Sentivo qualcosa di freddo e solido sotto la guancia, non avevo ancora aperto gli occhi e, se pensavo al forte mal di testa e ai conati di vomito che lo avevano preceduto, preferivo non farlo. Nella mia testa c'era solo confusione. Qualche ricordo confuso di una musica troppo alta per essere ascoltata e di sensazioni troppo confuse per essere provate.
Dovetti comunque aprire gli occhi. Mi ritrovai distesa per terra, completamente versata sulla vasca da bagno, vicino al gabinetto. La guancia premuta contro il bordo della vasca bianca. I ricordi m'investirono come un uragano: troppo violenti e troppo inarrestabili. Ieri sera. L'alcol. Tore. La Perdizione.
Cercai di tirarmi su, ma mi sentivo troppo a terra per poterlo fare, come se avessi un grosso macigno che mi schiacciava il petto. Un macigno che mi ero procurata da sola.
Mi misi lentamente a sedere, poggiando la schiena contro quello che fino a qualche secondo prima era stato il mio cuscino. Mi presi il viso tra le mani e cercai di fare mente locale. Da dove avrei potuto cominciare? Avevo delle immagini confuse di Tore, del sedile del passeggero della sua auto e... le sue mani sui miei fianchi... i suoi denti scoperti da un mezzo sorriso. Un bicchiere. Riuscivo ancora a sentire la pressione del bordo del bancone dietro di me. Oddio. Mi aveva baciata. Quel bastardo lo aveva fatto apposta. Aveva fatto sì che bevessi sperando di avere di più.
Feci scivolare le mani dal viso ai capelli, cercando di rallentare i battiti del mio cuore, cercando di respirare lentamente per non sentirmi peggio. Non poteva essere accaduto sul serio. Non potevo aver ceduto e fatto il suo gioco. Il gioco di Barbie. Il loro gioco. Chissà quanto staranno ridendo di me, ora.
Per un attimo fui pervasa da un'orribile sensazione di vergogna mista alla rabbia. Avrei voluto ucciderlo.
Mi alzai lentamente, poggiando il sessanta percento del mio peso sul lavandino poco più avanti. Quando fui finalmente stabile, mi misi in piedi e vidi un riflesso sullo specchio che avrei preferito non vedere. Avevo gli occhi infossati, le labbra pallide e un colorito tutto chiazze che mi faceva somigliare a una quasi morta d'ipotermia. Ero orribile ma per qualche strana ragione, sapevo che il mio aspetto esteriore altro non era che una pallida riproduzione di quello che avevo dentro.
Mi sfilai con delicatezza il giacchettino leggero che indossavo la sera prima. La pelle mi bruciava, come se le avessi sfregato contro la carta vetrata. Come se ci fossero milioni di piccoli tagli, quelli orribili che si fanno con la carta. Ne avevo a milioni, sparsi per tutto il corpo, particolarmente concentrati sulle braccia, particolarmente concentrati su un braccio. La persona allo specchio aveva un livido su quel braccio. Non potevo essere io. Quando abbassai lo sguardo per esaminare il rossore, notai che non si trattava di un livido, ma di una bruciatura. Una bruciatura che girava lungo tutta la circonferenza del braccio, come se lo racchiudesse, una bruciatura che aveva la forma di una mano.
Ebbi come un flashback e ricordai il momento in cui sentii la bruciatura crearsi. Tore mi aveva stretto il braccio. Per sorreggermi, forse, non lo ricordavo. Però ricordavo benissimo quella sensazione. Il gelo, l'arsura. La bruciatura a forma di mano. La mano di Tore. Il gelo, l'arsura. Tore era l'inferno.
Mi ero fatta prendere in giro come una ragazzina da poco. Era questo il vero obiettivo di Tore, fin dall'inizio. E io gli avevo reso tutto ancora più divertente. Mi coprii il viso, sentendo le lacrime calde che mi bagnavano le guance. Non sapevo neppure perché stessi piangendo ma le lacrime, calde e lente, non volevano smettere di scendere. Non avevo la più pallida idea di che ora fosse. Però la serranda mezza aperta lasciava trasparire un po' di luce, quindi doveva essere già mattina. A che ora ero tornata?
Aprii il rubinetto e lasciai che l'acqua scorresse, prima di schizzarmela in faccia. Ne avevo bisogno. Stavo già meglio o almeno cercavo di illudermi che fosse così. Ero un disastro.
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Il Pezzo Mancante
ParanormalGiulia è una normale diciottenne al suo ultimo anno di liceo quando il suo cammino incrocia quello di Salvatore Esposito (Tore), un ragazzo con un fascino da "bad-boy" sexy ma talmente misterioso ed enigmatico da metterle i brividi. Lei lo aveva già...