensai io mentre Ciro disse: «Che ne dici se quello lo posi?» indicando il suo bicchiere di carta.
Il ragazzo prese a lagnarsi come un bambino, sbattendo i piedi sulla sabbia. «Non ho bevuto così tanto!»
«Sì, come no.» si voltò verso di me, sussurrando «La ragazza lo ha mollato due giorni fa. Sta di merda.» Poi tornò al suo tono di voce. «Se vuoi scusarci, noi andiamo a bagnarci un po'. Ok?»
«Buona fortuna!» sorrisi, guardandoli allontanare.
Stesi il telo mare sulla sabbia, in mezzo a numerosi altri teli e mi sedetti sopra, guardando le stelle mentre qualcuno - incredibile ma vero - tentava di pescare qualcosa. «Poi accendiamo un falò e li cuciniamo.» diceva. Doveva essere davvero ubriaco per credere di poter pescare qualcosa quasi in riva.
«Sì, certo! Prima devi prendere qualcosa!» rispondeva un altro.
Era davvero rilassante, nonostante fosse una festa di liceali, guardare il mare scuro e le stelle in cielo. Era davvero, davvero rilassante. Forse perché ancora la serata era fredda e i ragazzi non avevano ancora bevuto abbastanza da scatenarsi del tutto. Un'ondata di freddo mi fece venire la pelle d'oca.
Una voce dietro di me mi fece sussultare. «Stai qui sola a guardare le stelle?» Tore.
Mi voltai di scatto, il cuore mi fece un balzo in petto per lo spavento. «Aspetto che la serata si riscaldi.» mentii. Mi piaceva davvero stare a guardare le stelle.
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Il Pezzo Mancante
ParanormalGiulia è una normale diciottenne al suo ultimo anno di liceo quando il suo cammino incrocia quello di Salvatore Esposito (Tore), un ragazzo con un fascino da "bad-boy" sexy ma talmente misterioso ed enigmatico da metterle i brividi. Lei lo aveva già...