Quando arrivai al bar, trovai Tore e Diesel-Juan impegnati in un'animata conversazione, sembrava stessero discutendo per qualcosa, forse litigando. Si puntavano reciprocamente un dito contro e gesticolavano apertamente; Diesel sembrava non approvare un'affermazione di Tore, che continuava a cercare di spiegarsi e, quando entrai, gli sentii dire: «So quello che faccio, non immischiarti in cose che non ti competono.»
Poi Diesel, sul punto di replicare, mi vide arrivare e si zittì di colpo. «Collega!» fece dall'altro lato del bancone, sorridendo.
Mi accorsi che con loro c'era anche una ragazza che avrà avuto sì e no la nostra età, sui diciotto o vent'anni. «Questa è Maria, è una nostra ex compagna di classe.» Mi spiegò.
Maria aveva i capelli neri, gli occhi verdi e la pelle chiara, alta sui uno e settanta e magra con un jeans stretto e maglietta nera attillata che evidenziava il suo bel corpo. Era veramente una bellissima ragazza. Notando che stava seduta molto vicina a Tore mi sentii strana, forse mi dava fastidio, possibile? No, non può darti fastidio. Dopotutto eravamo qualcosa, noi? Non lo avevamo definito, però era diventato così dolce con me, mi aveva anche fatto quella bellissima sorpresa delle altalene. Questo vuol dire che siete qualcosa?, mi fece riflettere la mia fastidiosa mente. Tore era un soggetto pericoloso, per quanto ne sapevo.
Mi avvicinai, stringendole la mano. «Molto piacere, sono Giulia, compagna di classe di Tore e collega di Juan.» Le sorrisi. Aveva un volto molto amichevole, oltre a essere bella sembrava anche molto simpatica. Era un cocktail mortale.
«Piacere mio» disse, ricambiando la stretta.
Passai dall'altro lato del bancone, indossando il grembiule marrone del bar e mi lavai le mani prima di cominciare a litigare col nuovo macina caffè elettrico che il proprietario aveva deciso di farci usare. «Vi preparo un caffè, ragazzi?»
Tore guardò Maria che scosse le spalle, poi disse: «Ok, mettili sul mio conto, D.»
Juan non sembrava essersi del tutto calmato con l'amico, mi sentivo un po' di troppo, si respirava quell'aria densa di tensione e sapevo che era qualcosa che non mi riguardava, una discussione che avevo interrotto, pur essendo costretta a rimanere lì. «Allora» dissi per smorzare un po' la tensione. «Zucchero in questi caffè?»
«Nel mio no, grazie.» fece Maria.
«Ma se lo prendi sempre dolce» obiettò Tore.
«Ho deciso di limitare l'assunzione dello zucchero, sai quanti caffè prendo ogni giorno?»
«Sì» fece lui, «Ti vedo ogni mattina prenderne due prima di uscire di casa, immagino già gli altri.»
Mi ero persa qualcosa, per caso? Erano tipo parenti o qualcosa del genere? Tore mi aveva detto di non vivere con parenti ma di non vivere proprio da solo. Forse viveva tipo in una di quelle case per studenti ed erano coinquilini? Deglutii, sentendomi inspiegabilmente nervosa. Volevo sapere. Da quando ero diventata così? Stupida, è che Tore ti piace più di quanto tu voglia ammettere. Devi allontanarti da lui, prima che diventi insopportabile questa situazione, mi dicevo in mente.
Decisi di mettere una bustina di zucchero con un cucchiaino poggiati sui piattini, per ognuno dei due caffè, così da non avere dubbi. Che scegliessero loro come bere i loro caffè.
«Tore» disse ad un certo punto Maria, dopo aver finito il suo caffè. «Adesso dovremmo andare, si sta facendo tardi.»
Tore guardò l'orologio e sospirò. Mi guardò e fece per dire qualcosa, poi parve cambiare idea e si rivolse in generale sia a me che a Juan. «Ragazzi, ci vediamo dopo, ok?»
«Ciao, Juan» fece Maria, poi si rivolse a me. «È stato un piacere, Giulia»
Le sorrisi perché, nonostante fossi un po' curiosa di capire che relazione avesse con Tore e mi sembrasse strano che fossero così intimamente complici negli sguardi, aveva veramente un'aria simpatica ed ero sincera mentre le dicevo: «Anche per me».
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Il Pezzo Mancante
ParanormalGiulia è una normale diciottenne al suo ultimo anno di liceo quando il suo cammino incrocia quello di Salvatore Esposito (Tore), un ragazzo con un fascino da "bad-boy" sexy ma talmente misterioso ed enigmatico da metterle i brividi. Lei lo aveva già...